lunedì 21 settembre 2009

San Vito Lo Capo - Tp. Ristorante e hotel Al Ritrovo

Le foto dei piatti e dell Chef
Trancio di ricciola " alla pantesca"
Insalatina di cozze, arance, cipollina rossa e aceto balsamico

Conchiglioni fatti in casa con farina di pistacchio, cozze e tenerume di zucca


Calamaro ripieno con farcia di pane ammolicato, capperi e agrumi



Bresaola di tonno stagionata dallo chef




Delizie dalla tonnara





lo Chef del Ristorante al Ritrovo
Peppe Buffa






riporto anche sul mio sito, il racconto esntusiasta di questa scoperta fatta nel trapanese quest'estate e già pubblicata da Luciano Pignataro Wine Blog







San Vito Lo Capo, ristorante hotel Al Ritrovo


Viale C. Colombo 314 Castelluzzo Sempre aperto.
Ferie: 18 – 30 novembre e 20 – 30 gennaio
Tel. 0923.975656 - fax 0923.975670
Lo chef Peppe BuffaStoria, sapori, passioni ed emozioni. Questa è la Sicilia di Peppe Buffa, chef e patròn del ristorante Al Ritrovo di Castelluzzo, piccola frazione di San Vito Lo Capo, celebre per le bellezze naturali e per il Cous Cous Fest che ogni anno raccoglie centinaia di chef da tutti i paesi del Mediterraneo.Il ristorante, circa 60 coperti, è aperto dal 1995, Peppe è dietro i fornelli dall’età di 15 anni, oggi ne ha 42. La sala è ambientata d’estate in un delizioso giardino attrezzato e d’inverno in un caldo salone con tanto di camino.Nel 2006 lo Chef chiude il cerchio, affianca al ristorante, un piccolo hotel di charme: 12 camere arredate in elegante e confortevole stile minimal dai vivaci colori di Sicilia, solarium e vasca spa al piano superiore e, soprattutto, personale eccellente e sinceramente cordiale, s’intuisce che il patron ha costruito una squadra affiatata. Il direttore di sala e dell’hotel, Antonio Tilotta, con Cristina Cardella e Franca Zichichi all’accoglienza e assistenza ospiti, hanno reso il mio soggiorno indimenticabile, quotidianamente coccolata con discrezione, professionalità e calore esclusivamente siciliano.Peppe, sommelier e relatore Ais, è stata la mia guida durante tutto il soggiorno: ogni giorno luoghi meravigliosi e sapori sconosciuti. Fortemente attaccato alla propria terra, mi ha fatto provare tutti i prodotti del trapanese, eccellenti materie prime, base della sua cucina. Ho assaggiato, l’olio extra vergine d’oliva da cultivar Nocellara, Cerasuola e Biancorilla, il pane di Castelvetrano, i biscotti al sesamo, l’aglio Rosso di Nubia, la pasta fatta in casa, i pomodori secchi, i “cucunci” (fiori di cappero), le verdure dell’orto e il pesce freschissimo di un fornitore esclusivo di San Vito Lo Capo. I piatti s’ispirano fortemente ai sapori forti tradizionali di questo versante della Sicilia, tuttavia, in ogni composizione ho ritrovato tocchi di leggerezza ed eleganza sia, nella sostanza, che, nella forma. Il menù è in teoria settimanale e rigorosamente di stagione, di fatto, ogni giorno ci sono nuove incursioni secondo quello che arriva dal mercato del pesce, dall’orto e dalla fantasia dello chef. In due settimane ho voluto provare tutti i piatti, solo in qualche occasione la mia curiosità gourmet mi ha spinta in qualche piccolo ristorantino gourmet di San Vito Lo Capo, ricordo il Tha’am dei fratelli Graziano, delizioso locale in stile arabo con cucina fusion siculo-tunisina (0923-972836). Antipasto della tonnara, bresaola di tonno e insalatina di cozze
Torniamo al menu, ogni sera lo chef veniva a raccontarmi le golosità extra carta, la mia scelta era perciò sempre un misto tra piatti nuovi e alla carta.Fantastiche e diversissime tra loro le entrèe: il tortino di pesce spada con caponata bianca ai pinoli su vellutata di pomodoro. Un piatto equilibrato composto di un’unica fettina di pesce spada avvolta a mò di tortino intorno ad una farcia di verdurine. Sempre molto intriganti le presentazioni. Ancora, un piatto fantasioso e saporitissimo: il crudo di gamberi in carpaccio d’ananas e caviale mojo. Ogni sera un’entrèe curiosa. Assaggiate tutte: dall’antipastino delizie della tonnara, composto, da salame, carpaccio e bresaola di tonno, fatta dallo chef e stagionata 2 mesi, ottima anche da sola condita con pepe nero e verdure saltate. Sono andata in estasi per l’insalatina di cozze, arance e cipolla rossa, un misto di sapidità e dolcezza a cui ho abbinato un Grillo 2007 della Cantina Castellucci Miano di Valledellolmo.La sera di Ferragosto un entrèe da favola, misto di tradizione e innovazione, il sapore mi è rimasto scolpito nella memoria: crema fredda di mandorle di Avola in olio Extra vergine del Belice con code di scampi, leggermente aromatizzata all’aglio rosso di Nubia. Strepitosa anche la seconda entrèe (è Ferragosto), Lampuga affumicata in casa dallo chef, pura estasi al palato. La crema si rivela un gioco di consistenze e alternanza di sapori diversi che mi strega, l’ultima sera l’ho riprovata per portarne con me il ricordo. Un salto a terra: caponatina di melanzane con cacao amaro e mandorle, anche qui divertissement innovativo tra sapori contrastanti, l’amaro delle mandorle e del cacao e la caponatina in leggero agro dolce, davvero particolare. Del cous cous ho già parlato nella prima puntata. Resta in ogni caso il piatto che più mi ha incantato per sapori, consistenze, composizione, richiami alla tradizione e spunti innovativi come il cous cous dolce con gelato di vaniglia.Un trionfo i primi e le minestre: sono partita dal risotto ai crostacei con finitura allo zibibbo, che dire? Un fantastico risotto alla trapanese!Il 90% dei primi piatti è naturalmente ispirato al mare e al pescato del giorno: tonno e cernia, i pesci preferiti dello chef, ( gli altri sono “abitanti del mare” mi dice ☺ ), la fanno da padrone. Ravioli di cernia in brodo ristretto di scorfanetti, il mare in bocca, sapidità e tendenza dolce in perfetto equilibrio, ho abbinato lo zibibbo fermo “Pietranera”, Marco de Bartoli 2006. Particolarissimi i vermicelli con vongole e pecorino primizio, insolito abbinamento che noi napoletani rifiuteremmo a priori, in realtà l’accostamento è riuscito.Conchiglioni impastati con la farina di pistacchio con cozze
Infine due piatti mare/terra : conchiglioni fatti in casa con impasto di pistacchi, cozze e tenerume di zucca, abbinamento si potrebbe dire ormai scontato della cucina mare – monti del sud. No. Il piatto si presenta appena brodoso, quasi una minestra, carnose le cozze e morbido il tenerume di zucca locale, ritorna il fil rouge dell’alternanza tra sapidità, tendenza dolce, tradizione e innovazione. A crudo un filo d’extravergine di cerasuola. Più insolito l’altro piatto, cavatelli fatti in casa con aragosta e tartufo, abbinamento azzardato ma ben riuscito, ho bevuto il Meridiano 12, 100% Catarratto della Tenuta Gorghi e Tondi nella vicina Mazara del Vallo. (www.gorghitondi.com), bei profumi floreali e agrumati, giuste sapidità e persistenza.Una domenica stanca del mare rientro per pranzo e allora ragù! Qui però il maiale del mare è il tonno, ergo, ragù di tonno rosso con rigatoni fatti in casa, una spolverata di pepe nero, basilico e immancabile “scarpetta”. In alternativa, tubettoni con patate, pomodorini e filetti di triglia, solo l’imbarazzo della scelta. Calamari farciti, cernia alla pantesca e tranci di ricciola alla pantescaTra i secondi, il menù pur offrendo una buona scelta di carni locali, come il filetto di manzo al Nero d’Avola o, gli involtini di carne alla siciliana, è un bagno di mare. Tonno, cernia, spada, calamari, ricciola e triglie, oltre a freschissimi crostacei, ispirano ogni giorno la fantasia dello chef.Saltando la carne, ho voluto provare un po’ di tutto. Ho iniziato dalla cima della piramide, tagliata di tonno rosso, quasi crudo con semi di papavero, sesamo e sale aromatizzato alla lavanda, decisamente tra i piatti migliori mai assaggiati: freschezza della materia prima lasciata intatta e appena insaporita dalle delicate spezie. Il tonno in versione più moderna arriva una sera a sorpresa: insalatina di tonno su crema di agrumi, sapori ben distinti e allo stesso tempo sapientemente fusi. Poi sua maestà la cernia, preparata in due versioni, alla “pantesca” stufata con patate, pomodorini paceco, saporite olive nere locali, e capperi ovviamente di Pantelleria, oppure in pasta brick, sottilissime sfoglie di pasta tipicamente marocchina, simile alla pasta phillo, ma più leggera e sottile, con purea di melanzane, fusione perfetta tra terra sicula e mondo arabo. Passiamo a molluschi e crostacei, su tutti, calamari e gamberi rossi imperiali, quelli del Mediterraneo dai lunghi baffi. Il primo farcito con mollica di pane, capperi, spezie e uova e servito su salsa di agrumi: un altro piatto stampato nella memoria. I secondi saltati al passito di Pantelleria con qualche nuance di pomodoro: equilibrio perfetto. La pasta brick l’ho ritrovata anche in forma di tulipano ripieno di piccoli tranci di ricciòla in compagnia di un grosso grasso gamberone imperiale.
Il giovane sous chef Giuseppe CucciaréFuochi d’artificio per la pasticceria: tipica siciliana con divertenti rivisitazioni. I miei preferiti, parfait al pistacchio, alla mandorla e al torroncino con fondente caldo. La tradizione si mantiene sulla tipica cassata e sulle cassatellle, piccoli calzoncini di pasta frolla, farciti di ricotta e cioccolato, fritti e serviti con gelato di vaniglia e una spolverata di cacao. Per chiudere freschissime barchette d’ananas al basilico, o, sorbetto al “capuni” (melone) di Paceco. Quasi del tutto isolana la carta dei vini, con molte etichette curiose e meno note al fianco dei nomi che hanno fatto grande la Sicilia del vino. Interminabile la lista dei dopo pasto, tutti siciliani, passiti, marsala d’ogni tipo, vini aromatizzati alla mandorla, ottima scelta di whisky e rhum.Lo chef appena può, si sgancia dai fuochi e fugge in sala per salutare i clienti, molti abituali, sostituito in cucina dal giovane sous chef Giuseppe Cucciarè, una bella promessa. Peppe si sofferma con piacere, soddisfa le curiosità della gente, discute di sapori e di vini. In poche parole: comunica la propria terra attraverso i sapori e la passione che traspirano dai suoi piatti. Non fa alcuno sforzo per questo, è pazzamente innamorato della Sicilia. Una curiosità: il logo riprende i decori dei volti femminili degli antichi ( non i souvenir) classici carretti siciliani. Straordinario il rapporto prezzo qualità sia del ristorante che dell’albergo: per un menù completo dall’entrèe al dolce spenderete circa 45,00 € ,esclusi i vini ( molto onesto anche il ricarico sulla carta). Il costo della camera in alta stagione è di € 60,00 a persona con colazione, naturalmente, a chi piace, “u pani cunzatu” caldo e croccante si serve ogni mattina.
Giulia Cannada Bartoli
COME ARRIVAREIn aereo: aeroporti di Trapani( 60 km) e Palermo; in auto: percorrere l’A29 fino allo svincolo di Castellammare del Golfo. Uscire e seguire la SS 187 fino al bivio San Vito Lo Capo/Custonaci. Seguire le indicazioni. In nave o barca: porti turistici di Trapani, Palermo e San Vito Lo Capo

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