mercoledì 29 dicembre 2021

Un’illuminata fotografia della viticoltura campana: Bruno De Conciliis “Nelle Terre di Bacco, Dieci vignaioli che hanno cambiato il vino in Campania”. I Nuovi progetti dal 2017 ad oggi. La Degustazione di Tempa di Zoè Anteprima Vitigno Italia 30 novembre 2021

 

Bruno De Conciliis in Vigna

 

Di Giulia Cannada Bartoli

E’ uscita il 21 novembre l’ultima opera del visionario e illuminato Vigneron cilentano Bruno de Conciliis – incontrato lo scorso 30 Novembre a Napoli in occasione dell’Anteprima di Vitigno Italia 2022 - dopo diversi anni dall’ultimo incontro a Prignano Cilento e dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia. Abbiamo fatto una lunga e articolata chiacchierata…

 

 


                                                  Bruno De Conciliis

Bruno mi ha raccontato della sua nuova e, come al solito, vulcanica e visionaria avventura. Da alcuni anni ha lasciato la cantina di famiglia, per buttarsi, anima e corpo, in un sogno “matto come lui”: costruire la prima cantina in paglia d'Europa ad Aquara, nel cuore della catena degli Alburni, nel salernitano; e ancora, di una vigna a Meru, in Kenya, a 2600 metri d'altezza, per sostenere l’Associazione Trame Africane attraverso la produzione del primo vino locale.Intanto, instancabile, il vignaiolo cilentano ha tirato fuori una produzione, per il momento dedicata solo ai mercati esteri: Dal lunedì al "soledì", le bottiglie vogliono raccontare la settimana di un viticoltore visionario, innamorato follemente del vino e del jazz, un uomo da sempre con i piedi ben piantati nel suo Cilento e con gli occhi e la mente aperti al mondo che da sempre cerca, attraverso il vino, di trasmettere i valori della Terra e dell’Etica, inseguendo la felicità. Questo progetto nasce in società con Jack Lewens, sommelier e patron del ristorante stellato Leroy a Londra. Il vigneto è una piccola superficie a Santa Maria di Castellabate, nel Parco del Cilento, dove si producono trentamila bottiglie “a basso impatto” con sole uve biologiche, a fermentazione spontanea, senza filtri, né aiuto di altre tecnologie.

 

Sei etichette, dal lunedì al soledì:

La domenica è stata eliminata e il sabato è ancora in corso d’opera.

Lunedì è un primitivo rosato fermentato con bucce di Fiano.

Martedì, in onore del dio della guerra, è un Aglianico giovane e lievemente tannico.

Mercoledì ispirato a Mercurio è un leggero e garbato Fiano.

Giovedì, riservato a Giove è un Aglianico impiantato a Torre Caleo, praticamete sul mare.

Venerdì è la fascinosa Venerea base di di Trebbiano e Malvasia, il Soledì è un Fiano che mi dice Bruno “assomiglia al sole all’ apice, quello che non si può non guardare senza bruciarsi l'anima”.

Si tratta di una scelta netta: fare vino come strumento sociale. Lo scopo non è produrre vino da vendere sul mercato, anche perché il più delle volte si tratta di varietà autoctone non autorizzate dalla Regione Campania, ma di trasportarlo alla sua inclinazione sociale: uno strumento per unire le persone, “per rimettere, seguendo Feuerbach, l'uomo sulle proprie gambe”.

 

L’ultimo step in ordine di tempo – mi racconta Bruno - è la Fabrica del Vino, un progetto che vuole parlare di gentilezza e di riqualificazione di antiche pratiche viticole, tra tradizione e innovazione, insomma, nel suo piccolo, un manifesto di sostenibilità.

 

Un paesino di appena 279 persone, a Cairano, nascono Lello Palla (Pallagrello), John Cassavecchias (Cassavecchia), Miroslav Vitous e Marranico haut couture (Aglianico), esperimenti – continua Bruno con occhi luccicanti - “buonissimi per dare nuova vita alle comunità a partire dalle capacità e dall'amore per la Terra”.

 

uno scorcio dei vigneti di Cairano

Sono queste le linee guida, che hanno spinto Bruno de Conciliis ad Aquara, dove costruire la prima cantina europea totalmente in paglia, avvistata oltre vent'anni fa in Australia. Inizialmente – mi dice Bruno ridendo- i miei partners mi hanno dato del pazzo, adesso, come me, si sono convinti che sia la scelta più giusta. Il mondo del vino non deve avere più posto per plastica e per il cemento”.

 Dopo l’esperienza kenyota e la lunga pausa dovuta al Covid – continua Bruno – “la mia vita è cambiata, il ritorno in Africa è un' esercizio di conoscenza sempre nuovo da cui ho imparato una cosa fondamentale: oltre la beneficenza, io so fare una cosa, il vino, anche dove appare irrealizzabile. Trapiantare questa mia esperienza, restituire alla popolazione locale una propria autonomia, a parte le raccolte fondi che non si fermeranno, è il mio più grande sogno”.

 La significativa esperienza di Cairano ha preso piede nel 2019 dopo la separazione dalla storica cantina di famiglia, si tratta della partecipazione al progetto “Ateneo dei Vini Erranti – La Fabrica del Vino" del quale Bruno è co-fondatore e Rettore insieme con il professor Pasquale Persico.

 “Arte e cultura, la Fabrica del Vino di Cairano" vuole recuperare nel borgo di Cairano una manciata di cantine sotterranee in un luogo che ne annovera circa 120 e mira a farle tornare operative e realizzare un’esperienza di vinificazione con la collaborazione di molti vignaioli della Campania e del meridione in generale. Nella vinificazione non viene utilizzata altra energia se non quella umana e sono coinvolti creativamente appassionati, artisti, persone disagiate, tutti ideali residenti nel borgo irpino. L’obiettivo è la valorizzazione dell’enorme patrimonio delle cantine ipogee cairanesi per imbottigliare micro vinificazioni sperimentali prodotte in altre realtà tra l’Irpinia e il Cilento. Le cantine ipogee godono di una temperatura naturale costante nel tempo e presentano caratteristiche geomorfologiche tali da garantire la qualità del prodotto.

 

Torniamo ad oggi, all’uscita del volume Terre di Bacco,


corredato da bellissime immagini, Bruno ci tiene a dire che non si tratta dell’ennesima guida dei vini della Campania, ma di domande poste a dieci vignaioli sparsi nelle diverse province della nostra Campania Felix, e delle loro risposte, attraverso le quali trasmettere ai lettori considerazioni, ricordi e speranze.

 “Ho lasciato raccontare ad ogni produttore la propria terra. La selezione è molto personale – mi dice Bruno - nasce dal mio bisogno di ascoltare. Il fil rouge che accomuna i dieci produttori è la vigna, un mondo incantato al di fuori della realtà. E’ certamente faticoso, ma - sorride Bruno - è il mio viaggio con gli occhi ben aperti per capire cosa è successo e cosa succederà nel mondo del vino campano”.

 Il numero dei produttori è cresciuto in maniera esponenziale, sono nati nuovi areali vinicoli, il sistema delle denominazioni ha subito uno scossone con l’arrivo sul mercato di almeno quindici varietà prima sconosciute e oggi di grande successo. La nascita di nuove cantine ha diverse matrici: dai puri investimenti di imprenditori e professionisti, provenienti da altri settori, spinti dal ritorno d’immagine del blasonato mondo del vino, ai contadini, ex conferitori di uve, in crisi economica dovuta ai prezzi bassi pagati dalle grandi aziende. La terza matrice è la più interessante, ma, per certi versi rischiosa: si tratta di un folto gruppo di giovani e non, che hanno puntato tutto sul ritorno all’Agricoltura, occupandosi di terreni di famiglia, avvalendosi di collaboratori esterni, ma che, pur producendo vini dignitosi, mostrano chiaramente la mancanza di una conoscenza profonda del mondo del vino, tanto è vero che l’approccio al mercato si rivela difficile in assenza di consorzi realmente operativi dal punto di vista commerciale e di politiche regionali innovative e tese alla crescita e allo sviluppo di queste realtà di media - piccola dimensione.

 Tra queste aziende tuttavia, sono emersi alcuni illuminati pionieri che hanno riscoperto altre varietà, dal casertano, al Cilento, passando per la costiera amalfitana; a loro si sono affiancati una serie di piccole realtà, spesso ex conferitori di cantine sociali, che hanno imparato a diversificare l’offerta, anche differenziandosi con la produzione di vini biologici e naturali, andando così incontro alle attuali richieste del mercato nazionale e internazionale. Per questo motivo – prosegue Bruno – per raccontare del passato, del presente e del futuro della viticoltura campana, non ho voluto sciorinare cifre e percentuali, ma mi è sembrato più naturale rivolgermi a chi sento più vicino alla mia formazione, a chi produce vini che mi piacciono, ai miei amici nel mondo del vino. Ho preferito quindi restringere il campo, raccontando della categoria che prediligo, quella dei vignaioli, restringendo la selezione a quanti fanno parte della FIVI ( Federazione Italiana Vignaioli indipendenti), essendo io stato tra i fondatori della FIVI, la sento ancora come casa mia. Mi sono quindi messo all’ascolto di quelli che si sono resi disponibili, lasciandoli raccontare il loro mestiere fatto di dubbi, certezze, paure e speranze. Ho imparato quanto sia vero che dietro un buon vino c’è quasi sempre una bella persona e che l’autoreferenzialità non paga quanto il confronto con altre esperienze diverse dalla propria. La consapevolezza è l’obiettivo finale: scienza e conoscenza sono strumenti per raggiungere lo scopo, strumenti utili, ma non sufficienti, ciò che è veramente indispensabile per il vignaiolo è la passione per il proprio lavoro.

 “La Campania del vino – conclude Bruno – è un giardino fiorente di profumi, equilibri di colori delicati e contrastanti e, nell’insieme, ogni cosa trova, come per miracolo, il suo naturale posto. Per questo nel libro, ho lasciato posto non alle mie domande, ma alle risposte dirette dei miei amici vignaioli, fatte di espressioni e modi di dire, spesso dialettali, fatte di motti e proverbi. La pandemia mi ha permesso di limare fino all’ossessione, finché ho capito che non avrei potuto portare a termine una storia scritta quotidianamente da così tante persone.

 

I dieci vignaioli coinvolti sono :

Casa di Baal

Villa Diamante

Contrade di Taurasi

Mustilli

De Conciliis

Mila Vuolo

Ciro Picariello

Capolino Perlingieri

Cantina di Enza

Case Bianche.

L’autore dà la precedenza al carattere dei vignaioli e vignaiole e ai loro racconti senza introdurre elementi personali di valutazione. Il lettore riesce a calarsi nella realtà delle singole cantine come se le stesse fisicamente visitando e parlando con gli stessi vignaioli. Le bellissime fotografie sono quasi tutte opera di Bruno ( da sempre esperto fotografo) e sono esse stesse racconto, dalle vigne ai volti espressivi dei vignaioli, narrando storie fatte di sacrificio e passione per la propria Terra e il proprio lavoro. Il volume è davvero una guida inusuale e autentica per chi voglia intraprendere un affascinante, lento e approfondito viaggio nella viticoltura campana. Ogni capitolo si conclude con una breve scheda che racchiude dati anagrafici e di produzione delle dieci cantine protagoniste.

Novembre 2021, Edizioni dell’Ippogrifo sas – Prefazione Saverio Petrilli – Testo e foto Bruno De Conciliis – Progetto Grafico e impaginazione Luciano Striani.



Per concludere il racconto del mio incontro con Bruno De Conciliis, voglio condividere con voi la sua ultima avventura in ordine di tempo: il vulcanico enologo e vignaiolo, si occupa da qualche anno, dell’azienda cilentana Tempa di Zoè con sede ad Agropoli. Un percorso che oggi è arrivato a produrre cinque etichette che ho avuto modo di degustare con Bruno ad Anteprima Vitigno Italia lo scorso 30 novembre, cercando di concentrarmi sul bicchiere, nonostante la presenza di un piacevolmente rumoroso pubblico, felice per la prima degustazione in presenza dopo un periodo così lungo di assenza.

 


 

Il primo assaggio è per Asterìas Fiano Paestum Igp 2020.

Il nome – racconta Bruno con lo sguardo lucido che ormai conosco da anni - s’ispira alla Stella Marina in lingua greca ed anche al Monte Stella che si trova nel Parco Nazionale del Cilento. Fiano in purezza maturato per il 75% in serbatoi di acciaio ed il restante 25% in botti di rovere francese. Affina per due mesi in bottiglia. Alcool circa 13% e prezzo a scaffale sui 20,00 euro. Il vino mi appare giallo paglierino limpido, metto il naso nel bicchiere e avverto subito decisi effluvi fruttati e floreali, corredati dalle note tipiche del fiano cilentano: agrumate, di frutta bianca, nocciola tostata e un lieve sentore esotico. Il naso si chiude con verdi rimembranze di macchia mediterranea. Al palato Asterìas presenta un’immediata freschezza, corredata da un’ intrigante e tipica sapidità; il vino si apre in bocca vellutato e di grande raffinatezza, chiudendosi con note aromatiche e opulente. Siamo di fronte a un fiano “bambino” che riesce comunque già a preannunciare un’entusiasmante crescita nel tempo, fedele alla ormai nota longevità dei bianchi campani.

 Bruno mi fa passare ad AX Fiano Paestum Igp 2019,

si tratta di un fiano in purezza con fermentazione in botti grandi e affinamento in barriques di rovere francese per ulteriori 12 mesi. Segue l’affinamento in bottiglia ancora per un anno. Il grado alcolico è più basso di quanto mi aspettassi: 13%. Anche questa bottiglia si posiziona a scaffale intorno ai 20,00 euro. Mi trovo davanti a un vino decisamente più robusto e imponente: i passaggi in legno elargiscono un grado superiore in termini di colore, struttura e complessità. Il giallo paglierino è notevolmente più pieno. Il naso si riempie di note di frutta sia mediterranea, sia esotica; seguono sensazioni verdi e di spezie di finissima qualità. Naturali salgono al naso classici ed eleganti sentori di pietra focaia di alsaziana memoria. In bocca il vino è coerente con grande equilibrio e quasi prepotente sapidità. Il timore dell’eccessivo impatto del legno è immediatamente annullato da una straordinaria e lunga freschezza. Anche in questo caso si percepisce un lungo futuro in evoluzione.

 Proseguo con il Rosè Rosato Paestum Igt 2020.

Prevalentemente Aglianico, con aggiunta di altri vitigni dell’areale cilentano. L’affinamento è di quelli giusti per la tipologia; quattro mesi in acciaio e due mesi di affinamento in boccia grande di vetro. Il costo a scaffale è strepitoso: si attesta su circa 12,00 euro. Il colore è un’originale e sfavillante rosa che si accosta al salmone. Il naso è decisamente intenso quanto complesso, i sentori sono davvero tanti e ci vuole tempo per individuarli distintamente: melograno, sentori di sottobosco, bacche rosse, note agrumate e ancora fiori rosa, erbe aromatiche con una leggera, quasi impercettibile, chiusura di zenzero. Anche qui il palato si presenta coerente con le sensazioni olfattive: immediatamente fresco e molto saporito, note di frutta carnosa con una sensazione generale di classe, inebriante succulenza, finezza e garbo. “Vabbè conoscete la mia adorazione per i vini rosati.:)”

 Mi appresto all’assaggio della quarta etichetta: Diciotto Supercampano Aglianico Paestum Igp 2019.

Si tratta di Aglianico in purezza maturato in barriques di rovere francese per dodici mesi, seguiti da affinamento in vetro per altri tre mesi. Il grado alcolico è importante:14% ed il prezzo a scaffale è di circa 15,00 euro. Alla vista si presenta di un brillante rosso rubino con bagliori rosso vermiglio. All’esame olfattivo le prime note sono nette e piacevoli: frutta rossa come marasca, susina nera, fiori rossi e sottobosco. Immergendo ancora il naso nel bicchiere si avvertono effluvi di vegetazione mediterranea e chiarissime note speziate. Al palato si avvertono un’immediata energia e calore con un sorso ben strutturato, agile e nervoso. Ben presente e di grande piacevolezza l’acidità. Naturalmente il tannino è ancora in fasce, ciò nonostante si preavvertono future sensazioni tattili importanti e lussuose. La presenza del legno è ben equilibrata e il frutto esibisce una succosa croccantezza. Siamo comunque di fronte a un vino che ha un lungo cammino da percorrere.

 Ed eccomi all’ultimo assaggio; Zero Aglianico Paestum Igt 2018.

100% Aglianico, riposa a lungo in botte grande, seguono naturalmente dodici mesi di affinamento in vetro. Saliamo con il grado alcolico che si attesta a 15%, il prezzo a scaffale è abbastanza importante, circa 50,00 euro. Il vino si presenta fitto di un rosso rubino deciso. Il naso è straordinariamente complesso e graduale: si parte da frutta rossa, bacche nere, note agrumate, mammola, nuances di rosa e macchia mediterranea; seguono note speziate con punte di pepe nero, per giungere ad una chiusura di sostanze terziarie di grande raffinatezza. Il sorso esprime pienamente le sensazioni olfattive: l’esordio è solenne, di corpo e grande struttura, ben equilibrato, seducente e rigoglioso. L’acidità è incisiva di fronte a un tannino maturo, pieno e corredato di effluvi balsamici. La piena evoluzione del tannino è avviata su un sentiero decisamente lungo. E’ un vino che saprà farsi attendere con una chiusura che è già grandiosa e di lunghissima eleganza.

 Una quintina decisamente entusiasmante e fortemente identitaria che rispecchia appieno la cifra stilistica di Bruno De Conciliis e che certamente farà emergere Tempa di Zoè tra le più rilevanti realtà regionali e nazionali, seguendo l’impronta visionaria di un uomo lungimirante, sognatore, sempre alla ricerca della “nota impossibile” e follemente innamorato della propria Terra.

 

 

 

 

mercoledì 22 dicembre 2021

Associazione Vera Pizza Napoletana: la Pizza Fritta entra a far parte del Disciplinare . Vera Pizza Day 17 gennaio 2022

 


Assegnate le prime 8 tabelle di certificazione ad altrettante pizzerie storiche.
La consegna ufficiale lunedì 17 gennaio in occasione
della seconda edizione del 
Vera Pizza Day



AVPN:
IL DISCIPLINARE DALL’ASSOCIAZIONE
APRE ALLA PIZZA FRITTA



L’appendice messa a punto in collaborazione con
il Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II.
E non manca l’attenzione per il sociale: AVPN allieterà il Natale dei più bisognosi del Binario della Solidarietà, gestito dalla Caritas Diocesana di Napoli,
grazie all’Associazione Camminare Insieme

 Per i cinefili l’immagine di riferimento è quella di Sophia Loren che nel celebre film di Vittorio De Sica, “L'oro di Napoli”, interpreta la moglie di un pizzaiolo intenta a vendere pizze fritte nel dopoguerra napoletano. Per i milioni di amanti dello street food è semplicemente un prodotto iconico di quelli che tutti, almeno una volta nella vita, vogliono assaggiare per conservarne il ricordo. Per molti pizzaioli è decisamente qualcosa di più che una seppur valida alternativa alla classica pizza. Per AVPN (Associazione Verace Pizza Napoletana) un quid plus che non poteva non trovare spazio nell’ambito del disciplinare.


“Da anni l’Associazione è impegnata nella promozione e nella valorizzazione della Vera Pizza Napoletana - ha spiegato Antonio Pace, Presidente AVPN - E dopo tanti anni di successi e riconoscimenti era necessario, da parte nostra, procedere alla tutela di un'altra eccellenza del food partenopeo: la pizza fritta. Abbiamo pertanto voluto aggiungere un’appendice al Disciplinare Internazionale della Vera Pizza Napoletana dedicata alla pizza fritta, descritta nelle sue due varianti di forma tonda e a mezzaluna (calzone), nei suoi ingredienti di base, nella tipicità della stesura e della chiusura ed infine nella tecnica e nelle caratteristiche di frittura”.

Per questo motivo AVPN ha scelto di fare della pizza fritta la protagonista della seconda edizione del Vera Pizza Day, in programma lunedì 17 gennaio 2022. Sarà questa l’occasione per consegnare ufficialmente le prime 8 tabelle di certificazione alle friggitorie che hanno fatto la storia della pizza fritta, a quelle che negli ultimi anni hanno spinto con l’apertura di nuovi locali alla diffusione di questo prodotto e alle pizzerie che hanno riservato alla pizza fritta un ruolo di pari livello, se non superiore, rispetto a quella al forno. La scelta del numero di tabelle assegnate non è casuale ma dovuta ad un numero si collega alla pizza fritta, storicamente venduta nei bassi con la formula di “oggi a 8”, ossia la mangio oggi e la pago tra otto giorni. In ordine alfabetico le tabelle sono state assegnate a: Antica Friggitoria Masardona, Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo, Guglielmo Vuolo, Isabella De Cham Pizza Fritta, La Figlia del Presidente, Pizza Fritta Famiglia Surace da più di 100 anni, Pizzeria De’ Figliole e Starita a Materdei.

Preziosa, nell’appendice che AVPN ha dedicato alla pizza fritta, la collaborazione tra l’Associazione e il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli.

“Questa certificazione si inserisce in un contesto di rivalutazione, dal punto di vista scientifico e nutrizionale, della frittura - ha dichiarato la Professoressa Paola Vitaglione, ordinario di Fisiologia del Dipartimento - Il cibo fritto non fa male alla salute se preparato in maniera corretta, se non se ne abusa e se il suo consumo si accompagna ad un pattern alimentare sano e un adeguato livello di attività fisica. A queste condizioni anche due volte a settimana si può cedere al piacere di un buon fritto!”.

Quindi pochi consigli ma da seguire con attenzione: immergere l’alimento in olio extravergine di oliva o in olio di semi (preferibilmente quello di girasole ad alto contenuto di acido oleico o arachidi) ad una temperatura che non raggiunga mai il punto di fumo, applicando un ricambio frequente dell’olio. Queste semplici regole oltre a garantire proprietà sensoriali come la croccantezza e flavour caratteristici, migliorano gli aspetti nutrizionali del prodotto perché riducono la quantità di olio assorbiti dall’alimento e la formazione di sostanze indesiderate che possono derivare dall’ossidazione dei grassi.

Ma aldilà dell’aspetto legislativo e di quello salutistico, la pizza fritta è collegata anche ad aspetti sociali che non sono sfuggiti all’Associazione Verace Pizza Napoletana, tanto più in un periodo come quello natalizio dove talvolta un gesto e un’attenzione particolare possono fare davvero la differenza.

“Abbiamo voluto riscoprire l’antica tradizione delle “pizzelle di Natale – ha concluso il Presidente Pace - che riuniva le famiglie alla Vigilia intorno al focolare per la preparazione delle pizze fritte. Noi abbiamo scelto di allargare il concetto di famiglia, allietando il Natale dei più bisognosi del Binario della Solidarietà, gestito dalla Caritas Diocesana di Napoli grazie all’Associazione Camminare Insieme presieduta da Enrico Sparavigna. Proveremo a portare un po’ di gioia, preparando solo per loro delle pizze fritte nella giornata del 23 dicembre”.




Comunicazione e Ufficio Stampa
MG Logos – Roma
comunicazione@mglogos.it

lunedì 6 dicembre 2021

FoodArtish, " Cibo e Racconti", Napoli 7 Dicembre a Palazzo Petrucci va in scena il primo appuntamento. I Protagonisti del mondo del cibo, della cultura e dell'arte

 



Con "Cibo e Racconti", in programma martedì 7 dicembre a
Palazzo Petrucci, prende il via FoodArtish, un intenso e stimolante
ciclo di appuntamenti,  organizzato dalla casa editrice e agenzia di
comunicazione MALVAROSA per discutere di tutto ciò che fa tendenza,
partendo  naturalmente, dalla tavola.
Pizzaioli, chef, giornalisti, ma anche scrittori, esperti di moda,
registi, influencers, docenti, storici della gastronomia e medici si
confronteranno  a Napoli in ambientazioni esclusive e non convenzionali 
sulle tematiche più scottanti del mondo cibo, ma anche sulle
tendenze e le news del momento. L'obiettivo è di creare un nuovo approccio
 ai temi legati alla cultura gastronomica.
Ormai il cibo appartiene al novero degli argomenti più dibattuti, ed è
opinione di Malvarosa che sia, a questo punto necessario, operare un salto di
qualità, un nuovo punto di partenza  che faccia convergere intorno alla questione Cibo,
sempre nuove competenze, in primo luogo quelle gastronomiche, ma anche
culturali, artistiche e scientifiche. Questo percorso nasce perchè  il cibo è sempre più una  componente fondamentale della vita quotidiana, racchiudendo la chimica degli
alimenti, ma anche l'arte di saperli coniugare, la cultura dei popoli e, non ultimi, i 
progressi della ricerca. Questi sono gli obiettivi di FoodArtish: rendere  ogni appuntamento un momento non solo conviviale, ma anche di crescita e arricchimento e per conferire al cibo una dimensione nuova, più alta e profonda.
All'appuntamento inaugurale parteciperanno: lo scrittore
Maurizio De Giovanni, la giornalista e scrittrice Santa Di Salvo, la
studiosa di tradizioni gastronomiche  e scrittrice Lejla Mancusi Sorrentino, gli chef
Lino Scarallo, Mario Avallone e Salvatore Bianco, il pizzaiolo Gino
Sorbillo e Alessandro Condurro di "Michele in the World".
Moderato dal giornalista e gastronomo Luciano Pignataro, l'evento "Cibo
e Racconti" sarà un focus sulla tradizione napoletana in cucina,
attraverso le storie narrate dai protagonisti che si confronteranno sulle
antiche ricette nate dalla cucina popolare e tramandate di generazione
in generazione. Al termine del dibattito sarà offerta una selezione dei
migliori piatti dello chef di Palazzo Petrucci, Lino Scarallo,
abbinata con i vini  offerti dalla nota Azienda Vinicola La Guardiense con sede nel beneventano.
Dettaglio degli interventi
- Maurizio De Giovanni racconterà i piatti del commissario Loiacono e di
Rosa, la tata di Ricciardi.
- Lejla Mancusi Sorrentino parlerà della famosa minestra maritata e di
come quest'antico piatto della tradizione a base di verdure sia
arrivato fino ai giorni nostri.
- Santa Di Salvo si soffermerà sul filo conduttore che lega il cibo con
la letteratura noir.
- Lino Scarallo descriverà le ricette storiche della tradizione
napoletana, rivisitate in chiave moderna.
- Mario Avallone, da sempre attento conoscitore dei migliori prodotti
della tradizione campana e non , spazierà a 360 gradi sul tema della serata.
- Salvatore Bianco parlerà della ricerca dei prodotti tradizionali
abbandonati dalla filiera e rivisitati in chiave moderna, utilizzando
 nuove e avanzate tecniche.
- Il pizzaiolo napoletano, Gino Sorbillo, parlerà dell'evoluzione
 nel tempo delle tecniche di preparazione della pizza napoletana.
- Alessandro Condurro, di Michele in the World, terrà un focus sulla
storia della pizza dall’antichità  ai nostri tempi.

venerdì 3 dicembre 2021

LA 25DODICI DI BIRRA DEL BORGO E IL PANDOLCE DEL LABORATORIO NIKO ROMITO INSIEME PER DARE AL NATALE UN SAPORE NUOVO

Niko Romito

 

 Esistono prodotti italiani che affondano le radici nelle tradizioni e negli antichi saperi ma che hanno saputo rinnovarsi per valorizzare territori di appartenenza, tecniche di produzione e ingredienti locali. Quest’anno il Natale vede protagoniste due eccellenze italiane che si incontrano per rinnovare la tradizione. Per questo il brindisi delle feste non si farà solo con spumante e panettone ma con la 25Dodici di Birra del Borgo e il Pandolce del Laboratorio Niko Romito.


La Birra 25Dodici e il Pandolce

Niko Romito ha vestito di rosso, in occasione delle feste natalizie, il suo lievitato da forno profondamente italiano e adatto ad ogni occasione. Il pandolce è ispirato a profumi ed elementi tradizionali ma capace di proporre un gusto diverso, originale e leggero. Mentre Birra del Borgo lavora da anni sulla tradizione nordica delle christmas ale, in particolare belghe, che vede la preparazione di ricette particolari, ricche, avvolgenti e speziate, realizzando però una birra nuova e moderna, dal gusto contemporaneo.

Osteria Birra del Borgo Roma

L’idea è quella di abbinare due prodotti che hanno una propria storia di reinterpretazione di elementi tradizionali in chiave originale. Di farlo portando ancora una volta a braccetto birra e prodotti da forno, un connubio oramai collaudato e di successo, offrendo così la possibilità agli amanti delle cose belle e buone di fare un brindisi o di festeggiare la tavola con un’esperienza inedita, capace di dare alla tradizione un sapore nuovo. Una comfort beer e una brioche artigianale italiana, soffice e profumata, capaci entrambi di coccolarvi e di rendere il Natale unico e speciale.

 

CONSIGLI

Consigliamo di servire la 25Dodici di Birra del Borgo ad una temperatura più alta di quella del consueto: 14 gradi centigradi, ovvero una temperatura di cantina, per consentire alla birra di raggiungere un equilibrio perfetto fra freschezza e complessità.

Il pandolce gran cioccolato si abbina in purezza alla 25Dodici mentre il pandolce classico, se lo desiderate, può essere accompagnato da confettura di albicocca o di arancia.

 

La 25Dodici, la Christmas Ale di Birra del Borgo, arriva dalla tradizione brassicola belga ma mette oggi in campo una ricetta moderna e rinnovata che richiama i dolci delle feste per creare un nuovo modo di festeggiare il Natale. Speziata, con uvetta e scorze d’arancia, calda ed avvolgente. I profumi del Natale in una birra: frutta secca, agrumi, miele di castagno e caramello e quelli fruttati richiamati dalla ciliegia e dal ribes. 

STILE CHRISTMAS ALE

COLORE AMBRATO CARICO

GRADI 8,0%

TEMP. SERVIZIO 12-14%

 

Il PANDOLCE è l'ultimo dolce da forno del Laboratorio Niko Romito. Nasce dopo studi e ricerche approfondite sulle tecniche di fermentazione dei lievitati della pasticceria tradizionale italiana. Conserva gusto e profumi delle materie prime con cui è preparato. Nella versione classica l’utilizzo di una emulsione di mandorle biologiche e di olio extra vergine di oliva, a sostituire parte del burro, rendono l’impasto soffice e delicato, cremoso e leggero, sano, goloso e digeribile. In quella Gran Cioccolato viene esaltato un cioccolato puro proveniente dalla Costa d’Avorio e da una filiera equosolidale che tutela la biodiversità delle piantagioni. E’ estremamente digeribile grazie alla lunga lievitazione, alle tre fasi di fermentazione e alle quattro lavorazioni dell’impasto. Goloso, dall’impasto scuro e profumato, con note tostate, fruttate e floreali.

 

Dove:


25DODICI E PANDOLCE LI TROVATE PRESSO

L’Osteria di Birra del Borgo via Silla 26a (Roma)

 

Il Bancone di Birra del Borgo

Piazza Bologna 8-9 (Roma)

 

Il Bancone di Birra del Borgo

Località Piana di Spedino 02021 (RI)

 

E-COMMERCE

La Bottega di Birra del Borgo

 

Niko Romito Laboratorio

 

 Contatti

Claudia Cantonetti

Press Office

Birra del Borgo Srl a socio unico

mobile: +39.3409447659

mail: claudia@birradelborgo.it

www.birradelborgo.it

Napoli,10 dicembre. Latte: Ritorno al Futuro:Il primo alimento della storia quale medio e chiave di lettura della nutrizione del domani.



 Il primo alimento della storia quale medio e chiave di lettura della nutrizione del domani.

Basilicata e Campania - Agroalimentare di relazione e di sistema

 

Venerdì 10 dicembre 2021 ore 10.00

CAMERA DI COMMERCIO– SALONE DELLE GRIDA

 Via S. Aspreno, 2 - 80133 Napoli  

 

 

 “Latte: Ritorno al Futuro - il primo alimento della storia quale medio e chiave di lettura della nutrizione del domani. Basilicata e Campania - Agroalimentare di relazione e di sistema” si terrà a Napoli, presso la Camera di Commercio di Napoli venerdì 10 dicembre 2021, alle ore 10.00.

La prima parte del convegno sarà dedicata alle proprietà del latte e al suo valore in una dieta equilibrata; la seconda prevede la presentazione del progetto del progetto “IO sono lucano” che riunisce cinque filiere agroalimentari lucane di qualità che commercializzano i prodotti a marchio  “IO sono lucano”; 

L'ultima parte è destinata a promuovere le eccellenze enogastronomiche delle filiere lucane, che saranno le vere protagoniste del galà finale, con il pranzo in programmaa alle ore 14.00


 

Il convegno si svolgerà nel rispetto delle più recenti normative anti-covid relative al green pass.


Contatti 

Simonetta de Chiara Ruffo

3343195127

simonettadechiara@gmail.com

Torrecuso 7 dicembre, Sannio Top Wines 2021.Presentazione dei vini premiati dalle Guide e dai Concorsi -Elenco dei vini in degustazione


 


 

L'appuntamento è  per martedì 7 dicembre alle 18,00 presso le Cantine Iannella a Torrecuso (Via Tora). Il Sannio Consorzio Tutela Vini chiama a raccolta il mondo del vino sannita per dare vita all'edizione 2021 di 'Sannio Top Wines', presentazione dei vini sanniti a indicazione geografica premiati dalle guide ai vini d'Italia e dai concorsi enologici nazionali e internazionali.

La manifestazione rientra nel ricco cartellone di 'Campania Wine', costituendo la tappa conclusiva di un'intensa settimana (partita il 1° dicembre) che coinvolge oltre 250 produttori campani,  aderenti ai cinque consorzi di tutela riconosciuti: oltre al Consorzio Sannio, il Consorzio Tutela Vini del Vesuvio, il Consorzio Tutela Vini d’Irpinia, Vitica - Consorzio Tutela Vini Caserta, Vita Salernum Vites - Consorzio tutela vini. Un evento unico nel suo genere che vede insieme le cinque comunità del vino della Campania con l’obiettivo di valorizzare e promuovere le Dop e le Igp tutelate attraverso un suggestivo itinerario esperienziale e di conoscenza rivolto a esperti, giornalisti di settore, addetti ai lavori e appassionati del mondo del vino.

Il programma della manifestazione del 7 dicembre prevede in apertura (nella sala convegni di Cantina Iannella) la presentazione del ricco palma res ottenuto dalle denominazioni sannite (Aglianico del Taburno Docg, Falanghina del Sannio Dop, Sannio Dop e Benevento Igp): ben 244 premi e riconoscimenti  ottenuti in 22 guide e concorsi nazionali e internazionali. A raccontare quest'intenso anno del vino sannita sarà Antonio Follo, segretario della delegazione sannita dell'Associazione Italiana Sommelier. A seguire  nell'accogliente bottaia di Cantine Iannella, gli addetti ai lavori e gli appassionati del vino potranno degustare una ricca selezione delle etichette premiate.  

Gli organizzatori di Sannio Top Wines' hanno fortemente voluto come sede dell'evento le  Cantine Iannella, per commemorare Antonio Iannella, patron dell'azienda, prematuramente scomparso nella primavera di quest'anno. Un grande protagonista del mondo del vino sannita, esemplare innovatore e appassionato portavoce dei vini e del territorio sannita.

«L’intento di Sannio Top Wines' - dichiara il presidente del Consorzio, Libero Rillo - è quello di mettere in risalto il notevole processo migliorativo messo in campo dalle aziende aderenti al Consorzio.>> A conferma di questa continua crescita di qualità c'è la nascita di progetti editoriali dedicati al settore enologico e le più importanti selezioni nazionali e internazionali, che in questi ultimi anni registrano presenze sempre più rilevanti di vini sanniti, con diverse etichette che hanno conquistato il palcoscenico delle eccellenze italiane e internazionali.  Una pattuglia che cresce di anno in anno, a conferma del grande lavoro che si sta portando avanti sul territorio. Tale successo è dovuto al grande ruolo dei vitigni falanghina e aglianico. La Denominazione di Origine Falanghina del Sannio risulta essere la più premiata. A seguire la performance delle etichette  da vitigno aglianico, con l’ottima affermazione delle bottiglie Aglianico del Taburno Docg e delle produzioni Sannio Aglianico Dop. Intanto si fanno sempre più largo - conclude Rillo - anche le interpretazioni dei vitigni a bacca bianca fiano, greco, coda di volpe e quelli a  bacca rossa piedirosso e barbera. Così come segnaliamo il continuo incremento dei riconoscimenti ottenuti dagli spumanti, quasi tutti ottenuti da uve falanghina».

 

L’evento si terrà nel rigoroso rispetto delle regole previste dalle normative anti Covid.

A garanzia di tutti e nel rispetto delle norme, all’ingresso verrà chiesta l’esibizione del Green Pass.

mercoledì 1 dicembre 2021

Napoli 30 novembre grande successo e tutto esaurito per Anteprima Vitigno Italia 2022

 

Castel dell'Ovo la sede della  edizione 2022 di Vitigno Italia 

un momento della degustazione


Dopo una lunga pausa imposta dalla pandemia, Napoli è tornata a ospitare un grande evento dedicato al vino italiano di qualità. Martedì 30 novembre, all’interno degli eleganti saloni dell’Hotel Excelsior  è andata in scena infatti Anteprima VitignoItalia 2021, raccogliendo un grande successo di pubblico, tra appassionati e addetti ai lavori. Un sold out totale nonostante i rallentamenti dovuti alle procedure sanitarie vigenti.
Protagoniste  oltre 80 aziende provenienti da tutto lo stivale  (15 le regioni rappresentate con la Campania naturalmente in testa), per oltre 500 etichette in degustazione. Intrigante e curiosa la selezione delle etichette in degustazione, a partire da un'ampia offerte di bollicine di grande qualità dal Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto con il nuovo Prosecco Docg Rosee, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Campania e Sicilia. Molto alto il livello degli altri campioni in assaggio, con gradevoli sorprese da tutte le regioni, è stato bellissimo ritrovare l'entusiasmo del reincontro tra i produttori e gli appassionati, era palpabile il desiderio di confronto mancato per così tanto tempo.

“È stato davvero emozionante – sottolinea Maurizio Teti, Direttore di VitignoItalia - poter rincontrare dal vivo, dopo la lunga pausa forzata, gli operatori e i winelovers di tutta la Campania e non solo. Ma ancor più coinvolgente è stato senza dubbio l’incontro con i produttori, che come e più di noi hanno sofferto negli ultimi due anni per la mancanza di fiere ed eventi del genere dedicati al comparto vitivinicolo. Un settore che sappiamo bene essere strategico per il made in Italy e che merita ora più che mai di essere  sostenuto”.



“La risposta di Napoli è stata come di consueto assolutamente positiva – conclude Teti -. VitignoItalia si candida ancora una volta a essere il punto di riferimento fieristico, legato al mondo del vino, per tutto il Centro-Sud. L' appuntamento è per il mese di giugno 2022, dal giorno 5 al 7, quando finalmente Castel dell’Ovo riaprirà le sue porte per ospitare l’evento principe dell’estate del vino”.

www.vitignoitalia.it – Tel 0814104533; segreteria@vitignoitalia.eu

Ufficio Stampa MG Logos – Tel 06/45491984; comunicazione@mglogos.it

venerdì 19 novembre 2021

Home Piccola Osteria Alternativa, una bella scoperta nel cuore dei Campi Flegrei

 


lo Chef Tommaso Di Meo e il Responsabile di Sala Felice Esposito 

La scorsa settimana sono finalmente riuscita ad andare a trovare una vecchia conoscenza che da giugno di quest’anno ha avviato un’ attività in proprio nel cuore dei Campi Flegrei nella zona più antica di Bacoli. E’ lo chef Tommaso Di Meo classe 1979, nato a Pozzuoli - quindi flegreo fino al midollo – con le idee chiare già dalla scelta degli studi superiori: si iscrive all’istituto alberghiero sezione Cucina; dopo il diploma inizia il percorso di esperienze e formazione. Per quattro anni collabora con il ristorante Villa  Gitana di Bacoli specializzato nella cucina flegrea di tradizione. Da Bacoli si sposta a Venezia al Bistrot De Venise locale dedicato alla cucina storica veneziana e ai vini rari. Allo stesso tempo si diploma Mastro Coppiere presso l’Aspi grazie alla sua sconfinata passione per il mondo del vino. Terminata l’esperienza veneziana, Tommaso sbarca a Roma presso il ristorante Doha nel cuore dei Parioli e successivamente al ristorante dei Feudi di San Gregorio all’interno della Rinascente sempre a Roma. Nel 2004 il richiamo del sangue si fa sentire e Tommaso rientra nei Campi Flegrei dove ritrova Nando Salemme flegreo doc e patron della nota Osteria Abraxas in via Scalandrone a Bacoli. Tra i due nasce subito un rapporto di fiducia e stretta collaborazione e qui Tommaso cresce e partecipa con passione ai progressi di Abraxas, un progetto molto diverso dalla classica cucina di mare flegrea, che punta tutto sulle eccellenze di terra  flegree e non, con vini, pasta, carni, ortaggi, salumi e formaggi assolutamente unici. La carta dei vini è sempre stata un punto forte di Abraxas, Nando Salemme è Sommelier Ais e negli anni è arrivato ad una selezione enoica curiosa, originale e in perfetto abbinamento con la cucina. Il sodalizio ha un grande successo e va avanti per tredici anni, fino al 2017, quando Tommaso si sente pronto per aprire un locale tutto suo realizzando un sogno coltivato già da anni. Il rapporto con la “famiglia” Abraxas resta ottimo e il “fil rouge” non si spezza, la “mano” in cucina è immediatamente riconoscibile, naturalmente con nuove incursioni e sorprese.

Home Piccola Osteria Alternativa apre la “porta di casa” il 23 giugno scorso ancora in piena pandemia. Il locale fa parte di una proprietà rurale di famiglia, dove al terzo e ultimo piano Tommaso e sua moglie Valentina co-protagonista dell’intero progetto, hanno realizzato un ambiente intimo, di elegante e confortevole semplicità, dove gli ospiti possano sentirsi a casa propria, in un’atmosfera professionale, ma calda e non ingessata.


dettagli degli interni

Le piccole sale, l’una nell’altra, contano 28, massimo 30 coperti, proprio per garantire un’esperienza rilassata senza alcuna fretta. La brigata si compone di Tommaso alla guida della cucina con un aiuto, Felice Esposito responsabile di sala, 24 anni con esperienze in Spagna e  che sta completando il Wset, corso internazionale per Sommelier e in primis, Valentina Simeoli cordiale e creativa, specializzata nella pasticceria che ama con tutta se stessa. Oltre alla pasticceria anche il pane, i grissini e le focacce sono fatti in casa.

 


 i grissini fatti in casa

Home, mi racconta Tommaso,  è il sogno di una vita , l’idea era quella di creare un luogo che potesse offrire  la sensazione di andare a cena a casa di amici o parenti. Negli anni io e mia moglie abbiamo notato che sul territorio ci sono tante realtà ma quasi  nessuna che desse  l’impressione di sentirsi a casa, tra amici.”

L’Osteria segue una filosofia precisa orientata alla scelta di piccoli produttori al fine di farli conoscere; la scelta delle materie prime segue quest’indirizzo dalla pasta, all’olio, alla carne, agli ortaggi e, in particolare ai vini.
La carta vini è composta quasi completamente da piccole aziende italiane e internazionali “che lavorano in prima persona la vigna riuscendo a portare in cantina uve integre senza bisogno di particolari interventi.”
Il menu cambia ogni 40/50 giorni seguendo la stagionalità. 

In questo periodo autunnale  la carta si compone di tre antipasti a base di formaggi di un piccolo caseificio dei Monti Lattari, di salumi del Casentino (ottimo il Prosciutto, “il Grigio”) e di qualche incursione di mare flegreo proposta dallo chef. Si prosegue con quattro primi, due a base di pasta fresca:

 


Ravioli all'ischitana farciti di carne di coniglio conditi 

con spuma di pecorino dei Monti Lattari


Gnocchi ripieni di baccalà mantecato al pomodoro del piennolo e polvere di olive

Gli altri due con pasta d’autore: spaghettone Mancini  con cozze, crema di broccoli e nduja di Spilinga, per chiudere con le fantastiche  candele spezzate  del Pastificio dei Campi  con Genovese di manzo.

Sei i secondi: la costata di Chianina  con 40 giorni di  frollatura;  l’entrecote di angus;

 


il tenerissimo e succulento brasato con castagne e salsa al piedirosso; 

l’anatra all’aceto balsamico stravecchio di Modena con porro in doppia consistenza

 e salsa di Bleu Jersey.

Curiose le due incursioni dal mare: Fish and Chips con gel al mandarino e seppia fritta con finocchi.

Cinque le proposte dolci di Valentina Simeoli:



Terramisu servito in un divertente vasetto che richiama appunto la terra.

croccante crema diplomatica e amarena; 

                              deliziosa e non eccessivamente dolce la pannacotta 

                            al cardamomo su salsa al cioccolato e nocciole caramellate;

tortino caldo di mele annurche in doppia consistenza e crema alle mandorle; per finire una specialità bacolese preparata in occasione delle festività dei Defunti, i Murticielli, si tratta di piccoli croccantini al cioccolato con caffè alla viennese (panna fresca, cioccolato fondente, cannella e cacao in polvere).

Torniamo all’atmosfera e al servizio: si respira aria rilassata con piacevole musica appena in sottofondo,  i tavoli sono quadrati con mise en place nuda secondo la tendenza del momento.

 


Piccolo benvenuto

All’arrivo viene servito un piccolo benvenuto che muta di volta in volta, secondo l’ispirazione dello chef e le materie prime disponibili. In tempo di pandemia vige il sistema di menu e carta vini digitale con QR Code, ma il direttore di sala è sempre disponibile per chiarimenti o per ordinare a voce senza strumenti telematici!

Il servizio è attento ma non invadente, sempre con il sorriso e la sequenza dell’ordinazione viaggia con il giusto intervallo tra le diverse portate, senza particolare fretta o al contrario lentezza. Una menzione particolare va alla carta dei vini che riesce a coprire con grande curiosità il vigneto flegreo e l’intera Campania con etichette per nulla scontate. Ciò vale anche per il resto dello stivale con una forte presenza di vitigni autoctoni. Molto interessanti tutte le bollicine italiane.  La sezione internazionale della carta vede la Francia in pole position, seguita da Germania e Austria. Ho trovato la ricerca di piccole maison francesi di Champagne, bianchi e rossi assolutamente entusiasmante, vien voglia di provarle tutte!

 

Pinot Noir Le Petite Perriere

La mia scelta è caduta su un giovane Pinot Noir, profumato, elegante con piacevolissima beva. Il rapporto prezzo qualità è assolutamente onesto, raro di questi tempi, e invita alla scelta della seconda bottiglia. Originale anche la selezione dei vini dolci, distillati, nonché cocktails. Chiudiamo con il conto: gli antipasti non superano i 12,00 euro, lo stesso vale per i primi; i secondi variano dai 12,00 ai 18,00 euro, salendo un po’ se si sceglie la costata di chianina che pesa 500gr. e quindi divisibile in due porzioni. Strepitoso, considerando la bontà e le materie prime eccellenti, il costo dei dessert che è per tutti di 5,00 euro!

Per chi lo desidera è disponibile un menu degustazione di 4 portate  a 35,00 euro.

Credo che Tommaso, Valentina ed il resto della squadra siano davvero sulla buona strada, sono trascorsi appena cinque mesi dall’apertura, certo, tutto è sempre perfezionabile e va sempre ricercata la crescita senza allontanarsi dai propri ideali, ma devo dire che la partenza è decisamente buona: ho trovato persone gentili, professionali, con i piedi per terra (vale a dire che sanno bene cos’è un conto economico e come calcolare il food cost), ma che, soprattutto, non abbandonano i propri sogni: una cucina moderna che non dimentica la tradizione e clienti felici!

 

HOME Piccola Osteria Alternativa

Via Virgilio 142

80070 Bacoli – Na

Tel. 081 1936 9121

Wup 338 313 26 01

homepoa@libero.it

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@home,poa

Giorno di chiusura Mercoledì

Aperti lunedì, martedì, giovedì e venerdì dalle 19,30

Sabato dalle 13,00 alle 16,00 e dalle 19,30

Domenica dalle 13,00 alle 16,00

E’ consigliata la prenotazione