giovedì 4 dicembre 2008

Una bella idea da Maurizio Paolillo

Cava de' Tirreni, 4 dicembre. Il Ri-Sorso alla mostra Ri-Ciclo



RI-CICLO. UNO SGUARDO OLTRE I RIFIUTI

Mostra fotografica con quarantanove opere fotografiche di grande formato e due lastre antisdrucciolo dell’artista Ico Gasparri

Ri-Ciclo. Uno sguardo oltre i rifiuti è una mostra che nasce dall’intuizione di Ico Gasparri, fotografo sociale di professione, dedicata all’interpretazione artistica, attraverso il mezzo fotografico, dei rifiuti differenziati. La mostra presenta 49 opere fotografiche e due lastre antisdrucciolo in alluminio mandorlato con fotografia impressa, sono state scattate principalmente all’interno di impianti di riqualificazione di plastica, alluminio, carta/cartone, legno e vetro di varie aree della Campania, ma anche della Sicilia e del Veneto. E proprio nel segno della continuità e della coerenza, che la mostra viene ospitata a Cava de’Tirreni che, nella raccolta differenziata, è uno tra i comuni più virtuosi d'Italia.
La mostra si svolge nella ristrutturata Galleria Civica d'Arte Santa Maria del Rifugio di Cava de’Tirreni, inaugurata per l’occasione a una nuova vita culturale, dal 14 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009, con inaugurazione il 14 dicembre alle ore 19.
Due edizioni recenti della mostra si sono svolte a Napoli, nelle sale di Santa Maria la Nova, sede della Provincia di Napoli e nel prestigioso Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, luogo per eccellenza di sviluppo ed elaborazione del pensiero contemporaneo internazionale, dove sono state avviate alcune importanti attività di monitoraggio e controllo sul territorio che hanno portato all'esplosione dello scandalo dei rifiuti tossici abbandonati nel sottosuolo della Campania. Le due edizioni hanno ricevuto il patrocinio morale della Provincia di Napoli, del Comune di Napoli e della Regione Campania, facendo si’ che rientrassero tra le iniziative che si schierano contro il “sistema della camorra”.
ico.gasparri@fastwebnet.it www.icogasparri.net

RI-SORSO
l'arte del vino e l'arte del riciclo

Evento abbinato all’inaugurazione della mostra
con degustazione di vini Terra delle Ginestre
Vini nobili da materiali poveri: muffato e botti di castagno

Da un’idea di Maurizio Paolillo, agronomo e cultore delle tradizioni nobili

La tecnologia è l’arte mediante la quale l’uomo ottiene beni destinati a soddisfare i propri bisogni, partendo da materia grezza. È un modo per creare ricchezza, valore aggiunto. E questo vale per tutti i campi, enologia compresa; quando si parte da un’uva apparentemente inutilizzabile per ottenere un vino fine, di pregio, dai profumi e dagli aromi insospettati, il risultato riesce ad essere addirittura sorprendente… Sorprendente come la ricerca artistica di Ico Gasparri mirante a esaltare il comportamento virtuoso dei cittadini e dei comuni che riciclano, come avviene con successo a Cava de' Tirreni, trasformando rifiuti in energia e risorse.

Promessa è un vino muffato, ottenuto da uve Moscato di Terracina colpite dal “marciume nobile”. A provocarlo è un fungo che, in condizioni normali, determina la degradazione totale dell’uva, rendendola inutilizzabile, ma, opportunamente gestito, dà vini dai caratteri assolutamente originali, con profumi di inusuale intensità e gusto lungo e profondo. È alta tecnologia anche l’uso di un vitigno tradizionale poco considerato, da vigne vecchie quasi dimenticate, con l’ausilio di materiali reperiti in loco e comunemente ritenuti inadatti alla vinificazione. È il caso del Lentisco, un bianco da uve Bellone in purezza, antico vitigno autoctono laziale, ottenute da vigneti con oltre mezzo secolo di vita, vinificate in fusti di castagno, per un tempo lunghissimo (fino a 8 mesi). Anche in questo caso il risultato sorprende: un vino dai profumi opulenti di frutta matura e caratteristici sentori di affumicato.

Vini in degustazione:

• Promessa 2006 – Lazio IGT
• Lentisco 2006 – Lazio IGT
Azienda: Terra delle Ginestre
piccola società cooperativa a r. l.
Via Fornello 94 – Spigno Saturnia (LT) – 0771700297
www.terradelleginestre.it - info@terradelleginestre.it
Enologo Maurizio De Simone

Addetto Stampa
Mariella Sportello
349/0876658

mercoledì 3 dicembre 2008

IL LATO SPUMANTE DELLA FALANGHINA


L'ARCANTE ENOTECA & IL RUDERE RISTORANTE

In collaborazione con
Officine Gourmet
presentano


Il lato spumante della Falanghina
&
la cucina di mare di Antonio Lubrano
Una festosa cartolina da Pozzuoli

Venerdì 19 Dicembre ore 20,30

Una cena gourmet per salutare il 2008. Per la prima volta insieme due realtà d’eccezione del panorama enogastronomico flegreo.
Angelo Di Costanzo, Primo Sommelier della Campania 2008 e Patron dell’Enoteca L’Arcante, presenta il lato spumante della Falanghina. Tre interpretazioni diverse del vitigno autoctono più diffuso in Campania raccontate direttamente dai produttori.
In abbinamento un menù della classica tradizione marinara flegrea proposto da Nunzia Andriolo Di Razza e da suo marito Rino con la sapiente realizzazione del giovane house Chef Antonio Lubrano.
Nunzia, Rino e Antonio, come Angelo e Lilly de L’Arcante, hanno scommesso e investito per promuovere la propria terra e lavorano ogni giorno con passione e competenza utilizzando materie prime d’eccellenza.

Una serata effervescente dunque, all’insegna del buon mangiare e del buon bere, circondati da intermezzi di vero “opus reticulatum” caratteristico delle costruzioni flegree del centro storico.


Partecipano:

- Alessandro Palmieri di Feudi di San Gregorio – Dubl Falanghina Spumante Metodo Classico
- Pasquale Massa di Cantine del Mare – Brezza Flegrea Falanghina Spumante Metodo Charmat
- Francois Di Domenico di Cantine Astroni – Astro Falanghina Spumante Brut Metodo Charmat

Si chiude in dolcezza con l’enologo Vincenzo Di Meo de I Vini della Sibilla che presenta il proprio passito di Falanghina.

Qualche anticipazione dallo Chef :

Ricotta e acciughe in tempura di semola e pizzelle di bianchetti…

Il tutto condito da un comune e fondamentale ingrediente:

la passione!

Ticket di partecipazione: €38,00
Sconto Soci Ais e Slow Food 10%

Info e prenotazioni

L’Arcante Enoteca 081.3031039
larcante@libero.it

Ristorante Il Rudere 081.5262943 info@ristoranteilrudere.it

Credits
L’Arcante , www.vinix.it/detail.php?ID=25330
www.ristoranteilrudere.it
www.feudi.it
www.cantinedelmare.it
www.cantineastroni.com
www.leofficinegourmet.it

Ristorante Il Rudere Via Pergolesi 80 Pozzuoli (Na)

12 Dicembre, a cena con la birra artigianale a L'Arcante

L'ARCANTE ENOTECA




Il Venerdì delle grandi bottiglie

I fuoriclasse che fanno la storia del vino in Italia e nel mondo

Venerdì 12 Dicembre ore 20,30

A CENA CON... LA BIRRA ARTIGIANALE

In occasione del Venerdì delle Grandi Bottiglie vogliamo proporvi una idea originale per le vostre prossime cene. Può la birra sostenere un menù degustazione? Certo che sì. Negli ultimi anni i consumi di birra in Italia sono cresciuti a dismisura e soprattutto sono cresciuti nella giusta direzione con uno sviluppo delle birre artigianali non più solo appannaggio dei paesi del famigerato triangolo del Benelux (Belgio, Olanda, Lussemburgo). In Italia sono sorti molti microbirrifici, dal nord al sud e noi vogliamo iniziare un percorso conoscitivo da condividere con voi tutti.

In quest’occasione ospitiamo dalla Puglia

BIRRIFICIO SVEVO

Come sempre uno speciale Menù degustazione in abbinamento con quattro birre Artigianali preparato per l'occasione da Lilly Avallone

Ticket di partecipazione € 38,00.
Sconto soci Ais e Slow Food 10%
Posti Limitati

EVENTO PROMOSSO IN COLLABORAZIONE CON
OFFICINE GOURMET
di Giulia Cannada Bartoli


E' richiesta la prenotazione, impegnativa per tempo allo 081.3031039 oppure a larcante@libero.it . Via Pergolesi, 86/88 Pozzuoli

martedì 2 dicembre 2008

A Milena Pepe il Premio Fondazione Marrama Spazio ai Nuovi Talenti


12 Dicembre 2008, A Milena Pepe, giovane vigneron belga-irpina il Premio Fondazione Marrama. Spazio ai Talenti edizione 2008.

Premio Marrama: spazio ai Talenti. Anche per l'ottava edizione dell'evento che premia le migliori idee d'impresa e della ricerca che danno lustro all'economia del Mezzogiorno, sono stati scelti i vincitori.

Milena Pepe, giovane, appassionata vigneron di origine irpina, nata in Belgio, si aggiudica un posto tra i dieci imprenditori premiati. La cerimonia di premiazione , con la partecipazione del sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino e di Daniele Marrama, avrà luogo venerdì 12 dicembre alle ore 10,00 presso l’Istituto Fondazione Banco Napoli in Via dei Tribunali 213.
Il progetto di Milena, coadiuvata da tutta la famiglia Pepe, nasce nell’areale docg dei vini dell’Irpinia, tra Luogosano, Sant’Angelo all’Esca e Taurasi. Il Cavalier Angelo Pepe, papà di Milena, ristoratore italiano in Belgio, impianta negli anni diversi ettari di vigneto, fino ad arrivare ai 35 ettari odierni che formano la Tenuta del Cavalier Pepe: vigneti di aglianico, coda di volpe, greco e fiano e un ristorante enogastronomico, La Collina, per dar lustro al vino e alle produzioni del territorio.
In poco più di 4 anni, Milena Pepe, studi di enologia e marketing del vino alle spalle, ha imposto, con caparbietà e umiltà, un personale stile ai propri vini, circondandosi di professionalità di grande esperienza, alla ricerca continua di un prodotto di forte identità territoriale e dall’ottimo rapporto prezzo – qualità. Il brand Tenuta del Cavalier Pepe si sta affermando progressivamente sia in Italia che all’estero e viene richiesto anche dall’alta ristorazione.
I dieci imprenditori selezionati vedranno la pubblicazione di un profilo della loro impresa, in un volume della collana editoriale "I Talenti del Mezzogiorno" distribuito in 15 mila copie insieme al quotidiano il Denaro.

Info 081.421900 RSVP

Credits: Tenuta del Cavalier Pepe tel.+39.0827.73766, fax +39.0827.78163, 349.3172480 www.tenutacavalierpepe.it, info@tenutacavalierpepe.it

Ufficio Stampa: Le Officine Gourmet 339.8789602 officinegourmet@gmail.com

lunedì 1 dicembre 2008

a Napoli il 17 dicembre Joaquin Vely, un piccolo grande champagne

A' Taverna do Rè e Le Officine Gourmet

presentano

17 Dicembre 2008
Le bollicine francesi di Joaquin Vely, un piccolo grande champagne


Mercoledì 17 dicembre alle 20,30, evento esclusivo a Taverna Do Rè. Per la prima volta a Napoli si presenta lo Champagne Cuvèe Joaquin – Vely, prodotto da Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay dei vigneti di Ecueil , sulla Montagna di Reims, dipartimento della Marna.
Il vino esprime al meglio il terroir da cui ha origine, Ecueil. L’ impianto prevalente di Pinot Noir regala struttura e, con l'affinamento, colore giallo oro, al naso crosta di pane non completamente lievitato, fiori maturi. Con ingresso elegante, si fa apprezzare per un finale lungo e persistente.
Partecipa alla serata il patron di Joaquin Vely, Raffaele Pagano
Joaquin – Vely: storia recente di una volontà.
Nella mente di Raffaele Pagano, è stata sempre presente, la determinazione a
spingersi oltre i confini nazionali nella produzione di vini.
L'occasione di iniziare a parlare di Champagne arriva per caso nel 2005
quando in un viaggio in Alsazia, Raffaele incontra Jean Marie e Yve Vely, piccoli
vigneron ad Ecueil nel zona della Montagne de Reims in piena area di
allevamento del Pinot Noir, che da anima alle "Bollicine Francesi".
Subito fu intesa, da una parte la spinta a comprendere le assonanze,
non solo fonetiche, tra la Campania e la regione dello Champagne, e nei nuovi
"Amici di Oltralpe" la voglia di aprire nuove strade distributive per i propri vini.
Parte così nel 2005 il progetto di un grande - piccolo Champagne. Dopo attente valutazioni, insieme allo Chef de Cave della Maison Vely-Prodhomme, si capì quale poteva essere la Cuvée migliore.
Nasce la Cuvée Joaquin-Vely, le prime bottiglie arrivano in Italia nel
mese di Novembre 2006 in appena 1200 esemplari, tutti immediatamente venduti,
ad amici ed appassionati. Da allora si continua su questi numeri, privilegiando il
rapporto con "Enoteche e Buona Ristorazione" sicuramente il veicolo migliore
per parlare di un'idea, di un viaggio.

Per l’occasione lo Chef Francesco Parrella ha preparato un menù natalizio dai sapori tradizionali con vaghe e curiose rivisitazioni.

Il menu’

Entreé
Corsivo
Crudo napoletano

Antipasto

Tartarre di pesce bandiera marinato al mandarino
su letto di spinaci freschi

Primo

Paccheri con vongole con scottata di gamberi imperiali

I Secondi

Terrina di insalata di rinforzo all'aceto balsamico
con supreme di baccalà fritto in olio extravergine di oliva

CorsivoInvoltini di anguilla
su vellutata di fagioli a formella …
il cotechino del futuro!

Pre Dessert

Sorpresa natalizia dello chef

Dessert
Finto babà al gusto di panettone su crema di agrumi


Quota di partecipazione € 38,00, sconto soci Ais 10%
Solo su prenotazione 081.5522424, info@atavernadore.it

Credits
www.joaquin-vely.com
www.leofficinegourmet.it

domenica 30 novembre 2008

Impressioni da Rosso Rosso Piedirosso




Piedirosso, il vino della napoletanità, della tradizione e della quotidianità, magari non il vino della festa, ma il vino a cui tutti i napoletani e, piu’ in generale, i campani sono profondamente legati. Le origini del piedirosso non sono facili da identificare, è un vitigno conosciuto dai contadini e deve il suo nome alla colorazione rossa del raspo, che a maturazione ormai prossima, ricorda la zampa di un piccione (pere e’palummo) e sono antichissime, il piedirosso era già noto ai tempi della Campania Felix di Orazio e lo ritroviamo anche nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, citato col nome di uva colombina.
Vitigno autoctono campano, o meglio partenopeo, dal momento che è maggiormente diffuso nelle aree vulcaniche della provincia del napoletano.
Altre espressioni di Piedirosso si ritrovano nel Sannio beneventano e sul Taburno, con caratteristiche organolettiche diverse dal Piedirosso dei Campi Flegrei e dell’ isola d’Ischia. Intanto, non è sempre facile trovare il piedirosso vinificato in purezza, spesso si accompagna a piccole percentuali di uve locali come, il guarnaccino ad Ischia e l’uva marsigliese nei Campi Flegrei e la barbera (quella beneventana) nel Sannio.

Ne abbiamo parlato a Rosso, Rosso, Rosso Piedirosso alla Fabbrica dei Sapori di Cosimo Mogavero a Battipaglia. La degustazione, abbinata a piatti di noti chef campani, è stata la prima occasione in assoluto per un positivo e aperto confronto tra produttori, sommelier, ristoratori, enologi, giornalisti ed appassionati che si sono alternati in un vivace brain storming di proposte, pareri e suggerimenti, senza timore di rivelare pratiche di vigna o cantina, consapevoli che l’esperienza comune è un tesoro del quale l’intero territorio deve beneficiare. Il pubblico in sala ha affermato di ritrovare finalmente una nota riconoscibile nel piedirosso e una qualità media elevata. Non da ultimo il generale buon rapporto prezzo-qualità conferisce a questo vino un marcia in piu’ per poter essere spinto sui mercati assurgendo a dignità territoriale propria.
Il piedirosso non è, e non deve essere considerato, il fratello “scemo” dell’aglianico. E’ invece un vino con precise caratteristiche ampelografiche e sensoriali. Sta ai produttori ed agli addetti di settore lavorare per tracciarne un profilo in qualche modo comune che ne delinei la cd. tipicità. I marcatori sensoriali del piedirosso sono tipicamente aromi secondari, il fruttato di piccole bacche rosse e il floreale del geranio e della rosa, sorretti dalla vinosità e da quella nota vegetale che potrebbe far pensare al cabernet franc, in evoluzione possiamo ravvisare qualche nota appena speziata ed eterea. Al gusto è un vino dai tannini non assenti, né diluiti, semplicemente piu’ lievi ed eleganti, bilanciati in genere da buona freschezza e sapidità. Riguardo la vinificazione sono emersi alcuni spunti interessanti: il piedirosso non è un vitigno da vinificare in maniera esasperata, matura abbastanza precocemente e va lasciato intatto per far si che esprima profondamente il territorio e i diversi microclimi. I campioni assaggiati ieri hanno dato bella prova di questa diversità, sei piccoli cru che stanno andando, a diversi livelli, in direzione della tanto agognata specializzazione del vigneto. I vini di Agnanum, La Sibilla, Astroni, Grotta del Sole, Contrada Salandra e Colle Spadaro hanno espresso micro diversità sensoriali (concentrazione del colore, freschezza, spessore dei tannini, complessità gusto olfattiva e persistenza aromatica) dovute alle diverse zone ed esposizioni dei rispettivi vigneti, ai diversi sistemi di conduzione della vigna, alla vinificazione in purezza o con piccola percentuale di vitigni minori. Tutti si sono presentati in buon equilibrio. La degustazione è stata presentata da Ciro Cenatiempo scrittore e giornalista e da Tommaso Luongo, Delegato Ais di Napoli. Angelo di Costanzo primo Sommelier della Campania 2008 e profondo conoscitore delle vigne di questo bacino dove l’influenza vulcanica e quella del mare lasciano fortissime tracce sensoriali in termini di freschezza, sapidità e mineralità, ha guidato con grande passione e competenza la degustazione. Abbiamo degustato i vini a 14°, la temperatura ideale per il Piedirosso dice Angelo.
Il piedirosso è un vitigno delicato e difficile da quale non si possono pretendere alte rese. Tutti e sei i produttori presenti hanno dichiarato di lavorare su rese molto basse. Col piedirosso non ci si arricchisce, ma certamente, lavorando tutti assieme, si potrà contribuire alla salvaguardia e alla promozione di uno dei vitigni a bacca rossa piu’ amati dai campani.
Abbiamo assaggiato, tranne in due casi ( Agnanum e Contrada Salandra), vini del 2007. La differenza d’ annata si è sentita perché il piedirosso è un vino al quale l’affinamento in bottiglia fa bene, pochi mesi in più fanno miracoli per eleganza e profumi. Qualcuno ha suggerito, compatibilmente con le richieste e i tempi del mercato, di aspettare qualche mese in più prima dell’immissione al consumo. La veste cromatica del piedirosso varia dal rosso rubino di partenza con tendenza al porpora e, in qualche caso, al granato. Per due dei campioni in degustazione, Contrada Salandra e Colle Spadaro, entrambi piedirosso 100%, abbiamo notato un elegante trasparenza che potrebbe essere la “nuova” via del piedirosso.

Il piedirosso è un vino jolly per la tavola campana, si presta a molti abbinamenti, grazie alla struttura non eccessiva, alla bevibilità e alla freschezza, è l’ideale per tutta la cucina di mare del sud, per i piatti a base di ortaggi della tradizione napoletana, per i primi piatti al sugo di pomodoro, pollo e coniglio alla cacciatora e qualche formaggio fresco.

L’abbiamo abbinato alla straordinaria minestra di pasta mista con patatae e crostacei di Gennarino Esposito, alle bruschette di mare di Luigi di Lauro da Pollica e, abbinamento del cuore, alla pizza con provola e friarielli del patron Cosimo Mogavero. Durante tutta la serata chef ai fornelli e collegamento in diretta su sky 849, un’infaticabile Pignataro ha intervistato chef, produttori, enologi, sommelier e giornalisti.

Giulia Cannada Bartoli

Agropoli, Venerdì 5 dicembre Cucinare con i ceci e Guida ai vini della Provincia di Salerno