venerdì 15 novembre 2013

Napoli 19 Novembre a Palazzo Reale – Biblioteca Nazionale, si presentala Guida ‘Trattorie di Napoli, Storie, Luoghi e Ricette della Tradizione’ di Giulia Cannada Bartoli per Edizioni dell’Ippogrifo


 Martedì 19 novembre alle 17,oo,  scoprirete, divertendovi,  una guida-racconto, trasposizione rivisitata degli articoli della rubrica dell’autrice  dedicata alle osterie e trattorie napoletane pubblicata su lucianopignataro.it dal settembre 2010.
E’iniziato così il lavoro: la redazione di una lista di locali da visitare; poi l’incontro con il primo ‘Vini e Cucina’. Qui  l’autrice intuisce  che l’approccio per stilare le recensioni deve distaccarsi dai metodi ad alta velocità del web. L’unico limite è  la soglia di prezzo, massimo 25 euro; per il resto, avendo una formazione umanistica,  Giulia Cannada Bartoli  è scesa in profondità: creando  un’empatia immediata  con  i titolari delle trattorie, al 90% con una storia di oltre cinquant’anni.

La diffidenza iniziale  è stata vinta semplicemente parlando la lingua napoletana,  quella imparata da ragazza. In tutti i locali si parla la lingua vera,  quella che oggi si sta perdendo. L’autrice non  ha  seguito schemi,  perché Napoli non ne ha mai avuti. La prima mossa è stata la ricerca dell’etimologia dei due termini ‘Trattoria’ e ‘Osteria’ riportati per esteso alle pagg. 43 e 156 della guida. Incontri con  persone autentiche, poco inclini al lucro, nessun risparmio sulle semplici materie prime, in sostanza quelle della cucina dei napoletani conosciuti già dal XVI secolo come ‘magnafoglie prima e ‘magnamaccheroni’ poi. Pasta in tutti i modi della tradizione, ( Ragù e Genovese in primis) pane (sempre eccezionale), parmigiane di melanzane, polpette, braciòle, frittate, baccalà, trippa, sono solo un esempio dei menù quotidiani.
 Persino il fuori menù è ammesso, dal momento che molte delle trattorie si trovano nei pressi di famosi mercati rionali a cielo aperto: basta uscire un attimo per soddisfare il desiderio del cliente.Poco alla volta, è riemersa una Napoli differente,  quella che ha ritrovato la cucina della memoria; forte il bisogno di Giulia Cannada Bartoli di approfondire e inquadrare la storia di tanti quartieri della propria città che non conosceva, raccontando e descrivendo piazze, vicoli, chiese e monumenti.L’idea di passare dal web alla carta stampata nasce da suggerimenti erichieste di alcuni lettori del sito: realizzare una guida per poter consultare in modo ‘tradizionale’ le trattorie già descritte nella rubrica internet,per mantenere vivo quel particolare piacere di sfogliare un libro, per sua natura capace di trasmettere ‘tangibilmente’ particolari sensazioni, riflessioni ed evocare ricordi. Questa guida si propone, attraverso racconti e leggende del passato, di descrivere le singole trattorie (l’ambiente, le persone, le pietanze) nel proprio contesto storico e socio-culturale. Il legame fra le trattorie, la vita di quartiere e quella dei clienti, quasi sempre abituali, è strettissimo. A Napoli, come in poche altre città, c’è ancora l’usanza dell’asporto del‘cucinato’: mamme in difficoltà, impiegati, operai, vengono a comprare porzioni del menù del giorno, invece di rovinarsi la salute in fast food o in rosticcerie improvvisate. Anche le persone in difficoltà,(sempre di più in questi tempi) ricevono  sempre un piatto caldo o la classica ‘marenna’ (il pane farcito con il ‘cucinato’).
L’oste o l’ostessa, a conferma dell’etimo (ospes, ospite) accolgono tutti con grande calore, senza differenze di sorta, imparando velocemente nomi, gusti e orari dei singoli clienti e ricevendo, con la stessa confidenziale gentilezza, anche i nuovi avventori, in virtù dell’innato senso della convivialità e cordialità del popolo napoletano autentico.
Scambi di opinioni con tanti turisti:  le loro guide riportano argutamente tutte le trattorie visitate. Non si può dire di aver conosciuto Napoli in profondità senza averne assaggiato la cucina tradizionale, tramandata di generazione in generazione e, per di più, a costi accessibili. Andando avanti nelle visite, passione e curiosità crescevano, risvegliando nell’autrice l’amore profondo per la propria  città, misto a rabbia nel constatare come si è ridotta. È come se Napoli fosse una signora molto bella, truccatissima, ma non curata nell’intimo. In pratica qualche piazza è stata trasformata in effimeri salotti chic e ci si è dimenticati del cuore di Napoli, ne hanno fatto “nu quadro ’e lontananza...”..
Non è bene, tuttavia, piangersi addosso ed esaltare i lati negativi... altrimenti
si dovrebbe ascoltare Eduardo: «Fuitevenne ’a Napule!». Noi non scappiamo, vogliamo bene a questa città, nonostante tutto.





 il grande Eduardo
Le cinquanta trattorie sono diventate rifugio di sana umanità; sapori e ricette che sopravvivono grazie alla fatica di persone che, per restare in pari, lavorano anche diciotto ore al giorno con instancabile passione ed entusiasmo. La conduzione dei locali è quasi sempre familiare, il che aiuta a contenere i costi. Qui si mangia anche alle quattro del pomeriggio o a tarda notte. Tante  sane risate  nell’assistere ad allegri litigi e rimbrotti tra genitori e figli o tra marito e moglie. Indimenticabili  nomi, sorrisi e ringraziamenti sinceri di persone semplici con le quali si è instaurato un rapporto di sincera amicizia. Naturalmente, Napoli e provincia celano ancora molti di questi tesori; questo lavoro vuole essere perciò solo un primo approccio, per poi continuare a viaggiare in città e, soprattutto, in provincia, per scoprire altre meraviglie umane e gastronomiche. Ciò che rimarrà scolpito nella memoria e nel cuore dell’autrice è il modo di intendere la vita di queste persone, i veri napoletani: «stamm’ sott’ ’o cielo, ’a vita è nu muorzo»; non possiamo prevedere il futuro, inutile angustiarsi, la vita è breve, non va sprecata, ma assaporata attimo per attimo, magari, trovando conforto nel buon cibo quotidiano della tradizione partenopea, nella dignità e nel piacere dell’affettuosa e solidale condivisione  - pur non conoscendosi a fondo - di gioie e dispiaceri .
In chiusura un brindisi con i vini delle Donne del Vino della Campania

info e adesioni 081 . 781 92 16 – 3398789602 ore ufficio

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