venerdì 10 dicembre 2010

Cucina tipica da Vittorio, fortezza contro l’omologazione da cinquant’anni nel quartiere della Napoli operaia


a dx Vittorio Correale titolare e cuoco e Antonio Ziccardi il fact totum
Cucina da Vittorio
Via Diocleziano 67, (all’incrocio con viale Cavalleggeri)
Napoli
, Tel. 0817626129
Aperto:Lun – Sab:9.00 16,00/19,00 – 23,00
Chiuso: domenica

Ferie: due settimane in agosto

Via Diocleziano si trova ai confini tra Bagnoli e Fuorigrotta, una volta quartieri distinti,  oggi entrambi parte della a decima municipalità del Comune di  Napoli. Ci troviamo in una zona a vocazione fortemente operaia e popolare. All’ angolo tra Via Diocleziano e Via Cavalleggeri d’Aosta, c’è una delle prime stazioni della metropolitana di Napoli, infatti,  nel Settembre 1925 viene inaugurato il passante ferroviario, su cui viene istituito il servizio metropolitano; nel 1927 vengono aggiunte le stazioni Bagnoli-Agnano Terme e Gianturco; Chiaia viene ribattezzata Mergellina; Fuorigrotta viene ribattezzata Campi Flegrei, nel 1929 si aggiunge la stazione Piazza Leopardi e nel 1957 viene aggiunta la stazione Cavalleggeri Aosta, grazie al notevole sviluppo urbanistico del quartiere  Fuorigrotta. Qui, al numero 67,  si trova dal 1965 la trattoria, o meglio la piccola Cucina Tipica di Vittorio Correale. Questo cognome ha origine antiche, risale almeno al X secolo nel periodo del ducato bizantino, dove “l’ordo curialum” era una corporazione di professionisti con potere certificatorio nella redazione di atti pubblici e privati.
Via Diocleziano com'era
Avrete ormai intuito a vostre spese quanto  sia attaccata alla mia città e quanto sia importante per me raccontarne la storia così diversa da quartiere a quartiere. Andare in giro per Napoli alla ricerca di questi luoghi della tradizione e della memoria significa anche ricostruirne indirettamente gli accadimenti e le evoluzioni/involuzioni.  Per questo motivo vi riporto per un attimo alla storia di Fuorigrotta che ha un’ influenza fondamentale sul futuro sviluppo socio- urbanistico della zona. A pochi passi da via Diocleziano, in direzione di Piazzale Tecchio, sorge il monumentale complesso della Mostra d’Oltremare, ideata nel 1937, dal regime fascista, come Triennale d’Oltremare per ospitare una manifestazione celebrativa dell’espansione politico- economica dell’Italia nelle colonie d’oltremare. Il progetto, in questo modo, si poneva storicamente nell’ambito del più ampio programma per il rilancio della città che Mussolini aveva enunciato sotto lo slogan “Napoli deve vivere” ed aveva articolato nei famosi 5 punti elencati ai cittadini napoletani nel 1931: “Agricoltura, Navigazione, Industria, Artigianato, Turismo”.
la Mostra d'Oltremare
Inevitabilmente, la costruzione della Mostra influenzò tutto l’ambiente urbano circostante, che, se subì la demolizione dell’antico casale agricolo di Fuorigrotta, vide però la realizzazione di un vero e proprio centro direzionale e residenziale, il cui fulcro diventava il moderno Viale Augusto, asse viario a due carreggiate separate da una larga aiuola centrale con palme e pini, strada dall’andamento leggermente ed impercettibilmente curvo, idonea a condurre fino al piazzale d’ingresso alla Mostra. Potremmo dire che la storia si ripete, già dagli anni del regime, l’Agricoltura viene sacrificata allo sviluppo urbano:). Inaugurata ufficialmente il 9 maggio 1940, dall’on. Vincenzo Tecchio, allora presidente della Mostra ed alla presenza di Vittorio Emanuele III, la I Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare terminò appena un mese dopo, a causa dell’inizio della II guerra mondiale e dei bombardamenti che la colpirono. Tale imprevisto evento determinò la totale chiusura dell’area, che fu lasciata in totale stato di abbandono anche alla fine del conflitto, a causa di motivi economici ma, anche di tipo ideologico. Nel 1940, su progetto dell’architetto Giulio De Luca, fu costruita e inaugurata la Funivia che da Capo Posillipo portava alla Mostra d’ Oltremare per un percorso di circa 1700 metri( qui il video originale dell’istituto  Luce). Il percorso durò appena un anno, fu chiuso per la guerra e riaperto solo nel 1952, per essere chiuso definitivamente nel 1961. Ancora oggi, proprio nei pressi della Cucina Tipica di Vittorio Correale,  ci sono ancora  due piloni. Le campagne che allora si potevano ammirare durante il percorso, sono oggi affollati quartieri residenziali. Una delle 2 cabine è ancora visibile nella stazione inferiore di Fuorigrotta, trasformata in un negozio di fiori, mentre la stazione superiore di Posillipo è diventata un bar panoramico.
la Funivia da Capo Posillipo alla Mostra d'Oltremare
Il quartiere di Fuorigrotta, che è anche sede di un importante mercato rionale, meta di residenti, ristoratori e turisti, deve il nome alla sua posizione “al di fuori della grotta”, in riferimento al fatto che, sin dall’epoca romana, è collegata da una o più grotte al rione di Mergellina. La prima grotta, realizzata in epoca romana, è la Crypta Neapolitana, ancora visitabile nei tratti più esterni, ma non più percorribile per motivi di sicurezza, che collega Fuorigrotta con Piedigrotta,  nei pressi della (presunta) tomba di Virgilio.
la crypta neapolitana com'era
Attualmente sono invece utilizzate la galleria Laziale ed il tunnel delle IV Giornate. Fino all’epoca fascista è stato un quartiere schiettamente agricolo, in quel periodo furono effettuati notevoli interventi urbanistici che rivoluzionarono l’assetto del quartiere. A tale epoca risale gran parte della toponomastica delle strade e dei vialoni del quartiere dedicati a personaggi dell’antica Roma, via Giulio Cesare, via Caio Duilio e Via Diocleziano. E’ soprattutto nel periodo del boom economico che l’area divenne oggetto di un notevolissimo insediamento edilizio, a scapito delle residue masserie esistenti, facendo del quartiere una delle aree più densamente popolate e  urbanisticamente più anonime della città di Napoli.
Tunnel laziale
Il quartiere deve la sua “fama” oltre alla presenza dello stadio di calcio, a ragioni storico- sociologiche ben più rilevanti: la nascita, la vita e la morte dell’Italsider, il complesso siderurgico che, pur occupando circa 8.800 persone nel periodo di massima produzione negli anni ’60, arriva alla chiusura definitiva agli inizi degli anni ’90, lasciando dietro di sé, disoccupazione, mostri di archeologia industriale dall’incerto futuro, veleni con effetti micidiali e amianto nascosto da prati artificiali.
l'Italsider funzionante fino agli anni '90
Il processo di dismissione degli impianti è mirabilmente narrato dal giornalista e scrittore Ermanno Rea nell’omonimo romanzo “La Dismissione”, dove il protagonista, è un ex operaio divenuto tecnico e incaricato dello smantellamento dell’acciaieria Ilva di Napoli, che sarà venduta ai cinesi, costituendo l’eliminazione di uno strumento economico importante per gli abitanti di Bagnoli. La dismissione dell’Ilva è metafora anche della fine di una fase della modernità caratterizzata dall’identità data dall’ideologia politica, dalla solidarietà sociale, dalla fedeltà al lavoro e alla legalità.
gli operai in lotta contro la chiusura
In breve, dopo la ristrutturazione, invece di svilupparsi nelle direzioni previste, per influenza degli interessi economici, malavitosi e politici, per debolezza dei sindacati, e non solo per crisi economica, la fabbrica venne chiusa proprio quando doveva espandersi.
Ermanno Rea - La Dismissione
Ne conseguirono livelli alti di disoccupazione e la  trasformazione da quartiere operaio “felice”, in zona di degrado, a causa delle infiltrazioni dei clan criminali, per la prima volta, il più tranquillo quartiere di Napoli vide in faccia il delitto e apprese che cosa è una vendetta,  perché,  una volta che si è permesso di chiudere la fabbrica con la sua cultura del lavoro legale, la camorra si sostituisce e crea lavoro illegale e alti guadagni, inquinando tutto il territorio. Di buono restano il Circolo Italsider- Ilva, leggendario presidio di operai dell’immensa fabbrica dove nacque, crebbe e morì la classe operaia napoletana. Cento anni dopo, lo storico gruppo – che è sopravvissuto alla dismissione vive grazie ai circa duemila soci, per lo più ex “caschi gialli” che si ritrovano davanti al mare di Nisida e la Città della Scienza, da anni fiore all’occhiello della comunità scientifica e del turismo in città, che oggi rischia la chiusura , anche qui la storia si ripete.
La Città della Scienza
Completato il quadro socio – culturale di uno dei quartieri più popolosi di Napoli, passo finalmente a raccontarvi di Vittorio Correale, cuoco  equilibrista che si districa in una cucina di un paio di metri quadri con annessa saletta in via Diocleziano. Figlio d’arte, Vittorio è innamorato della cucina da quando era ragazzino e già spentolava nella Cucina – Gastronomia dei genitori in via Nuova Pizzofalcone nelle vicinanze di Piazza del Plebiscito.
Vittorio ai fornelli
Il locale è minuscolo, lo stesso da quasi cinquant’anni. Vittorio è un “giovinotto” sempre sorridente, occhi di chi l’esperienza l’ha fatta in strada, spiritoso e discreto allo stesso tempo, sa quando deve parlare e quando no. Ha cominciato con la mescita di vino e un tavolino, oggi la saletta ha sei tavoli incastrati tra un banco salumeria e un frigo professionale, tavoli in legno e sedie impagliate, stampe in bianco e nero di Napoli com’era, immancabile la foto del Principe de Curtis, Totò.
l'ingresso della Cucina di Vittorio
I posti si occupano rapidamente, comincia un’ordinato caos, tra comande ai tavoli, ordinazioni da asporto e “marenne” (colazioni) con il cucinato. Alle mie spalle due signore “bene” mangiano con gran gusto salsicce e polpette del ragù con peperoncini verdi e melanzane a funghetto.
la saletta
Mi giro e vedo una nuvola fumante, abbasso lo sguardo: due enormi polpi appena usciti dalla pentola, sono lì a raffreddarsi prima di finire in insalata.
pronti per finire in insalata, o per i napoletani" me pari 'nu purp' allesso:)"
Due minuti dopo, Antonio, aiuto di sala e fac totum, qui da oltre vent’anni, tira fuori una pirofila di stocco, per l’esattezza “coronello” da fare in bianco con olio e olive.
Stocco in bianco con le olive
Il menù del giorno è segnato in bellavista su una deliziosa lavagna verde: pasta e fagioli, o, zuppa di fagioli, spaghetti con soffritto, gnocchi alla sorrentina, fettuccine al ragù, pasta al forno alla siciliana.
la lavagna con il menù, se qualcosa finisce si cancella
Durante la settimana si alternano le minestre con i legumi, pasta e cavoli, pasta e zucca, il ragù, la genovese, il gattò di patate. Per  i secondi la lavagna recita: stocco in bianco con le olive, alto almeno dieci cm,  baccalà fritto, calamari e alici fritte,
biondi e croccanti calamari fritti
polpo all’insalata, bistecca e salsiccia alla griglia, polpette, salsicce e tracchie del ragu’, cotoletta impanata e fritta, petto di pollo alla griglia, fegato con cipolla, caprese, prosciutto crudo e mozzarella.
il fegato con cipolla, un must per i veri napoletani
I contorni sono quelli classici della tradizione: friarielli dall’aspetto molto invitante, melanzane a funghetto, peperoncini fritti, zucchine alla scapece, broccoli, finocchi crudi olio e sale,  carote ed insalata. Ovviamente, ci tiene a specificare Vittorio, ci sono sempre le patate tagliate e fritte al momento, e nella rotazione dei contorni, compare sempre la parmigiana di melanzane.
Friarielli arraggiati soffriggono sul fuoco
La clientela mi sembra composta da habituè, molto mista, professionisti, operai, studenti, casalinghe, anziani che non hanno voglia di mangiare a casa da soli e poi i clienti fissi periodici, come una coppia di australiani che ritorna a Napoli ogni tre, quattro anni e la prima tappa è da Vittorio. Antonio prende le ordinazioni a voce, o, molto più spesso, i clienti entrano direttamente in cucina e si consigliano con Vittorio per la scelta. Tutto si svolge molto ordinatamente, quasi non sembra di essere a Napoli, non c’è chiasso, nessuno parla ad lata voce ai tavoli, eppure siamo in un quartiere popolare, sarà che tutti si adeguano al modo di fare di Vittorio “ Signori si nasce e io lo nacqui”. Antonio vola tra la cucina e i tavoli e contemporaneamente trova il tempo per incartare “le marenne” nella tradizionale carta gialla da salumiere.
" a marenna": palatoncino con salsicce alla griglia e melanzane sottolio
E’ vero, qui in un paio d’ore si ha il tempo per veder sfilare un corposo campionario di varia umanità: dalle signore”bene”, al professionista che legge il giornale, la coppia di mezz’età che discute di fatti domestici, gli amici in pensione che vengono per il gusto di chiacchierare e mangiar bene spendendo poco, il pensionato solo che siede tutti i giorni allo stesso tavolo da trent’anni, con la sua bottiglia di vino a consumo, come fosse in pensione, silenzioso, ogni tanto qualche battuta con Vittorio: “ mi vuoi portare il limoncello o no? è la terza volta che te lo dico, nun ce vengo cchiù”. Sistematicamente il giorno dopo alle 12 è già lì. La mia usuale curiosità per la provenienza delle materie prime qui è subito appagata, siamo in una zona popolare dove c’è solo l’imbarazzo della scelta tre i mercati rionali: Cavalleggeri d’Aosta, Fuorigrotta e Bagnoli. Il baccalà invece arriva direttamente dall’importatore che lo acquista in Norvegia, il pane da Frattamaggiore e la mozzarella di bufala da Casapesenna nell’agro aversano.
il baccalà norvegese
La passione per la cucina è  decisamente di famiglia, anche la sorella di Vittorio gestisce una piccola trattoria di fronte all’Ospedale Vecchio Pellegrini, nel cuore della Pignasecca, da oltre 50 anni. Il pranzo si conclude con una fresca e croccante mela annurca, la “mala orcola”. Il quid? Primo, secondo, contorno, pane e degnissimo vino della casa fatto dal fratello di Raffaele a San Giuseppe Vesuviano, 17 – 18 euro, porzioni pantagrueliche, qualità delle materie primme ottima. Per il caffè c’è il bar di fronte o, se avete tempo e anche voglia di dolce, la pasticceria San Domingo in Viale Campi Flegrei a Bagnoli. L’età di Vittorio è indefinibile, faccio due conti: credo di non andare troppo lontana dalla verità se dico che quest’esile signore dai capelli grigi e dal sorriso accennato, spentola dalla mattina alla sera senza stancarsi da circa 50 anni, il segreto? Si diverte come un pazzo. Una curiosità: “Vittorio, ma non vedo donne in questa cucina”…”Signò, ma vuie avite visto comme stamm’ ‘cca dint’? ‘Na femmena nun po’ sta ‘ccà”… e sorride ammiccante:)
le tentazioni, int' 'o stritt' :)
di Giulia Cannada Bartoli

giovedì 9 dicembre 2010

11 dicembre Cantine Astroni: ASTRO X ASTRI


Astro X Astri

UNDICI DICEMBRE DUEMILADIECI

Undici artisti x undici etichette uniche. Undici opere dedicate ad un progetto leggero e frizzante. L’arte di napoli incontra la produzione tipica delle vigne dei campi flegrei. Omaggio ad uno spumante italiano, a uno spumante campano: la falanghina. L’idea e’ stata quella di far decorare la nuova bottiglia magnum chiamata astro ad alcuni tra i piu’ interessanti artisti/designer/fotografi dlla citta’. Un progetto che unisce i lavori di Gianni Abbamondi -Marco Abbamondi-Almaroca-Maurizio Bonolis-Riccardo
Conte-Carmine dello Joio-Loredana Mariani-Schatzy Mosca-Gloria
Pastore-Alessandra Rinaldi-Marco Salerno
. Ognuno ha usato un materiale diverso. Dal tessuto alla carta fotografica, al metallo.
Le opere dilatano il solito spazio di una etichetta. Lo stile è personale.
Undici interpretazioni decise e differenti daranno corpo ad una collezione
variegata. L'unicità e la personalità allargano lo spazio:ogni artista è presente con il proprio mondo.
L' ARTE PASSERA' DI MANO IN MANO DI BOCCA IN BOCCA 
NON SOLO L' OCCHIO AVRA' LA SUA PARTE. E' QUELLO CHE  VOGLIAMO

Sabinalbano Modart gallery – vico del Vasto a Chiaia 52
INFO: 081/421716- 3488030029
sabinalbano@yahoo.it

15 dicembre TERRA MADRE DAY CON TENUTA SPADA ALL' AGRITURISMO I CAPRIOLI DI CASAGIOVE


            15 DICEMBRE TERRA MADRE DAY

La Tenuta Adolfo Spada di Galluccio (Caserta) presenta agli amici della Condotta Slow Food di Caserta guidata da Sabatino Santacroce, in occasione di Terra Madre Day, i suoi vini.
L'appuntamento è per la sera di mercoledi’ 15 prossimo (alle ore 20,30) presso l’Agriturismo “I Caprioli” sito in Casagiove (Caserta) in via Case Sparse.
Anche quest’anno, infatti, per la seconda edizione, si realizza in tutto il mondo (120 paesi) il TERRA MADRE DAY, evento organizzato dai convivium e condotte Slow-Food, per celebrare la diversita’ alimentare e proclamare il diritto a un cibo buono,pulito e giusto. Tale evento serve soprattutto per sostenere contadini, allevatori e produttori di piccola scala ed economie locali dei paesi piu’ poveri, con l’obiettivo di rafforzare la rete di TERRA MADRE e realizzare il progetto di MILLE ORTI IN AFRICA. La Condotta di Slow-Food Caserta sostiene questo progetto, destinando una quota parte del ricavato della serata, caratterizzata dalla partecipazione attiva di alcuni soci(cuochi occasionali) e ristoratori nella realizzazione del menu’, con valutazione finale e premio ad hoc, ed un brindisi per il nuovo anno.
L'azienda di Ernesto e Vincenzo Spada, che quest'anno si è aggiudicata La Bottiglia Slow Food per la qualità della sua produzione, nell’ambito di Slow Wine 2011, è Socia Slow Food e aderisce alla Condotta Slow Food Massico e Roccamonfina.
IL MENU' DEL 15 DICEMBRE 2010
Antipasti: Agriturismo “I Caprioli”
Primi Piatti: Ceci e Moscardini (Michele Amoruso); Genovese Napoletana (Eugenia D’Angelo)
Secondo Piatto: Tiella di baccala’(Hosteria “ Vintage e Cucina”di Aversa)
Dessert: “Sorpresa”(Pina e Giovanni Landi).
I vini delle Tenuta Adolfo Spada in abbinamento.
Il costo dell’iniziativa e’ di euro 25,00 per socio ed allo stesso prezzo un accompagnatore. Euro 28,00 per i non soci. Info e prenotazioni (Fiduciario Sabatino Santacroce: 0823/305970 - 0823/354063 - 3384992867.

martedì 7 dicembre 2010

"A TAVOLA CON GLI CHEF" IL NUOVO FORMAT DELLA GIORNALISTA ANTONELLA PETITTI


            


Antonella Petitti
“A tavola con gli chef”

Un ritratto della Campania gastronomica
attraverso i suoi ambasciatori

14 dicembre 2010, ore 18
Forte La Carnale – SALERNO

Si chiama “A tavola con gli chef” il nuovo progetto editoriale multimediale firmato dalla giornalista Antonella Petitti e realizzato grazie al coordinamento dell’agenzia di comunicazione Karmastudio e da Bluzz.it.
Si tratta di una “fotografia” della cucina campana ottenuta con la preziosa collaborazione di 7 chef, 1 pizzaiolo, 8 sommelier ed una degustatrice di olio di oliva. 256 pagine per 108 ricette frutto della tradizione campana ma non schiave della stessa, difatti gli chef Mario Avallone, Marco De Luca, Teresa Di Napoli, Antonella Iandolo, Giuseppe Iannotti, Rosanna Marziale, Giovanna Voria ed il pizzaiolo Cosimo Mogavero hanno raccontato la propria cucina in questo preciso “momento storico”.
Questa la squadra dei sommelier campani: per l’AIS, Roberto Adduono, Giancarlo Marena, Nevio Toti, Franco De Luca, per la FISAR, Giovanni Calò, Carlo Iacone, Alberto Giannattasio e Gerardo Perillo. Mentre ad occuparsi degli abbinamenti con l’olio extravergine di oliva è stata Irma Brizi, assaggiatrice esperta iscritta all’Albo della Regione Lazio.

Divenuto anche un libro in carta ed inchiostro, “A tavola con gli chef” nasce come applicazione per I-Phone e Smart-phone. Una risposta all’accelerazione di domanda nel settore gastronomico da parte del web e dei nuovi media, dunque un lavoro che sia a metà strada tra un progetto documentale ed una raccolta di ricette, che possa entrare nelle librerie reali e virtuali di appassionati ed intenditori.
Ricette da rifare o da scegliere per il proprio tour enogastronomico, un modo inusuale di conoscere un territorio ed i protagonisti della sua cucina.
Un forte ringraziamento và reso al Gruppo SISA ed al Pastificio Artigianale Leonessa che supporteranno l’organizzazione nella distribuzione sul territorio nazionale.
Il libro potrà essere ordinato on-line all’indirizzo www.bluzz.it/degusta, mentre l’applicazione sarà scaricabile sull’APPSTORE di Apple a partire dal giorno di Natale.

A fare da file rouge della presentazione un vivace ed informale dibattito tra gli intervenuti su: “Le cucine campane…dalle idee ai fatti – Le esperienze degli chef e degli addetti ai lavori”.
Alla presentazione prenderanno parte oltre a tutti i protagonisti:
-          lo chef Alfonso Iaccarino;
-          Alfonso Cioffi per Karmastudio;
-          Pietro Carratù per Bluzz.it;

Ad accompagnare la presentazione una degustazione di vini campani realizzata grazie alla collaborazione della FISAR Salerno e delle aziende: Azienda Agricola Galardi, Cantine Barone, Casa di Baal, Cantine Iannella, Coste di Tufo, Feudi di San Gregorio, La Molara, Le Vigne di Raito, Tenute del Fasanella e Antica Distilleria Russo.

NOTA COPERTINA
Dedicare del tempo a ciò che mangiamo è sempre più un imperativo, una necessità. Il cibo è identità, il cibo è stile di vita, ma soprattutto salute. Tutte buone ragioni per avvicinarsi ad esso e dunque alla cucina, conoscendone prodotti, ricette ed attori.
In questo primo volume della Collana DeGusta la giornalista Antonella Petitti ci conduce in Campania, in quella Terra Felix dove in tavola trionfano profumi, colori e sapori intensi. Dalla mozzarella di bufala al pesce, dalle verdure alla pasta, la cucina campana viene fotografata non attraverso le ricette “classiche” ma con quelle che vengono servite tutti i giorni nei ristoranti più amati.
Così 7 chef, un pizzaiolo, 8 sommelier ed un’assaggiatrice di olio di oliva, hanno lavorato assieme ad un libro di ricette che racconta anche delle persone, di un’opera che riflette assieme ad un maestro come Alfonso Iaccarino e che ci guida sia in cucina che alla scelta dei piatti da gustare nei vari ristoranti.
Un libro che vi accompagnerà, insomma, alla scoperta di una “fotografia” attuale della cucina campana. Conoscere significa saper discernere, poter scegliere…
“A tavola con gli chef” è come un piccolo viaggio virtuale nei territori, nelle cucine, nelle vite di chi col cibo…ci parla, ci vive, ci lavora.

NOTA SULL’AUTRICE
ANTONELLA PETITTI giornalista free-lance, scrittrice e conduttrice è impegnata da anni nei settori dell’enogastronomia, dell’agricoltura, dell’ambiente e del turismo. Laureata in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Salerno, si specializza sul campo in marketing territoriale e turistico e collabora all’organizzazione di manifestazioni culturali.
Dal 2004 si occupa di ideare e realizzare documentari e format televisivi settoriali, in onda su reti locali e canali di Sky, mentre diverse sono le collaborazioni con riviste ed emittenti radiofoniche.
Dal 2009 la giornalista dalla “coscienza verde” è direttore del quotidiano on-line www.rosmarinonews.it e responsabile della Comunicazione nel settore agro-alimentare per il marchio Consenso Wine.
Da sempre appassionata anche di viaggi e di poesia, ha contribuito a realizzare alcuni libri di racconti e nel 2008 ha pubblicato una raccolta di poesie e brani “Il vento…e il retro della bilancia” (Edizioni Dell’Ippogrifo).

Salerno, 4 dicembre 2010

Ufficio Stampa a cura della redazione di Rosmarinonews.it
redazione@rosmarinonews.it

Per informazioni e/o interviste:
Antonella Petitti
338.1916118
direttore@rosmarinonews.it

Per approfondimenti:
www.bluzz.it