venerdì 13 febbraio 2009

VINO DOPO VINO TUTTA LA CAMPANIA NEL BICCHIERE








Vino dopo vino, tutta la Campania nel bicchiere








Tutto quel che c'è da scoprire e da sapere da Roccamonfina al Cilento: un'opera di ricognizione senza precedenti con schede sulle aziende e indicazioni di degustazione. Le storie dei produttori e dei vini, il cambiamento della campagna dall'Irpinia al Sannio, le radici antiche di Ischia, del Falerno e del Vesuvio.

5 guide, una per provincia

840 pagine

344 aziende

2350 etichette

Tutti i disciplinari

Le enoteche e i wine bar più importanti

I ristoranti e le trattorie segnalati nelle guide

Le storie dei produttori, l'analisi delle province attraverso le docg, le doc e le igt

I vini del cuore per non dimenticare

I vini a Cinque stelle per bere bene

Tutti i segreti di una regione solare e misteriosa, conosciuta e da esplorare

Un lavoro realizzato da una squadra di professionisti collaudata e affiatata in molti anni di lavoro e di ricerca sul campo: Francesco Aiello, Giulia Cannada Bartoli, Nadia Bortone, Pasquale Carlo, Ciro Cenatiempo, Maristella Di Martino



Ciascuna guida può essere acquistata separatamente. Irpinia, Sannio, Napoli e Caserta a 10 euro, quella di Salerno a 8 euro

Edizioni dell'Ippogrifo
info@edizionidell'ippogrifo.it
347.0503455
081.5177000

mercoledì 11 febbraio 2009

l Venerdì delle grandi bottiglie I fuoriclasse che fanno la storia del vino in Italia e nel mondo


L'ARCANTE ENOTECA
Via Pergolesi, 86/88 Pozzuoli
tel. 081 3031039

SALA DEGUSTAZIONE
Il Venerdì delle grandi bottiglie I fuoriclasse che fanno la storia del vino in Italia e nel mondo Venerdì 13 Febbario ore 20,30 L'ALTRO AGLIANICO DAY 2


Per proseguire in questo percorso conoscitivo di questo meraviglioso principe del sud, appuntamento con TABURNO - SANNIO - BENEVENTANO. la storia, l'evoluzione, i migliori interpreti, i terroirs, la sua capacità di invecchiare e soprattutto di rinnovarsi nel tempo. L'Aglianico è un vitigno antichissimo, probabilmente originario della Grecia e introdotto in Italia intorno al VII-VI secolo a.C. La sua lunga storia è anche certificata da resti di un torchio di epoca romana ritrovati nella zona di Rionero in Vulture, provincia di Potenza. Non ci sono certezze sulle origini del nome, che potrebbero risalire all'antica città di Elea (Eleanico), sulla costa tirrenica della Lucania, o essere più semplicemente una storpiatura della parola Ellenico. Di Orazio diverse testimonianze storiche che tuttavia non hanno mai chiarito del tutto l'evoluzione dell'etimo Aglianico arrivatoci con questa fonetica probabilmente durante la dominazione aragonese nel corso del XV secoloa (la doppia l si pronuncia gli nell'uso fonetico spagnolo). IN DEGUSTAZIONE 4 VINI, TRA I PIU' PRESTIGIOSI E TRADIZIONALI DELL'AREALE TABURNO - SANNIO BENEVENTANO, SERVITI COPERTI PER RENDERE ANCORA PIU' ENTUSIASMANTE L'APPROCCIO ALLA DEGUSTAZIONE. Come sempre uno speciale Menù degustazione in abbinamento preparato per l'occasione da Lilly Avallone. Ticket di partecipazione € 38,00. Sconto soci Ais e Slow Food 10% Posti Limitati

E' richiesta la prenotazione, impegnativa per tempo allo ( 081.3031039 oppure a larcante@libero.it .Se dovessero intervenire eventuali variazioni saranno comunicate per tempo dall'organizzazione.

IL PALLAGRELLO CHE NON TI ASPETTI

Assaggiato il 6 febbraio all'Enoteca la Botte di Enzo Marco Ricciardi in occasione della presentazione della guida ai vini della provincia di Caserta di Luciano Pignataro e Maristella di Martino


Per me il vino top della serata. La scheda è stata pubblicata sul sito di Luciano Pignataro


Pallagrello del Ventaglio 2007 Terre del Volturno igt

08/02/2009


CASTELLO DUCALE

Uva: pallagrello
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Ho assaggiato il Pallagrello del Ventaglio di Antonio Donato, vigneron e sensibile imprenditore di Castello Ducale, dopo aver degustato cinque o sei campioni dello stesso vitigno: mi sono fermata, colpita dall’eleganza e dalla suadenza “rustica” e identitaria dei profumi del pallagrello bianco, che sempre più gli addetti ai lavori annoverano tra i più grandi bianchi, sicuramente del Sud e forse d’Italia. Il vino prende il nome dalla vigna del Ventaglio, voluta da Ferdinando IV di Borbone nel 1700 e realizzata dal Vanvitelli con l’ impianto di una vigna a semicerchio divisa in nove raggi e quindi 10 settori, posta sul Monte S. Leucio, al lato sinistro della cascata della Reggia di Caserta. La vigna raccoglieva dieci varietà di uve del Regno delle Due Sicilie, tra cui il Pallagrello Bianco, detto allora Piedimonte bianco. Riconosco la mano bianchista dell’enologo Angelo Pizzi, il mago del Taburno, che si è cimentato, a detta anche dei tecnici della Rauscedo in visita all’azienda, con uno dei più sani vitigni italiani. Il Pallagrello è un vitigno povero, ha bisogno di poco per star bene e offrire grandi risultati e concentrazioni. Vive bene su terreni magri e marnosi e non risente di stress idrico. Per questa ragione trovo in gran forma l’annata 2007, terribilmente siccitosa per molti vini. Si è vendemmiato verso il 20 settembre, un po’ prima del solito, mi racconta Antonio Donato, per cercare di smussare la naturale potenza alcolica. Il Pallagrello bianco ha bisogno di tempi lunghi d’affinamento, è ancora in commercio l’annata 2006. La 2007 da poco in vendita, necessita di almeno 6 mesi di ulteriore affinamento in bottiglia per l’evoluzione dei profumi e del corpo. Sotto la luce artificiale individuo un giallo paglierino carico e una giusta consistenza alla roteazione del bicchiere (13,5 °alcool). Al naso esplosione di fiori bianchi, marker tipico di questo vitigno. E’ un vino decisamente intenso, abbastanza complesso e ampio, si susseguono una delicata ginestra, sentori piacevolmente agrumati e note appena speziate di miele e vaniglia. Al gusto si percepisce una buona morbidezza sostenuta da una grintosa spinta fresca e sapida. Sebbene l’ambiente collinare non si trovi ad altezze eccezionali ( circa 250 m s.l.m.), gli elementi si fondono in un buon equilibrio e regalano al vino una solida ed elegantissima struttura. La persistenza è molto lunga e chiude con una stuzzicante sensazione aromatica di erbe amarognole che invoglia a proseguire la beva. Non lo ritengo affatto un bianco da mare, in prima battuta direi senz’altro formaggi freschi e semi stagionati, salumi, zuppe di legumi e verdure, omelette di asparagi, zucchine, patate e cipolle. Ottimo il rapporto prezzo- qualità. L’azienda di Antonio Donato vale un viaggio. Si trova a Castel Campagnano, a meno di un’ora da Napoli, sulle colline caiatine tra Capua e le terre dell’antico Sannio e sorge in un castello dell’XI secolo, i cui sotterranei già nel 1600 erano utilizzati come cantina di affinamento del vino. La tenuta è divenuta da qualche anno una raffinata Residenza di charme con 15 camere arredate in stile e ristorante di cucina del territorio. Insomma un bell’esempio di viticoltura intimamente legata alla promozione del territorio.


Questa scheda è di Giulia Cannada Bartoli


Sede a Castel Campagnano, via Chiesa, 35. Centro d’ imbottigliamento ad Amorosi, via San Nicola 51. Tel. 0824.972460.
www.castelloducale.com. Enologo: Angelo Pizzi. Ettari: 12 di proprietà e 8 in conduzione. Bottiglie prodotte: 100,000 . Vitigni: aglianico amaro, pallagrello nero, pallagrello bianco, falanghina, coda di volpe.

UNA GIORNATA A IDENTITA' GOLOSE MILANO 2009

Una domenica a Identità Golose

04/02/2009


il mio pezzo da inviata a Milano per www.lucianopignataro.it


Una grande identità golosa del Mediterraneo: il kebab

A lezione da Pietro Zito, Alfonso Caputo e Francesco Sposito

Quinta edizione di Identità Golose ideata a Milano da Paolo Marchi, curatore dell’omonima guida ai Ristoranti d’Autore in Italia e all’estero: è il piu’ importante show case dell’alta ristorazione italiana e internazionale.
Nuova sede piu’ ampia quest’anno, la fiera in Via Gattamelata, logistica in orizzontale, piu’ semplice per seguire i tanti eventi spesso in contemporanea. Nuove associazioni in partnership : i Jeunes Restaureteurs con la new entry campana di Francesco Sposìto di Taverna Estìa, Le Soste e gli Alumni di Alma, la scuola internazionale di cucina italiana di Colorno.
La vera novità è la nascita di CHIC, Charming Italian Chef, per la Campania partecipano Lino Scarallo il giovane e recentemente stellato Chef di Palazzo Petrucci a Napoli e Paolo Barrale, altra new entry stellata del ristorante Marennà dei Feudi di San Gregorio di Sorbo Serpico. CHIC vuole esprimere il fascino irresistibile della nuova cucina italiana che vuole uscire dai confini nazionali in un periodo storico dove molti vorrebbero chiudersi nella propria cucina. Chic ha esordito domenica sera con un cocktail molto rinforzato. Lino Scarallo ha preparato un “ Raviolo di lingua di vitello ripieno di gamberi crudi, con emulsione di bucce di limone di Sorrento, cimette di friarielli e polvere di cozze”, mentre, Paolo Barrale ha realizzato una “Caponata salernitana” – zuppa fredda di pomodoro del Piennolo , burrata di bufala e alici marinate in casa”.

Veniamo al tema della quinta edizione di Identità Golose: Verdure, Vita, Vent’anni : una visione moderna della cucina che utilizza quanto di buono e vicino arriva dai campi, dagli orti e dal mare, scarsa manipolazione delle materie prime per salvaguardarne tutte le proprietà organolettiche e nutritive senza perdere di vista gusto ed estetica, e, infine attenzione ai giovani chef emergenti. Una regione ospite, le Marche e una nazione straniera, la Francia e poi pasticceria, cioccolato, il mondo del vino e dello zafferano.

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v62), quality = 72
Pietro Zito

Interessante la relazione di Pietro Zito, il grande cuoco pugliese, "l’agricoltore" di Montegrosso in Puglia. Pietro espone in bella vista ortaggi freschissimi, cime di rapa, pomodorini, pane locale raffermo, ottimo olio extravergine d’oliva da monocultivar coratina naturalmente piccante e le orecchiette di grano arso, il grano dei poveri, quello che i contadini raccoglievano dopo la bruciatura delle stoppe, come molti prodotti una volta poveri, oggi diventati d’elite. Pietro comincia la sua avventura negli anni ’90 con la Trattoria Antichi Sapori, a sottolineare l’obiettivo di ritrovare e valorizzare prodotti e sapori semplici della terra. La sua trattoria si trova in piena campagna e bisogna andarci di proposito. Ormai la borgata dei contadini di Montegrosso lavora tutta intorno a Pietro e al suo orto di 15 ettari: il papà di Pietro va in campagna con la carriola tutte le mattine a raccogliere i prodotti di stagione e i contadini e le vecchie signore fanno a gara per pulirli. I suoi primi clienti sono stati quelli quotidiani , con la necessità di mangiare ogni giorno qualcosa di diverso e piu’ sano dell’alimentazione da autostrada. Quindi rappresentanti, agenti di commercio, camionisti e professionisti in viaggio per lavoro. Poi è scattato il passa parola, nel ’96 arriva la giornalista Laura Ruggeri che comincia farlo conoscere fino ad arrivare ad oggi, quando Pietro Zito è ormai leader indiscusso della cucina povera e semplice di territorio, tendenza alla quale tutta la gastronomia sembra, tra discussioni e polemiche, riavvicinarsi a diversi livelli. Il primo piatto che Pietro prepara sotto i nostri occhi sono proprio le orecchiette di grano arso con cime di rapa raccolte il giorno prima, mollica fritta di pane raffermo e buon olio da coratina. Delle cime di rapa non si butta nulla e neanche il pane raffermo va sprecato: ecco allora il pancotto al forno con scarti di rapa lessati e olio crudo. Racconta Pietro che spesso i suoi colleghi grandi e affermati chef, tornano da lui espressamente per mangiare le sue verdure che, dicono, “fanno bene alla pancia”. Le verdure e le erbe selvatiche arrivano dall’alta Murgia e dal Tavoliere e assumono nomi e sapori diversi a seconda della provenienza. L’Alta Murgia è anche terra di fantastici formaggi, la burrata di Andria e per tutti, il fantastico Pecorino canestrato pugliese di diverse stagionature e il caciocavallo del Gargano che Pietro affina in una grotta personale.
Tutto questo lavoro intorno alla terra e alla cucina ha prodotto un grande indotto nel paese, i giovani sono rimasti e gli emigrati sono tornati per ritrovare i sapori di un tempo. Le ricette sono quelle della mamma e della nonna: la cucina della sopravvivenza, quella dell’epoca della fame, alla quale si sta tornando in questo periodo di ormai acclarata recessione. Pietro non si ferma mai, è sempre nell’orto, sta lavorando verso la conversione in biologico di tutta la produzione con tanto di semenzaio in proprio. Nel 2002 fa una scelta drastica e molto discussa, decide di chiudere nel fine settimana, perché quelli sono i giorni della massa , del gran affollamento e, nella maggior parte dei casi, di chi non dà valore ai sapori veri. Apre per divertimento e per scopi didattici la domenica su prenotazione per piccoli gruppi di appassionati o di scolaresche per fare educazione alla terra, passeggiata sulle Murge, si raccoglie e si cucina tutti insieme quello che si mangia.
A Montegrosso la cucina a km 0 non è una novità! I clienti possono persino adottare i propri filari di ortaggi e pomodori e usufruirne liberamente. Altra scelta difficile: riduzione dei coperti da 60 a 30, ampliamento della cucina ora a vista e incremento del personale, tutto a favore della qualità, ai fornelli tre chef Pietro, Nicola e Sabino. Le tecniche di cottura sono lente come quando si cuoceva a legna , si mantiene il giusto equilibrio tra tradizione e innovazione. In sala persino le sedie in legno sono fatte da vecchi artigiani del paese con i pali di castagno dei vigneti. Spesso Pietro lavora in sinergia con le aziende vinicole della zona, tra tutte Agricola Santa Lucia di Roberto Perrone Capano, con il quale ha creato un circuito virtuoso di un modello cibo e vino da esportare in giro per il mondo. Il rapporto prezzo- qualità è straordinario, con 35 euro si mangia dall’antipasto al dolce, grazie al costo ridotto delle materie prime. Pietro ha allargato la diffusione delle sue produzioni anche ai negozi limitrofi di Andria e altri centri dove è possibile acquistare cime di rapa, erbe, zucche, pomodori e tanto altro. Di fianco al ristorante c’è la bottega di Antichi Sapori dove è possibile comprare tutti i prodotti degustati. Una curiosità: Pietro ha fatto un calcolo, utilizzare olio di ottima qualità in cucina costa 0,20 centesimi di euro a pasto! Questo è stato il mio primo incontro: Pietro Zito da Montegrosso, l’archeologo del gusto.

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v62), quality = 72
Alfonso Caputo


Il mio secondo appuntamento è tutto campano: la lezione di Alfonso Caputo, lo chef due stelle Michelin di Taverna del Capitano a Massa Lubrense. Odore di mare in tempesta, Alfonso si appresta a preparare un piatto dai profumi antichi ma di modernissima concezione e tecnica.
Intanto prima di passare a spiegarci il piatto ci racconta la sua filosofia in cucina: grande rispetto delle materie prime, rifiuto della ripetitività, della ricetta standard, il piatto non è mai lo stesso perché la materia prima non è mai uguale a sé stessa, c’è sempre , se pur minima, qualche variazione. I piatti di Alfonso sono destinati ad ogni singolo cliente, non si tratta di preparazioni automatiche, a catena, semplicemente assemblate in cucina. Per Alfonso la cucina non è la catena di montaggio delle grandi brigate, ogni piatto viene preparato al momento ed è frutto di quell’istante. Veniamo ai piatti: due ricette a base di alghe rosse, verdi e rosa, cagliata di latte, scarola, oltre ad un blend in polvere di alghe brevettato, concepito per donare al piatto la massima potenza del gusto e dell’odore del mare, della rete appena tirata, del “malazzeno” di pescatori sulle spiaggette di Massa Lubrense. Alfonso prepara una cagliata a 36° molto consistente, insaporita con il blend di alghe , si aggiunge poi acqua bollente aromatizzata con sale rosa, con il passaggio violento di temperatura la cagliata si riduce in fiocchetti, simili alla spuma del mare in tempesta. Si tratta di una ricetta antica rivisitata con tecniche moderne giocate sulle temperature. Il piatto si presenta in bowl trasparente: brodo di alghe molto caldo, scarola , fiocchetti di caciottina ottenuti dalla cagliata e un pezzetto di pesce crudo che si scotta grazie alla temperatura del brodo.. L’amarognolo della scarola, la tendenza dolce e l’aromaticità della caciottina si fondono con la sapidità del brodo di alghe, dando luogo ad un equilibrio salato naturale che non copre assolutamente il sapore complessivo del piatto.
Terminata ed assaggiata la preparazione., Alfonso ci racconta la storia del ristorante di famiglia che parte dalla cucina costiera assolutamente tradizionale, gli spaghetti a vongole e gli gnocchi ancora oggi non mancano mai nel menu’ della Taverna del Capitano. Le materia prime sono quasi tutte di produzione propria a cominciare dalla conserva di pomodoro e dalla pasta, che dopo anni di esperimenti, Alfonso produce in proprio da semole selezionate, utilizzando una macchina ad estrusione altamente tecnologica. Anche per la pasta, ci racconta Alfonso, “ritorna un aspetto fondamentale della mia cucina, il gioco di temperature”. La ricetta: 1 kg di semola, 300 gr di acqua fredda senza sale ed essiccazione lunga, a temperatura molto piu’ alta di quella esterna, in inverno a 30/35°, l’umidità viene mantenuta in gabbie di legno non esattamente ortodosse dal punto di vista delle Asl. Nelle industrie l’essiccazione è veloce e violenta a circa 80/90° e produce una pasta già cotta, liscia e lucida. Il testimone passato ad Alfonso e sua sorella Mariella, esperta sommelier e donna di comunicazione, scandisce il passaggio dai grandi numeri del ristorante di mamma e papà all’alta ristorazione che ha portato alle due stelle Michelin. Le basi di cucina restano quelle di famiglia, aglio, olio, peperoncino, le porzioni non sono micro ….E’ piacevole fare cose diverse per divertirsi – dice Alfonso – ma la tradizione non va messa da parte, mi diverto a confrontarmi, ad esempio ho imparato da uno stagista giapponese che al caciocavallo è piu’ facile togliere la scorza con il pela patate, utensile che abbiamo sotto il naso tutti i giorni!
Negli stand: prodotti gourmet a cinque stelle, preziosità artigianali e grandi vini, fermi, bollicine e dolci.
Le cantine presenti, salve le eccezioni di Roberto Ceraudo, lungimirante viticoltore e ristoratore calabrese, Le Cantine Pellegrino da Marsala e il Gruppo Giv con le etichette pugliesi, lucane e siciliane, Castello Monaci, Re Manfredi e Tenuta Rapitalà, sono tutte del centro nord: le Marche, la regione ospite ha allestito un ristorante in piena regola con vini regionali in abbinamento, poi tanto Veneto e Piemonte e bollicine top class con Ferrari abbinate a varie stagionature di Grana Padano. Assaggio curiosa i vini di Petra di Francesca e Vittorio Moretti dalla Maremma Toscana di Suvereto, prevalenza di vitigni internazionali con tagli di sangiovese. All’assaggio anche lo stile è in prevalenza internazionale, si avverte pero’ la territorialità mediterranea della Maremma, vini morbidi ma con buona freschezza e sapidità. Il progetto della cantina è molto innovativo, la vinificazione non è meccanica ma avviene per caduta e gravità. Le zone destinate all’ affinamento in legno sono scavate direttamente nella collina. Francesca Planeta dalla Sicilia è presente solo con una straordinaria selezione di oli aziendali dalle colline di Menfi a ridosso del mare: Nocellara del Belice, Biancolilla e Cerasuola. Profumi intensi, a seconda delle varietà, note vegetali, pomodoro verde e basilico , erbe aromatiche, agrumi e ancora carciofo e banana verde Tra le golosità i formaggi del famoso affinatore di gorgonzola piemontese e oggi di tantissimi formaggi d’alpeggio italiani e stranieri, Luigi Guffanti. La cava di affinamento è un’antica miniera d’argento abbandonata in Valganna. Tanto cioccolato su tutti Valrhona e Guido Gobino da sempre partners dell’alta ristorazione.

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v62), quality = 72
Francesco Sposito

Nel pomeriggio cominciano le performance dei giovani chef italiani e stranieri, colpisce il giovane scandinavo Renèe Redzepi, affrancatosi dalle influenze francofone, si è concentrato sulla cucina a base di prodotti autoctoni del nord Europa, magari difficili da comprendere per noi mediterranei, parliamo di muschi, licheni, carni di renna, alce, ostriche scandinave, olio da bacche di pino , rape ed alghe. Torniamo a casa. Dopo Redzepi è la volta del nostro Francesco Sposìto di Taverna Estìa, si cimenta in un tris Gioco, Ricordo, Emozione. Eccolo in tutta la sua brillante loquacità scugnizza, il cuoco di Taverna Estia a Brusciano, nella devastata campagna campana che non è propriamente «la costiera amalfitana, da cui dunque è doppiamente difficile emergere. Francesco ha avuto la sua prima stella a soli 25 anni, ragione sufficiente per fare di Brusciano uno dei vertici della creatività europea under 30. Lui, dice “deve qualcosa a qualcun altro: senza i miei passaggi da Passard e Barbaglini al Caffè Groppi non sarei quello che sono ora. Ma il mio ringraziamento più grande va a Igles Corelli, un maestro e mito”. Due i piatti di Francesco, un’esplosione di gusto: Frittata di uova, asparagi e pomodoro e Crème brûlée di baccalà, tradizioni in bianco e nero colorate dalla tecnica. La crème testimonia il ricordo dei suoi inizi in pasticceria, solo che lo zucchero di canna della brûlée classica è sostituito da una panuria di patate disidratate, mischiata con senape di grani.
Riparto con in testa anche una domanda posta dal grande Ferran Adrià: è giusto distruggere trent’anni di nuova cucina, giochi di consistenze, volumi, estetica e temperature, solo perché l’economia è in crisi? L’altra mia domanda è: il ritorno alla tradizione vuol necessariamente dire distruzione?

www.identitagolose.it

Premio Sirena d’Oro di Sorrento al Monastero di Santa Chiara

Premio Sirena d’Oro di Sorrento al Monastero di Santa Chiara


PREMIO SIRENA D’ORO di SORRENTO
VII edizione del Concorso nazionale degli oli Dop
Assessorato all’Agricoltura e alle Attività Produttive della Regione Campania
con la collaborazione di Città di Sorrento e la partecipazione dell’ Associazione Nazionale Città dell’Olio, Federdop Olio e Oleum

Si raddoppia in questa edizione con la nuova tappa a Napoli del Premio Sirena d’Oro dal 27 febbraio al 1 marzo, con un weekend molto particolare. Minicorsi di assaggio, degustazioni guidate, la scuola di cucina con i prodotti tipici della Campania e il tradizionale Salotto degli Oli Dop, un convegno sul tema “Prima Giornata Mondiale dell’Alimentazione Mediterranea – Orgoglio Mediterranea” sull’alimentazione mediterranea aperto a tutti, la premiazione degli oli vincitori delle Menzioni di Merito e un workshop riservato ad operatori, buyers e giornalisti. Tra le iniziative ecco spuntare Orgoglio Mediterranea, la prima giornata di orgoglio nazionale interamente dedicata all’alimentazione mediterranea che, dopo la presentazione a Imperia in occasione di OliOliva, sceglie l’unico concorso dedicato agli oli a denominazione di origine italiani. Creata da Fede & Tinto – Federico Quaranta e Nicola Prudente – autori e conduttori del programma Decanter di Rai Radio2 che trasmetteranno in diretta nei tre giorni della manifestazione, la giornata, realizzata con il contributo del MIPAAF, si caratterizzerà per entrare in tutte le tavole delle famiglie italiane e nei ristoranti, con pasta, riso, verdure, frutta fresca di stagione, olio d’ oliva e legumi come protagonisti assoluti e in un importante convegno incentrato sul tema.
Anche le sfide a colpi di etichetta degli oli extra vergine di oliva Dop aumentano. Partendo da Imperia, le preselezioni continuano a Roma e in Sardegna, per presentarsi a Bruxelles al Parlamento Europeo, a Trieste per Olio Capitale e sbarcare infine a Sorrento il 14 e il 15 marzo, nella splendida cornice del Teatro Tasso, per la cerimonia di premiazione della Sirena d’Oro nelle tre categorie di fruttato leggero, medio e intenso in un weekend ricco di iniziative come la cerimonia di premiazione dell’ambitissimo premio “Il Miglior Uliveto”, il convegno dal tema “il profumo dell’olio” e la VII Assise dei Consorzi di Tutela degli Oli Dop. Non poteva mancare, inoltre, la tradizionale tappa al Vinitaly – Sol di Verona dal 2 al 6 aprile. Gli appuntamenti proseguono fino al 29 marzo in tutte e cinque le province Campane con il Mese dell’Olio Dop in Campania, la manifestazione cornice del Premio Sirena d’Oro di Sorrento.

Ufficio stampa:
Marzia Morganti Tempestini, cell. 335 6130800, e-mail: marzia.morganti@tiscali.it,
Agenzia Freelance, tel. 0577272123 – 219228, e-mail: sienanews@iol.it

Per informazioni:
Segreteria Nazionale del Premio Sirena d’Oro di Sorrento: Associazione Nazionale Città dell’Olio, tel. 0577 329109 sito internet www.cittadellolio.it

Programma Salotto degli Oli Dop d’Italia
(27 febbraio- 1 marzo Monastero di Santa Chiara - Napoli)

Dalle ore 16 del 27 febbraio alle 14 del 1 marzo gli oltre 60 oli vincitori delle Menzioni di Merito saranno in degustazione negli emozionanti ambienti del Monastero di Santa Chiara.
Rosmarino, mela, pomodoro, menta, carciofo, erba appena falciata, sono solo alcune delle sensazioni che vi sorprenderete di avvertire negli assaggi dei 37 oli DOP presenti.
Le Antiche cucine, la Sala del Refettorio, il Chiostro di S. Francesco, la Sala del Crocifisso, la Sala delle Terme sono gli scenari dove si celebrerà questa impareggiabile festa dell’olio.
All’ingresso è allestita la bella Mostra fotografica “In principio era l’olivo: dalla macina alla tecnologia è storia umana” che vi introdurrà nel mondo dell’olio.

Venerdi 27 febbraio

Ore 16,00
Inaugurazione del Salotto degli oli

ore 16.00 - 23.00 - Chiostro di S. Francesco
Salotto degli oli DOP d’Italia - Stand e degustazioni guidate dai produttori dei 37 oli DOP d’Italia;

Ore 16,30 - Saletta delle Terme
Cerimonia di premiazione delle Menzioni di merito della VII Edizione del Premio Sirena d’Oro di Sorrento;

Ore 17,00 – Antiche Cucine
Scuola di cucina con
Luigi Cremona (Giornalista – Enogastronomo)
Andy Luotto (Attore e Chef);

Ore 18,30 - Saletta delle Terme
Minicorso di assaggio (1 ora) tenuto da esperti assaggiatori, che introdurranno i partecipanti alla degustazione degli oli DOP;

Solo per invito
Ore 20.00 - Sala del Crocifisso
Buffet con i prodotti tipici e i vini della Campania

Ore 21,00 – 23,00
Diretta radiofonica Rai Radio 2 Decanter

Sabato 28 febbraio

Ore 10.00- 20.00 - Chiostro di S. Francesco
Salotto degli oli DOP d’Italia - Stand e degustazioni guidate dai produttori dei 37 oli DOP d’Italia

Ore 10.30 - Sala Maria Cristina
Convegno sul tema
“Prima Giornata Mondiale dell’Alimentazione Mediterranea - Orgoglio Mediterranea”
Intervengono:
On.le Vincenzo Lavarra – Commissione agricoltura e Industria del Parlamento Europeo;
Laura La Torre – Direttore Generale del MiPAAF;
Andrea Cozzolino - Assessore Agricoltura e Attività Produttive Regione Campania;
Raffaele Sacchi – Dipartimento di Scienza degli Alimenti, Facoltà di Agraria, Università di Napoli Federico II;
Benvenuto Cestaro - Direttore della Scuola di Scienza dell’Alimentazione -’Università degli Studi di Milano;
Carlo Cambi - Direttore di Le Vie del Gusto;
Alfonso Iaccarino – Ristorante Don Alfonso 1890, Sant’Agata sui Due Golfi (Napoli);
Enrico Lupi – Presidente dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio;
Vincenzo Massari, Presidente FEDERDOP;

Relazionano, moderano e animano i lavori
Fede & Tinto di Radio 2 Decanter;

Solo per invito

Ore 13.30 - Sala del Crocifisso
Buffet con i prodotti tipici e i vini della Campania;

Ore 16,00 - Antiche Cucine
Scuola di cucina con
Gaetano Avallone (Tecnico Degustatore di Olio)
Lino Scarallo (Chef Palazzo Petrucci - NA);

Ore 18.30 - Saletta delle Terme
Minicorso di assaggio (1 ora) tenuto da esperti assaggiatori, che introdurranno i partecipanti alla degustazione degli oli DOP

Domenica 1 marzo

Ore 10.00- 14.00- Chiostro di S. Francesco
Salotto degli oli DOP d’Italia - Stand e degustazioni guidate dai produttori dei 37 oli DOP d’Italia;

Ore 11,00 – Antiche Cucine
Scuola di cucina con
Dante del Vecchio (Esperto Enogastronomo),
Marco Oreggia (Giornalista e curatore dela Guida Extravergine di Oliva)
Fabio Barbaglini (Chef)

Ore 12,00 – Saletta delle Terme
Minicorso di assaggio (1 ora) tenuto da esperti assaggiatori, che introdurranno i partecipanti alla degustazione degli oli DOP