venerdì 14 novembre 2014

15 novembre, “Mafie in pentola. Libera Terra, il sapore di una sfida” torna a far tappa a Milano.



Sabato 15 novembre alle ore 21 all'Auditorium di via Valvassori Peroni, per la rassegna "Il futuro della Memoria", va in scena per la 164.ma volta lo spettacolo interpretato da Tiziana Di Masi, premio “Cultura contro le mafie”, che racconta la storia dei prodotti di Libera Terra, dai terreni confiscati alle mafie. Organizzazione: Associazione Ponti di Memoria in collaborazione con Comune di Milano Consiglio di zona 3, con il contributo di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia e il sostegno di Coop, Arci, Anpi, Libera, Cgil Camera del Lavoro di Milano.Ingresso libero a sottoscrizione a sostegno delle iniziative dell Associazione Arci Ponti di Memoria (minimo 5 euro).

A seguire, si esibirà Alfonso de Pietro con "(in)canto civile".
Sarà l'occasione per festeggiare il premio "Carlo Alberto Dalla Chiesa", sezione Arti e Culture, che è stato recentemente assegnato allo spettacolo interpretato da Tiziana Di Masi e scritto da Andrea Guolo.


Mafie in pentola – Libera Terra, il sapore di una sfida è il racconto di un viaggio all’interno delle cooperative di Libera Terra dove, sui terreni un tempo in mano alle mafie, è nata una "bella economia" i cui cardini si chiamano agricoltura biologica, qualità, lavoro e rispetto delle leggi. È uno spettacolo che si fonda sulla speranza e sulla rinascita, perché la terra non smette mai di rigenerarsi, basta concederle la possibilità.

Ed ecco che nella Piana di Gioia Tauro, dagli ulivi abbattuti dalla ‘ndrangheta per ricavarne legname e non cederlo alle cooperative, si originano quei polloni che daranno l’olio della speranza; ecco i vigneti bruciati dalla sacra corona unita in Puglia che tornano a fiorire e a regalare un grande vino; ecco in Sicilia l’affermazione di un’agricoltura che rompe il muro delle regole mafiose e versa finalmente i contributi ai lavoratori.

È uno spettacolo sul gusto e su alcune tra le eccellenze del nostro settore agroalimentare. Con un’interpretazione capace di sfumare dal drammatico al brillante e attraverso il coinvolgimento diretto del pubblico, chiamato sul palco ad assaggiare i prodotti, non “chiude” lo stomaco dello spettatore, bensì stimola la sua “fame” di legalità e di cose buone.
Il cibo si fa memoria e occasione di riscatto sociale.




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