venerdì 14 marzo 2014

11 marzo, Campania Stories 2014 – I Vini Rossi al Grand Hotel Parkers La Campania esce dalla dimensione provinciale dei piccoli eventi di città e si confronta con la stampa internazionale.


Campania Stories, tornano i vini rossi della regione con un approccio alla vitivinicoltura che segue quattro direttrici: diversità, terra, passione, competenza, sdoganando così i vini campani dai micro eventi metropolitani e regionali che non producono risultati se non uelli di incrementare auto referenzialità e casse degli organizzatori di turno. Spesso giornalisti di settore.Qui è un altra storia: quattro ‘hashtahg’ ideali creati dai quattro affermati  professionisti di Miriade & Partners: Diana Cataldo, Paolo De Cristofaro, Raffaele del Franco e Massimo Iannaccone. L’obiettivo: comunicare e raccontare con efficacia vini e territori. Un’interessante quanto efficace progetto di partnership, tra aziende, Miriade & Partners e sposnsors che hanno avuto fiducia nel lavoro di squadra. Al progetto hanno aderito 65 cantine ra le più prestigiose delle cinque province della regione, in rappresentanza di tutte le denominazioni campane.S’intuisce subito che si tratta della continuazione di un cammino di lungo corso della suddetta squadra di professionisti irpini, che parte circa dieci anni fa con l’organizzazione di eventi di ampio respiro quali: Anteprima Taurasi, nelle varie edizioni, Taurasi Vendemmia, Bianchirpinia e Terra Mia.

Il progetto è ambizioso e ben strutturato su due direttrici riunite in un unico portale www.campaniastories.it on line da marzo 2014: due le macrosezioni, la prima editoriale, una vera e propria testata giornalistica – in italiano e in inglese, contenente news, recensioni, interviste, degustazioni e rubriche; la seconda sarà uno strumento di servizio per il distretto produttivo regionale con : numeri, dati, indirizzi, schede territoriali, focus, denominazioni, vitigni, aziende, annata, indirizzi, mappe, links utili e dispense. In pratica il primo serio e sistematico strumento di lavoro per aziende, addetti alsettore e appassionati per approfondire e lavorare al meglio nel variegato mondo enologico campano.
L’altro perno su cui si basa Campania Stories è l’organizzazione di eventi che mira a far convergere sotto un unico marchio – contenitore le serie di focus  e approfondimenti dedicati ai vini della regione, concentrando al massimo le possibilità di contatto con interlocutori della stampa estera di alto respiro internazionale. Gli strumenti utilizzati vanno al di là di semplici report su singoli vini o annate, ma sono organizzati sotto forma di vere e proprie sessioni di approfondimento  con lezioni, seminari, retrospettive curate da docenti e qualificati professionisti con esperienza specifica sui territori di riferimento.
Contemporaneamente si lavora ogni giorno su due canali fondamentali: l’organizzazione per giornalisti italiani e stranieri di visite , sopralluoghi e degustazioni personalizzate al di fuori dei momenti delle rassegne; il collegamento con il mondo degli operatori locali, per i quali, in occasione degli eventi vengono organizzate sessioni speciali  per rafforzare il collegamento tra aziende , distribuzione e consumo. Un’operazione necessaria ed efficace, come quella di lunedì 17 marzo presso l’hotel de La Ville di Avellino dalle 15,00 alle 22,00, dove gli addetti locali al settore, stampa, enotecari, sommelier, potranno degustare tutti i vini proposti durante in occasione delle tappe di Napoli e dell’Irpinia ( info e accrediti : ufficiostampa@miriadeweb.it, 329. 9606793 – 392. 9866587)
Il seminario – degustazione  di approfondimento  su Pallagrello Nero e Casavecchia


Giuseppe Mancini e Manuela Piancastelli di Terre del Principe, artefici della riscoperta e valorizzazione del pallagrello e del casavecchia
Gremita la sala del Grand Hotel Parkers per il seminario di approfondimento su i due vitigni a bacca rossa che vanno a bilanciare in qualche modo il quadro ampelografico campano tra vitigni a bacca rossa e a bacca bianca che vede una netta prevalenza della seconda. Presenti gli organizzatori, i produttori, gli esponenti delle maggiori guide italiane di settore e molti giornalisti stranieri. Impeccabile il servizio tecnico dell’associazione italiana sommelier di Napoli.Introduce l’argomento Paolo De Cristofaro, tracciando un quadro storico e geografico della vita di questi due vitigni che nella maggior parte dei casi camminano in parallelo, nel senso che i produttori li vinificano entrambi o in blend.  Il  primo imbottigliamento  risale al 1997.  Si evidenzia la necessità di creare delle mappe stilistiche autonome, di abbinamento e di diversità dei rispettivi terroir. Pallagrello e Casavecchia viaggiano in coppia, ma di fatto, hanno storie molto diverse: sul primo, già conosciuto dai romani esiste una discreta documentazione ed era molto diffuso nel  periodo borbonico  del Regnocdelle Due Sicilie: negli annuari di corte è riportata la dizione “piedimonte bianco e nero” perché la coltivazione  era concentrata in questa zona,  Erano considerati vini molto pregiati tanto da essere ascritti tra i  vini ufficiali insieme  a chateaux bordolesi e champagne durante le cerimonie di corte.
Il pallagrello vive il suo momento di splendore quando entra a far parte  della famosa  “vigna del ventaglio” voluta da Ferdinando IV presso la reggia di San Leucio. Ogni settore circoscriveva un vitigno ed era delimitato da una lapide in travertino che ne riportava il nome; addirittura fu emanato un  editto  del sovrano Ferdinando IV che vietava il transito nella suddetta vigna a qualunque ora, a piedi o con altri mezzi.  Dopo l’Unità d’Italia si apre un periodo oscuro, sia per la guerra, sia per l’invasione della fillossera che distrusse quasi tutto il patrimonio ampelografico europeo.  Fortunamente nelle campagne rimasero delle piante per il consumo domestico dei contadini…
Le origini del Casaveccchia sono un po’ più ‘nebulose’ si ritiene che La

città di Trebula sia  l'attuale Pontelatone che,  assieme ai comuni di Formicola,
Liberi e Castel di Sasso è il centro di produzione di questo vitigno . 
Altri fanno risalire il nome al ritrovamento di una piantina presso i ruderi di un’antica casa romana.
Al di là delle  differenti origini i due  vitigni non si sono mai  “parlati”: il pallagrello andava avanti con un approccio intensivo mentre il casavecchia veniva allevato con sistemi più ‘rustici’.

De Cristofaro prosegue, attribuendo a Giuseppe Mancini, Manuela Piancastelli e alla famiglia Barletta, presenti in sala, il merito di aver riportato questi due vitigni a nuova vita.
Sussisteva  tuttavia il problema di far riconoscere il materiale come uve da vino.
Dalla metà degli anni ‘90  nacue un movimento d’attenzione  anche mediatica verso i due vitigni, ma, era comunque difficile certificarne con certezza l’origine e , viste le esigue quantità, gestirne la domanda.
I vini venivano venduti sotto la denominazione igp terre del volturno,  ma fino alla seconda metà degli  anni 2000 non si poteva mettere neanche apporre il  nome del vitigno in etichetta.
Dal 2012 il casavecchia  ha ottenuto la dop pontelatone che uscirà nel 2014. Diversa la situazione per i due pallagrello  (bianco e nero) per i uali non si riesce a raggiungere un disciplinare condiviso tra i  produttori.
Quasi tutte le aziende producono le tre varietà, ci sono 22 comuni con superfici iscritte a pallagrello  e 9 comuni iscritti a casa vecchia. La zona classica del  pallagrello è quella delle colline caiatine, il fulcro sono le colline di Caiazzo, Castelcampagnano e Ruviano.
Il distretto del casavecchia nell’area di Pontelatone è invece  una zona più selvaggia e boschiva dove insistono anche altri tipi di coltivazione come l’olivo e il ciliegio.
L altezza slm è  simile, siamo tra i 150 e i 400 mt verso Casteldisasso
Le differenze riguardano i terreni: la zona classica del pallagrello vede il fiume Volturno con un terreno definito  arenaria di Caiazzo, laddove per il casavecchia  si rilevano terreni argilloso calcarei e di matrice vulcanica.
Per gli aspetti più strettamente agronomici interviene il tecnico Gennaro Reale, esperto del territorio: “le colline caiatine da  due o tre aziende , in 15 anni sono arrivate ad  una ventina di aziende. Parliamo di un distretto viticolo giovanissimo ma ad alta vocazione,
le colline caiatine in senso lato costituiscono un’ ansa all’ interno del  fiume Volturno. Ci sono  due quadranti principali Caiazzo- Castelcampagnano –Ruviano e
Pontelatone – Formicola-  Piedimonte - Casteldi Sasso.
Parliamo di aziende medio piccole in totale 140 -  150 ettari  vitati. Ad oggi non  disponiamo di dati  scientifici sulle differenze tra suoli e vini. In quanto al  clima,   si tratta di un distretto viticolo caldo con temperatura media di 16 gradi e  picchi estivi sui 40 gradi; la piovosità raggiunge circa i  970 mm/anno. Il pallagrello nero e mediamente vigoroso a portamento eretto oggi è quasi tutto   allevato a spalliera,  non è molto produttivo, raggiunge rese tra i  60 - 70 q /ha. Il grappolo è mediamentte grande,  l’acino è  tondo ( i contadini lo chiamano pallarello) la  buccia è molto spessa e  ricca in polifenoli;E’ un vitigno abbastanza resistente, poco suscettibile agli attacchi delle  classiche malattie della vite.
Il grapppolo si presenta con acini grandi e  mediamente compatto.

Il casavecchia, allevato diversamente ha molti più” capi a frutto”, è un  vitigno poco produttivo  con rese che ariivano a 40 - 50 q/ha.
Nella zona di Pontelatone c ‘era una coltivazione familiare che ha fatto  in modo che si conservassero  piante centenarie a differenza del pallagrello.
Il casavecchia  è vigoroso,  poco produttivo, presenta un  grappolo molto spargolo,  gli acini sono più piccoli e di forma ellittica. La buccia molto è spessa,  ricca in antociani  con un ampio grande corredo polifenolico.
Rispetto ai tempi di vendemmia, il Pallagrello nero è più tardivo , si arriva alla seconda metà di ottobre, mentre il  Casavecchia  si vendemmia di solito tra la prima e la seconda metà di settembre.
Otto le  aziende in degustazione:  
-         Il Verro, Terre del Volturno Pallagrello Nero 2012
-         Alois, Terre del Volturno Casavecchia Trebulanum 2010
-         La Masserie. Terre del Volturno, Pallagrello nero Volturnus 2010
-         Nanni Copè, Terre del Volturno Rosso, Sabbie di sopra il Bosco 2010
-         Selvanova, Terre del Volturno Pallagrello nero Hero 2010
-         Vestini Campagnano-Poderi Foglia, Terre del Volturno Pallagrello nero 2010
-         Vigne Chigi, Terre del Volturno Casavecchia Cretaccio 2008
-         Terre del Principe, Terre del Volturno Casavecchia Centomoggia 2005

La degustazione ha evidenziato, al di là di pochi casi:  l’assenza di precisi modelli stilistici rispetto al vitigno e al suolo; una tannicità evidente, più elegante nel pallagrello, leggermente più rustica nel casavecchia; un livello di acidità medio-bassa, sicuramente inferiore all’aglianico; una capacità di durare nel tempo tutta da sperimentare, sebbene i campioni degustati hanno dato buona prova di sé rispetto alla longevità. Conclude il seminario il prof. Luigi Moio, docente di enologia, viticoltore e consulente enologo per una delle aziende produttrici di pallagrello e casa vecchia, sostenendo che dato il basso livello di acidità, bisogna prestare molta attenzione alla sanità delle uve e alla gestione della fermentazione malolattica che – a differenza dell’Irpinia, qui parte molto rapidamente. E’ necessaria, prosegue Moio una mappatura precisa dei dati chimici e bio chimici della materia polifenolica.  I polifenoli del pallagrello sono maggiori rispetto al casa vecchia, il primo risulta infatti anche più tannico. Inoltre è necessario controllare che le bucce in macerazione siano assolutamente sane. Il Pallagrello va più verso note di frutti rossi,
mentre, il Casavecchia presenta note più cupe,  speziate e va facilmente in riduzione.
Con queste uve si possono fare  molti vini: novelli, rosati,  vini pronti e grandi vini da  invecchiamento, l’importante è avere l’assoluto controllo delle uve e la certezza della varietà. I due vitigni prsentano un’unicità sotto il punto di vista ampelografico, straordinaria, bisogna capire dove vanno collocati. 

grappolo di casavecchia

Il problema è la mancanza di massa critica. I listini si attestano su una fascia media di entrata di 15 euro ma sono comunue presenti in Italia e all’estero.
Bisognerà lavorare sulle annate e presto per ottenere  un rating. Riguardo al posizionamento sui mercati esteri, vista la scarsa massa critica, la maggior parte della stampa straniera in sala concorda sul puntare a un target di piccola ristorazione e e wine bar con servizio al bicchiere dove è possibile raccontare la storia del territorio, dell’azienda e del vitigno, in caso contrario, questi vini  sarebbero surclassati dalla massa dei californiani più competitivi per prezzo e posizionamento. Si sottolinea anche l’importanza strategica di un sapiente uso del legno, dal momento che ci troviamo di fronte a due vitigni altamente tannici, il legno va utilizzato per smussare e non per esaltare la tannicità. 
La domanda che chiude il seminario è: possiamo già parlare di distretto e terroir? Probabilmente è troppo presto, siamo però sulla strada giusta, i produttori devono confrontarsi, fare rete e sfruttare occasioni importanti di riflessione e studio come questa. 

Gli appuntamenti prossimi sono per il 17 marzo all’Hotel de la Ville ad Avellino e per la seconda metà di novembre 2014 per Campania Stories – I vini Bianchi ( date e sede da confermare).

Giulia Cannada Bartoli

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