sabato 30 gennaio 2010

Avellino presentata la nuova Guida Vini di Slow Food

Avellino, presentata la nuova Guida Vini di Slow Food




Progetto vino condiviso, stop ai punteggi

di Giulia Cannada Bartoli

L’auditorium da 500 posti della Banca della Campania ad Avellino ha registrato il tutto esaurito per la presentazione nazionale della prossima guida vini Slow Food 2010. Posti in piedi per la grande convention della Campania del vino chiamata a raccolta da Slow Food e dal giornalista Luciano Pignataro, nuovo responsabile di settore per Campania, Calabria e Basilicata.

Il livello di curiosità nelle settimane che hanno preceduto l’evento è stato altissimo: ieri pomeriggio ad Avellino non mancava nessuno: produttori, enologi, agronomi, giornalisti, sommelier, degustatori, ristoratori, eno appassionati e tanti soci Slow Food, tutti venuti ad ascoltare le novità del progetto per il vino italiano negli anni a venire.

Da sinistra: Gariglio, Tacinelli, Burdese, Pignataro e Pascale

Parterre d’eccezione e tavolo dei relatori di grande livello, Roberto Burdese Presidente Slow Food Italia, Giancarlo Gariglio in rappresentanza di Slow Food Editore, Nino Pascale Governatore Regionale, padrone d casa il Fiduciario di Avellino nonché funzionario della Banca della Campania , Lucio Napodano, e Luciano Pignataro neo Responsabile vino. Ha moderato la serata il giornalista Sandro Tacinelli addetto stampa di Slow Food Campania. La presentazione di Avellino è stata la prima di un tour che vedrà Slow Food in giro per l’Italia per presentare il nuovo progetto, dopo la separazione nel 2009 dal Gambero Rosso c’è stato infatti un anno “sabatico” di riflessione. Sono state realizzate in questo periodo tre operazioni importanti, la presentazione del nuovo sito Slowine.it, la convention dei Vignerons d’Europe in Toscana lo scorso dicembre e la Guida al vino quotidiano che è stata una sorta di palestra per nuovo progetto vino 2010. Slow Food Campania ha dato ieri sera una prova di grande coesione chiamando a raccolta tutta la Campania del vino per l’esordio di un altro modo di concepire la guida del vino, andando oltre la redazione di un volume, più o meno corposo, contenente il risultato del lavoro di squadre di degustatori che hanno analizzato migliaia di campioni attribuendo dei punteggi finali in base a criteri che ormai non sono più in linea con la situazione attuale del mondo del vino. Slow Food, ricorda Nino Pascale, vuole compiere ulteriori passi di avvicinamento al mondo della produzione e alle sue problematiche di questo periodo, tra tutte la crisi economica e la lotta contro perversi sistemi di controlli burocratici che rendono sempre più difficile produrre in serenità.

La sala gremita

Alla base del nuovo progetto vino ci sono una serie di concetti fondamentali: la difesa del diritto al piacere di produrre, bere e comunicare il vino; l’importanza di riaffermare anche in viticoltura i valori fondamentali di Terra Madre, ossia la biodiversità; il mettere in campo sistemi di agricoltura ecocompatibili, il ritorno ai valori fondamentali della filiera agroalimentare. La nuova guida sarà impostata su un modello completamente diverso e, per certi aspetti, rivoluzionario, non esisteranno più i panel di degustazione di anonime batterie di vino, ma i collaboratori della guida saranno inviati a camminare le vigne, ad entrare nella vita quotidiana delle aziende vinicole, analizzando le positività e le criticità che non sono da nascondere, ma devono invece diventare oggetto di confronto e alleanza tra produttori e rappresentanti della critica enologica per essere risolte.

Si tratta infatti di un progetto che non è solo editoriale, ma di un programma condiviso che forse non porterà neanche il nome di “guida” dice Gariglio. Le novità saranno rilevanti, tutte nella direzione del recupero del contatto diretto con il tessuto produttivo e dello scongiurare che il punteggio diventi il totem della guida, perdendo di vista i contenuti. Sarà, infatti, molto ampio lo spazio dedicato alla descrizione delle aziende e rispettivi territori di appartenenza. La visita ad oltre 2000 aziende sarà faticosa e costituirà la parte centrale del progetto, sarà un momento di scambio fondamentale che non si limiterà alle solite chiacchiere e all’ assaggio dei vini. Lo strumento cartaceo, nell’era del digitale, deve essere in grado di offrire un livello qualificato di informazioni non reperibili sul web. Bisogna fare in modo che l’acquisto della guida cartacea valga la spesa, uno strumento da utilizzare e non solo esporre all’ingresso di ristoranti o enoteche. Non ci saranno punteggi, ma i giudizi non mancheranno, saranno presenti indicazioni derivanti dalle visite in cantina volte ad offrire al consumatore una carta d’identità della cantina stessa. Sarà una guida con l’ambizione di accompagnare la crescita ed il cambiamento della viticoltura verso la sostenibilita’ ambientale. Verranno segnalate anche le valutazioni complessive sulle aziende, non limitate alla sola degustazione, i rappresentanti della guida non saranno certo dei controllori, bensì, un anello di collegamento tra critica enologica, produzione e consumatori.

Con Roberto Burdese

Luciano Pignataro ha messo in luce la necessità della distinzione netta dei ruoli, tra giornalisti, critici, degustatori e produttori. Ad ognuno il suo mestiere, questo bisogno è la ragione per cui, sottolinea il giornalista, ha accolto con entusiasmo l’invito di Slow Food a formalizzare un rapporto di antica data accettando un ruolo di grande responsabilità. L’agricoltura italiana si trova in un momento di grande confusione, il ministro appare in pubblico mangiando hamburger da McDonald, il peggio della globalizzazione della filiera agroalimentare. C’è bisogno di difendere chi fa agricoltura seria, la fase dei punteggi è stata importante, adesso si deve cambiare il passo.

E’ necessario andare più a fondo, cercare di capire se dietro un vino vi sia anche buona agricoltura da raccontare. Questa guida non va contro, non fa concorrenza, vuole essere l’esaltazione dell’etica intesa come corrispondenza tra ciò che si dice e ciò che si fa in cantina. Campania e Calabria, prosegue Pignataro sono in una situazione sociale difficile, tuttavia, la filiera agroalimentare costituisce un vanto di queste regioni che hanno un immenso potenziale vinicolo da sviluppare. L’aglianico, vitigno principe del sud, è un mondo ancora inesplorato, bisogna ancora capire in che direzione andare. I processi di comprensione e sviluppo della viticoltura del sud hanno possibilità di successo soltanto in presenza di un grande lavoro di squadra. Il lavoro in rete ha sempre caratterizzato l’attività del neo responsabile Slow Food. In questi anni si è creata un’affiatata quanto numerosa squadra di degustatori competenti e appassionati. Per questo progetto ci sarà una fusione di parte delle due squadre, quella cresciuta attorno a Luciano Pignataro e quella della rete Slow Food. Gli amici e colleghi Gaspare Pellecchia, Mauro Erro, Monica Piscitelli, Maristella di Martino, Sara Marte, Marina Alaimo e Pasquale Carlo saranno il cuore della squadra campana.

Con Antonio Caggiano e Filippo Di Somma, Cantine Di Marzo di Tufo (1827)

Le conclusioni della presentazione sono affidate a Roberto Burdese presidente nazionale Slow Food. Burdese parte da un concetto fondamentale, la guida Slow Food non è uno strumento “contro”, ma un progetto di chi vuole pensare in positivo, rilanciando un grande progetto vino dove la guida e’ solo uno degli strumenti, insieme ai Master of Food, fondamentali momenti di alfabetizzazione di base per avvicinare le persone al vino meglio di una guida, ai Presidi sul vino, per il momento sospesi, ma che rivestono una basilare importanza per la difesa della diversità. Il progetto vino sarà un servizio teso ad aiutare i produttori a leggere il futuro e comprendere in che direzione si deve andare, facendo rete e condividendo anche gli sbagli in uno spirito di alleanza e cooperazione. E’ questa la forza di Slow Food, la rete che vive di continuo interscambio in direzione della crescita sostenibile. Il vino è un prodotto culturale che nasce dall’uomo, frutto d’intelletto, passione e cultura. Un atto creativo diceva il grande Gino Veronelli. La guida Slow Food ricercherà nel bicchiere di vino gli uomini e le donne che ci hanno creduto e lo hanno progettato secondo il proprio pensiero che fa riferimento alle comunità ed ai paesaggi di appartenenza. Il produttore è responsabile del paesaggio, il vino e la qualità sono figlie della bellezza dei luoghi. Bisogna difendere la risorsa ambiente, non è giusto devastare colline per realizzare nuovi impianti. Rispettare l’ ambiente serve a creare un futuro migliore per la propria azienda, sono scelte che si riflettono sulla comunità: non si e forti nel mondo se non si è forti a casa propria. Non deve essere il mercato a dire che vini si devono fare, il mercato va invece governato ed educato alla diversità, non tutti devono produrre tutto. Se ci omologhiamo prodotti e territori non c’è speranza. Rivendichiamo il diritto al sogno, conclude Burdese lo rivendichiamo e vogliamo lasciarlo ai nostri figli. Il diritto , non la possibilità di acquistare i sogni con i soldi. Il lavoro di squadra, il fare rete pagano.

Con la vignaiola-scrittrice Manuela Piancastelli ed Elena Martusciello, presidente Donne del Vino

I sogni diventano realtà, i vignaioli vicini non sono i nemici, devono essere i migliori alleati per lo sviluppo sostenibile di interi territori e del nostro sud. Questo è lo spirito con cui la nuova squadra, guidata da Luciano Pignataro, intende lavorare. Le maniche sono rimboccate, avanti tutta!

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