Un
marchio per identificare e riconoscere il pane di eccellenza. Un disciplinare
per garantire produttori e consumatori e combattere il fenomeno degli abusivi.
Questa volta si fa sul serio. Gli ideatori del marchio, coordinati da Giuseppe
Petrella con la partecipazione del presidente dell’Associazione Provinciale
Libera Panificatori Napoletani Giuseppe Baino, illustreranno le direttive del
progetto in un incontro con addetti ai lavori, istituzioni e stampa. Appuntamento
il 17 marzo alle ore 16 nell’Antisala dei Baroni del Maschio Angioino per
illustrare l’importanza di avere un prodotto riconosciuto e certificato.
Un
decalogo di regole su prodotti, igiene, controlli e soprattutto qualità
garantirà il consumatore finale. Una serie di rigidi controlli certificherà in
maniera inequivocabile che chi vende o produce con il marchio “Pane Fresco
Napoletano” lo fa rispettando tutte le norme.
Alcuni aderenti all’Associazione
Provinciale Libera Panificatori Napoletani in collaborazione con il
professore Vincenzo Peretti dell’Università Federico II ha studiato un
apposito bollino che verrà poi apposto sul prodotto.
Per ottenerlo basterà
seguire semplici regole di produzione, oltre che ad essere ovviamente iscritti
all’APLPN.
I panificatori già conoscono
la gran parte delle regole che per ottenere il bollino devono poi essere
applicate effettivamente.
Si parte dalle linee guida
essenziali come la preparazione e la tracciabilità. Elementi indispensabili
alla luce del recente provvedimento adottato dal Consiglio Regionale della
Campania.
Basta al pane ad ogni angolo
di strada perché il Pane Fresco Napoletano potrà essere commercializzato al
banco oppure confezionato con tanto di etichetta e busta forata per alimenti.
L’importante è che una volta conseguito il bollino che lo certifica, ogni
panificio lo esponga in maniera evidente.
Chiaramente non potranno
produrre Pane Fresco Napoletano tutti quei forni che lavorano “in nero” senza
avere partita Iva, registri contabili e lavoratori non in regola.
Questo per contrastare gli
abusivi del pane. Non necessariamente fiancheggiatori della camorra ma semplici
esempi di ditte non in regola con le più elementari norme.
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