mercoledì 22 ottobre 2014

ottobre 2014, Drizzate le antenne: nasce la nuova web radio Slow Food, si parte con il Salone del Gusto a Torino


da poco abbiamo festeggiato il suo centenario,  ma la radio sembra non avere età: nonostante i pronostici pessimistici, è, infatti, uno dei pochi mezzi di comunicazione, dopo internet, che ha visto salire progressivamente il proprio indice di gradimento (circa +15% solo negli ultimi 10 anni) e non sembra dare segni di declino.
Anzi, ha ancora tanto da dire, specie su temi come agricoltura, ambiente e cibo dove spesso l’informazione è approssimativa e poco accessibile. Proprio per questo, Slow Food ha deciso di scommettere sulla radio e fare cultura vera e per tutti, parlando di cibo, tradizioni, gastronomia e musica. È così che nasce la web radio di Slow Food [www.slowfoodradio.com], che inizierà le trasmissioni durante la decima edizione del Salone del Gusto.
A dire il vero, non è la prima volta che la chiocciola si confronta con questo mezzo di comunicazione: all’inizio degli anni Settanta, infatti, fu creata l’emittente Radio Bra Onde Rosse, che rappresentò un punto di riferimento storico e politico, nel panorama culturale italiano. 
Abbiamo messo a confronto presente e passato, facendo quattro chiacchiere con Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità e tra i fondatori della radio braidese, e Luca Morino, futuro responsabile editoriale e conduttore di Slow Food Radio.
Negli anni del pieno monopolio di stato, com’è nata Radio Bra Onde Rosse?
PS: È nata in seno al Circolo culturale Leonardo Cocito e alla rivista In campo rosso, dall’idea di alcuni giovani militanti nella sinistra extraparlamentare. Al tempo, aprire una radio libera o collaborare a una di esse era uno dei pochi modi a disposizione per comunicare e per esprimere liberamente le proprie opinioni.
Oggi, invece, la situazione è ben diversa: che differenza c’è tra una radio libera e una web radio?
LM: Le radio libere degli anni Settanta trasmettevano per la maggior parte a livello locale. C’era voglia di qualcosa di nuovo, rispetto ai programmi di mamma Rai, e c’era bisogno di esprimersi liberamente. Oggi il monopolio non c’è più e, attraverso la radio, possiamo raggiungere non solo la comunità, ma tutto il mondo, proponendo di conseguenza temi di più ampia portata. Il pubblico di riferimento è più vasto: negli ultimi anni l’utilizzo e gli utenti di web radio e piattaforme digitali hanno registrato una grande impennata e l’incremento è destinato a mantenersi nel tempo.
Cosa prevedeva il palinsesto?
PS: La diretta iniziava alle ore 8 con la lettura dei giornali e terminava alle ore 20 con la rassegna musicale. Il palinsesto prevedeva registrazioni di assemblee, consigli comunali o riunioni sindacali, oltre che una programmazione di musica molto all’avanguardia. C’era anche uno spazio dedicato all’intervista del giorno, generalmente fatta a intellettuali, musicisti, giornalisti o scrittori. Tutti si chiederanno quando arrivava il momento enogastronomico: mancavano più di 10 anni alla nascita di Slow Food e, a parte una piccola rubrica dove si davano consigli di cucina, non c’era alcuna attenzione mirata al cibo o, più in generale, ai temi della futura associazione.
E oggi?
LM: La radio sarà internazionale e prevede, fin dall’inizio, una programmazione almeno bilingue, in italiano e inglese. Attraverso il palinsesto, vorremmo dar voce a chi, normalmente, non ha accesso a questo mezzo di comunicazione, nel campo dell’enogastronomia, e in quelli dell’agricoltura, della pesca, dell’allevamento… Senza dimenticare la musica. La programmazione musicale, infatti, cercherà di proporre tutta la musica nazionale e internazionale normalmente snobbata dalle radio “ufficiali”. L’obiettivo è sicuramente di partire dal cibo per parlare di musica e viceversa: non sarà così difficile e lo dimostreremo.
Chi poteva vantare tra i sostenitori?
PS: Avevamo molti sostenitori, specie tra gli intellettuali di sinistra del tempo, nella buona e soprattutto nella cattiva sorte. Quando ci sequestrarono la radio per la seconda volta, grazie al loro sostegno, organizzammo tre mesi di concerti e conferenze a cui parteciparono personaggi del calibro di Dario Fo, Antonello Venditti, Giorgio Gaber, Gianni Vattimo, Alberto Asor Rosa, Nanni Balestrini, Gianni Sassi, Alberto Capatti e molti altri. Le serate ebbero un successo di pubblico senza precedenti.


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