martedì 29 dicembre 2009
Villa Raiano , termina la colaborazine con il Prof. Luifi Moio
Come concordato all’inizio del rapporto, dal mese di gennaio 2010, termina la collaborazione di consulenza enologica tra il professore Luigi Moio e l’azienda vitivinicola Villa Raiano. Nove anni di grandi successi nei quali si sono intrecciate energie e professionalità che rimarranno nel bagaglio culturale e lavorativo di entrambi. Sicuri di continuare a dare estrema attenzione alla qualità dei nostri prodotti ringraziamo il professore Moio per il suo preciso e puntuale impegno che ha profuso in questi anni.
Villa Raiano srl
Via Bosco Satrano, 1
83020 San Michele di Serino (AV)
tel. 0825 595663
Fax 0825 595361
Mail info@villaraiano.it
Sito www.villaraiano.it
lunedì 21 dicembre 2009
Giffoni Valle Piana, Grande successo delle Vie del Latte, grande collaborazione tra Onaf e low food


i fantastici formaggi del Caseificio Verace di Giffoni (Sa)

Foto ricordo dei produttori di vino dei Picentini

le nuove"reclute" Onaf mostrano orgogliose il diploma
Il racconto della tre giorni dei formaggi della Campania, entusiasmo di bambini e adultiOttima sinergia tra Onaf e Slow Food La bravissima Maria Sarnataro alle prese con i piccoli degustatori
Si è chiusa la Formaggiata campana, al Borgo di Terravecchia, suggestivo borgo di origine medievale portato a nuova vita dall’illuminata amministrazione comunale guidata dal Sindaco Paolo Russomando e diretto da Helen Cataldo, in collaborazione con uno staff di giovani entusiasti e competenti. Il Borgo, presieduto da Luciano Pignataro, è un esempio virtuoso di spesa pubblica a vantaggio della comunità e del territorio.
La scelta di non parlare della mozzarella di bufala , tipicità regionale per eccellenza, è stata voluta, proprio per portare alla ribalta sapori antichi di formaggi delle nostre cinque province ricchi di storia e tradizione.
Si è chiuso in bellezza con il banco di assaggio di 12 aziende vinicole dei Picentini a denominazione Colli di Salerno igt, presenti: fiano e moscato per i bianchi ed aglianico, sangiovese, barbera e internazionali acclimatati in zona per i rossi. Medio - picccola la dimensione di queste aziende che producono bicchieri di eccellenza molto rispondenti ai territori d’origine: nomi noti e meno noti : da Casa di Baal, Casula Vinaria, Le Vigne di Raito, La Morella, Giuseppe Longo, Luna Rossa, Mila Vuolo, Montevetrano, Reale, Spera, Terra di Vento e Tiziana Marino.
Vivaci e originali i due laboratori di approfondimento per gli adulti presentati da Maria Sarnataro con la consulenza scientifica di Luciano Pignataro, Presidente del Borgo di Terravecchia.. Il primo dedicato a quattro espressioni di eccellenza del pecorino campano, il secondo alla pasta filata.
Per entrambe le degustazioni, tenutesi nelle splendide sale di Palazzo Federico II all’interno del Borgo, è stato realizzato anche una sorta di gioco alla ricerca dell’abbinamento migliore tra i formaggi in degustazione ed alcuni vini dei Picentini.
Il primo turno è toccato ai pecorini. Il Pecorino di Carmasciano, tipico irpino della zona di Sant’Angelo dei Lomabrdi e Rocca San Felice in Vallle D’Ansanto nota per il fenomeno di vulcanesimo secondario della Dea Mefite, praticamente si tratta di una zona con forti emanazioni sulfuree che influiscono molto sulle proprietà organolettiche del latte degli animali al pascolo e quindi sul formaggio. Si tratta di un formaggio raro, reperibile spesso solo in zona, prodotto in bassa quantità e dal prezzo medio alto tra i 15 e i 35 € al kg a seconda della stagionatura.
sabato 19 dicembre 2009
LA TENUTA ADOLFO SPADA A ROSSI D NATALE

La Tenuta Adolfo Spada a Rossi di Natale
Al centro di Caserta, da Nida, gli aglianico e i piedirosso dell’azienda di Galluccio
Domani e domenica, la Tenuta Adolfo Spada partecipa alla due giorni conclusiva di “I ROSSI DI NATALE”, l’iniziativa promossa da Agrisviluppo, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Caserta, in collaborazione con la Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori (FISAR), che dall’8 dicembre per tre weekend ha realizzato a Caserta un inedito connubio tra lo shopping natalizio e le degustazioni dei vini rossi del territorio.
I rossi da Aglianico e Piedirosso – Gallicius 08, Sabus 07 e Gladius 06 - della azienda di Ernesto e Vincenzo Spada sono proposti da Nida, nel centro storico della città (Via G. Mazzini, 65) dalle 17,00 alle 20,00.
La originale “shopping experience”, che si svolge in giornate di grande afflusso nelle vie del centro della città per l’acquisto dei regali natalizi, vede dunque i vini Spada in abbinamento a una storica firma dell'abbigliamento di Caserta: Nida, boutique d'abbigliamento calzature e accessori, sul mercato dal 1965.
E’ di recente apertura il nuovo grande spazio dove si svolge la degustazione. Una struttura che vede, accanto ai capi d'abbigliamento, un angolo dedicato al design, alla lettura e un punto bar e fiorista.
Comunicazione Tenuta Adolfo Spada
Galluccio - Caserta
AUGURI
venerdì 18 dicembre 2009
INTERVISTA A MARIA TERESA LANZA , DELEGATA NAZIONALE FISAR

Maria Teresa Lanza: io, sommelier della Fisar, un grande polo culturale al servizio di operatori e appassionati
Maria Teresa Lanza è delegato nazionale Fisar, l'organizzazione dei sommelier ben presente al Nord e che adesso sta prendendo piede anche al Sud, in Campania in particolare: corsi, servizi privati e agli enti pubblici, partecipazione a convegni e manifestazioni sono le attività che svolgono. Maria Teresa è anche l'appassionata patròn di Ex Libris a Capua, il centro culturale più importante della provincia di Caserta. Le abbiamo rivolto dieci domande per presentare lei e questa organizzazione ai nostri lettori di cui sinora ci siamo limitati a pubblicare gli appuntamenti.
Siamo competitivi nella qualità dei corsi e nei costi dei servizi
Qual è la sua storia e com'è arrivata alla Fisar? Da quanti anni si occupa di vino?Mi sono laureata sociologia, con indirizzo marketing, nel 1997 ho fatto un viaggio a Berlino, dove ho potuto fruire, da turista, di un caffè letterario -ristorante, meraviglioso, alla porta di Bradenburgo, una delle più antiche porte urbane di Berlino. Ho sentito il bisogno di poter vivere da noi un posto simile. Ho così man mano cercato di sviluppare l’idea, di creare una situazione in qualche modo assimilabile a quella che ho vissuto a Berlino.
giovedì 17 dicembre 2009
FISAR CORSI PER SOMMELIER A SALERNO , PRESENTAZIONE DOMENICA 20 DICEMBRE A TERRA DI VENTO

Si terrà domenica 20 Dicembre 2009 alle ore 10:30, presso l'aula didattica dell'azienda vitivinicola Terra di Vento, la presentazione dei nuovi corsi di formazione per sommelier promossi dalla F.I.S.A.R. (federazione italiana sommelier).
L'incontro, rivolto a tutti gli appassionati del mondo vitivinicolo ed enogastronomico, ha lo scopo di delineare una breve traccia introduttiva per un primo approccio al vino, dal bere correttamente, all'incidenza del vino sul nostro corpo, ai poteri terapeutici, al vino nello sport ma anche il vino nei detti e nelle credenze popolari o la cultura medica del vino nella storia e nelle tradizioni.
A tal proposito interverranno il sommelier Alberto Giannattasio, delegato Fisar provincia di Salerno, il professor Guido Arcangelo Medolla, studioso dei modelli e le essenze degli orti medioevali tipici della scuola medica salernitana (X-XIV sec), l'enologo Sebastiano Fortunato, responsabile enologia varietale e viticoltura sostenibile e l'enologo Sergio Pappalardo, consulente tecnico consenso wine.
La mattinata sarà accompagnata da una piccola degustazione di prodotti locali abbinati a vini scelti dal delegato Fisar, Alberto Giannattasio.
venerdì 18 dicembre sei cuoche cucinano per il Mattino Pranzo di Nattale in rosa

Domani sei cuoche cucinano per il Mattino: inserto Il Pranzo di Natale
17/12/2009
Luciano Pignataro ha curato un inserto rosa, domani allegato al quotidiano, un menu dei territori della Campania attraverso l'interpretazione di sei bravissime cuoche, raccontato da quattro giornaliste e due sommelier.Ricette da segnare e ripetere a casa. O, meglio, andare a provare nei sei locali.Poi il racconto del Natale di Fausto Arrighi, Clara Barra Massimo Bernardi, Enzo Vizzari
mercoledì 16 dicembre 2009
Capua, Ex Libris
| 16/12/2009 |
Covo gourmet polifunzionale a Palazzo Lanza |
mercoledì 9 dicembre 2009
I SEI TIPI CLASSICI DELLA PIZZA NAPOLETANA BY RAFFAELE BRACALE PER Luciano Pignataro Wineblog

di Raffaele Bracale
Questa volta – a rischio d’esser considerato un iconoclasta ed un incompetente – inizio affermando (senza tema di smentita!) innanzitutto che la cosiddetta pizza margherita fu copiata, non ideata nel 1889 dal pizzaiolo napoletano (ma, a mio avviso, indegno d’esser considerato tale) Raffaele Esposito, attivo presso la pizzeria Brandi (alla salita Sant’Anna di Palazzo) che la dedicò alla regina Margherita di Savoia dandole il nome di "pizza Margherita". Pizza che tradendo il vecchio vessillo napoletano borbonico bianco con i gigli di francia rappresentava, nell’intento del pizzaiolo, la nuova bandiera tricolore con il bianco della mozzarella, il rosso del pomidoro ed il verde del basilico.L’incolto Esposito, probabilmente a digiuno di storia patria, con l’omaggio fatto ai sovrani discendenti dell’usurpatore Vittorio Emanuele II Savoia-Carignano, fece sí una splendida operazione commerciale (la pizza margherita sarebbe diventata famosissima nel mondo), ma oltre che macchiarsi di tradimento nei confronti dei vecchi regnanti Borbone, fece un’offesa gravissima nei confronti della tradizione partenopea, tradizione che voleva quali autentiche pizze napoletane le seguenti:
A) l’autentica ricetta originaria prevede che per ogni litro di acqua necessitino 50 grammi di sale, 5 grammi di lievito e 1,8 kg di farina. È codificato altresí che la farina debba essere aggiunta gradualmente e lentamente (non meno di dieci minuti) e che l'impasto vada lavorato per venti minuti fino a che non raggiunga il cosiddetto punto di pasta, cioè fino a quando l’impasto non risulti gonfio e liscio, molto estensibile e poco elastico.Ancóra è codificato che lo impasto vada lasciato a riposare su di un piano di marmo o in una madia di legno per quattro ore coperto da un panno inumidito per evitare che la superficie indurisca. Trascorse le quattro ore l’impasto va poi suddiviso in pezzi (palle) sfere di circa 180-200 gr. Da ogni singola sfera si ricaverà una pizza che si deve stendere, senza l’ausilio di matterello, soltano con abili movimenti delle mani, pigliandola e stendendola su un piano di marmo coperto di fior di farina fino a che lo spessore diventa pari a circa 0,3 cm nella parte centrale e pari ad 1 cm per il bordo (cornicione).
B)A questo punto si può procedere ad aggiungere i condimenti sui dischi (di circa 15 – 20 cm. di diametro cadauno) di pasta approntati l’uno accanto all’altro sul piano di marmo; i condimenti per la pizza a margine sono pochi e semplici; su ogni pizza viene distribuito, per tutta la superficie, un cucchiaio e mezzo di sugna indi con uguale procedimento si aggiungono due cucchiai di pomidoro passato, infine si sala ad libitum e si aggiunge un cucchiaio e mezzo di formaggio (in origine pecorino, oggi anche grana) grattugiato distribuito accuratamente per quanto è ampia la pizza.
C) Cosí condita la pizza è pronta per la cottura che va fatta in un forno con brace di legna con una base di mattoni refrattari ed una cupola anch'essa in materiale refrattario ad una temperatura di 460 - 490 gradi e va sollevata brevemente e di tanto in tanto ricevendo il calore in modo uniforme. A fine cottura il bordo esterno (cornicione) che sarà stato leggermente pizzicato prima che s’inforni la pizza risulterà regolare, gonfio, privo di bolle e bruciature, di colore dorato e dal profumo caratteristico del pane. La parte centrale sarà invece morbida.
3) pizza â marenara
Si tratta quasi di una naturale evoluzione della pizza precedente della quale conserva la medesima procedura su A) e C); cambia invece la parte sub B quella relativa al condimento che nella pizza â marenara (pizza alla maniera dei marinai) è costituito da sugo di pomidoro,olio d’oliva e.v., aglio vecchio mondato e tritato finemente, origano secco e sale. La pizza a marigine deve il suo nome al fatto che dismessa l’sanza di condire le pizze con sugna pomidoro e formaggio invalse quella (dapprima tra i marinai (donde il nome â marenenara) del mandracchio (vedi ultra) e poi tra altri artieri) di mangiare una pizza cotta al forno e condita con olio, pomidoro, aglio, sale ed origano; in sèguito essendo diventato questo, per ogni pizzaiolo il piú comune modo di condire la pizza, questo tipo di sugo usato per condire altri alimenti (pasta, carne e pesce fu detto alla pizzaiola ( cioè alla maniera dei pizzaioli), mentre per la pizza si mantenne il nome di â marenenara in quanto sarebbe stato del tutto tautologico parlare di una pizza alla pizzaiuola! Altra scuola di pensiero ritiene che il nome â marenenara derivi dal fatto deriva dal fatto che gli ingredienti, facilmente conservabili, potevano essere portati dai marinai per preparare pizze nel corso dei loro lunghi viaggi.La cosa però non è dimostrata, né probabilmente vera e/o accettabile in quanto tra il finire del ‘700 ed i principi dell’ ‘800 una delle malattie maggiormente diffuse tra i marinai fu proprio lo scorbuto malattia dovuta a carenza di vitamina C quella contenuta in parecchi vegetali, quasi mai presenti tra le scorte di cibo dei marinai (ed i pomidoro son dei vegetali!...) ,malattia che si manifesta con dimagramento, ulcerazioni ed emorragie delle gengive e degli organi interni. Son perciò convinto che il termine â marenenara sia da collegarsi a quei marinai adusi a frequentare le taverne e/o bettole nella zona del mandracchio taverne e/o bettole dove si facevano preparare delle pizze condite con olio, pomidoro, aglio, sale ed origano;Il mandracchio non è il nome di una tenuta, ma indica solo la zona a ridosso del porto(dallo spagnolo mandrache: darsena)frequentata da marinai, facchini e scaricatori che non usavano di certo buone maniere ed il cui linguaggio non era certo forbito o corretto.
Le successive classiche pizze napoletane son quasi tutte una evoluzione della pizza â marenenara.Abbiamo:
4) pizza cu ‘alice ;
5) pizza cu ‘e cicenielle
Si tratta per ambedue di due pizze che della pizza sub 1)(pizza ‘nzogna pummarola e furmaggio) conservano i punti A) e C) cambiano invece le parti sub B quelle relative al condimento che nella pizza cu ‘alice è costituito da sugo di pomidoro,olio d’oliva e.v., aglio vecchio mondato e tritato finemente, piccole alici fresche decapitate e diliscate, sale e pepe;il condimento della pizza cu ‘e cicenielle è costituito da sugo di pomidoro,olio d’oliva e.v., aglio vecchio mondato e tritato finemente, ed un paio di cucchiaiate di bianchetti freschissimi, sale e pepe.
6) pizza ‘e quatte manere
nota anche come pizza quattro stagioni ma si tratta di un’apposizione inesatta in quanto nel pretto napoletano con la voce staggiona/e si indica segnatamente l’estate e non ciascuno dei quattro periodi, di tre mesi ognuno, in cui i solstizi e gli equinozi suddividono l'anno solare (primavera, estate, autunno, inverno); nella fattispecie l’antica napoletanissima pizza ‘e quatte manere si è imbolsita nel nome ed oggi è détta sconciamente pizza quattro stagioni quasi che i componenti di cui è guarnita quali condimenti fossero reperibili ognuno in una determinata stagione, laddove invece sono sempre reperibili nel corso dell’anno; si tratta di una pizza pur’essa partita dalla pizza sub 1)(pizza ‘nzogna pummarola e furmaggio) di cui conserva i punti A) e C) cambia invece la parte sub B quella relativa al condimento; innanzi tutto è da ricordare che sull’originario disco di pasta della pizza cardine, vegono aggiunti due bastoncelli di pasta posti ortogonalmente a croce lungo due diametri del disco fino a determinare quattro comparti che vengon conditi tutti con sugo di pomidoro,olio, sale ed, ciscuno in modo diverso: a)funghetti sott’olio, b) cubetti di salame, c) cubetti di mozzarella di bufala, formaggio e basilico, d)aglio vecchio tritato ed origano.
Non esistono altri tipi di pizza autenticamente napoletane; qualsiasi altro tipo di pizza che esuli le sei or ora esaminate (ad es. pizza capricciosa (con pomidoro, mozzarella, grana grattugiato, basilico, funghi, carciofini, prosciutto cotto, olive nere, olio, uova sode ed acciughe)oppure pizza quattro formaggi: pomodoro (facoltativo), mozzarella, altri formaggi a discrezione, basilico) oppure ancóra stranezze del tipo pizza bianca con panna, mozzarella, prosciutto e mais, da molti chiamata mimosa, o la pizza bianca con panna, mozzarella, prosciutto e funghi, detta anche dello chef. qualsiasi altro tipo di pizza che esuli le sei or ora esaminate, dicevo, usurpa il nome di pizza napoletana, come non esito ad affermare che anche la pizza margherita (non quella originaria, ma quella ideata dall’Esposito della pizzera Brandi…) usurpa il nome di pizza napoletana trattandosi di una focaccia, pur se nata a Napoli, dedicata ad una regina di casa Savoia quella casa che invase ed usurpò per il tramite del masnadiero Garibaldi Giuseppe,della Massoneria inglese e di una manica di generali traditori il libero, indipendente e sovrano Reame di Napoli!E trattandosi di una pizza dedicata alla rappresentante d’una famiglia usurpatrice,è da ritenersi – a mio parere e per la proprietà transitiva – essa stessa usurpatrice, come del resto ò già dimostrato quando ò illustrato la pizza, antecedente a quella del Brandi, che aveva una guarnizione di mozzarella posta a mo’ dei petali di una margherita !
mozzarella
Ci troviamo a parlare di una voce nata in Campania e poi adottata nel basso Lazio ed infine trasmigrata nel lessico nazionale; per il vero la voce mozzarella dovrebbe essere d’uso esclusivo di Campania e basso Lazio in quanto è in tali regioni e non in altre che viene prodotta l’autentica, vera mozzarella formaggio fresco a pasta bianca e molle, in forme quasi sferiche, prodotto tassativamente con latte di bufala;
recotta s.vo f.le = ricotta latticino molle e bianco, che si ottiene facendo bollire il siero di latte rimasto dopo la lavorazione del formaggio è un uomo di ricotta, (fig.) debole, senza carattere aver le mani di ricotta, (fig.) lasciar cadere frequentemente le cose che si hanno in mano avere le gambe di ricotta, (fig.) deboli, che non reggono. Voce deverbale di recocere (cuocere due volte) di cui è part. pass. f.le
‘nzogna s.vo f.le = sugna, struttopreciso súbito che la voce napoletana a margine che rende l’italiano sugna o strutto è voce che va scritta ‘nzogna con un congruo apice (‘) d’aferesi (e qui di sèguito dirò il perché) e non nzogna privo del segno d’aferesi, come purtroppo càpita di trovare scritto.
Ciò detto passiamo all’etimologia e sgombriamo súbito il campo dall’idea (maldestramente messa in giro da qualcuno che nzogna, (non ‘nzogna) possa essere un adattamento dell’ antico italiano sogna(sugna) con protesi di una n eufonica e dunque non esigente il segno d’aferesi (‘) e successivo passaggio di ns→nz, dal latino (a)xungia(m), comp. di axis 'asse' e ungere 'ungere'; propr. 'grasso con cui si spalma l'assale del carro'; occorre ricordare che nel tardo latino con la voce axungia si finí per indicare un asse di carro e non certamente il condimento derivato dal grasso di maiale liquefatto ad alta temperatura, filtrato, chiarificato, raffreddato e conservato in consistenza di pomata per uso alimentare, mentre gli assi dei carri venivano unti direttamente con la cotenna di porco ancóra ricca di grasso.
Ugualmente mi appare fantasiosa l’idea (D’Ascoli) che la napoletana ‘nzogna possa derivare da una non precisata voce umbra assogna per la quale non ò trovato occorrenze di sorta! Messe da parte tali fantasiose proposte, penso che all’attualità, l’idea semanticamente e morfologicamente piú perseguibile circa l’etimologia di ‘nzogna sia quella proposta dall’amico prof. Carlo Iandolo che prospetta un in (da cui ‘n) illativo + un *suinia (neutro plurale, poi inteso femminile)= cose di porco alla cui base c’è un sus- suis= maiale con doppio suffisso di pertinenza: inus ed ius; da insuinia→’nsoinia→’nzogna.
cicule s.vom.le pl. di ciculo =ciccioli di maiale, avanzi appunto dei pezzetti del grasso di majale, dopo cavatone lo strutto o sugna; dal latino:(ins)cic(i)olu(m) Va da sé che i ciculi piú gustosi siano quelli residui del napoletano lardiciello che è il grasso di gola del maiale (altrove détto anche guanciale) formato da due strati di grasso inframmezzato da uno strato di carne) e non della ‘nzogna ‘mpane(alto stato di solo grasso ricavato dalla pancia della bestia )
- Chijarsela a libbretta.
- Letteralmente:piegarsela a mo’ di libretto.
È il modo piú comodo per consumare una pizza, quando non si possa farlo comodamente seduti al tavolo e si sia costretti a farlo in piedi.In tal caso si procede alla piegatura in quattro parti della pizza ed il disco prima piegato in due e poi ancóra ripiegato nel verso opposto assume quasi la forma di un piccolo libro di alcuni (quattro) fogli e si può mangiarla riducendo al minimo il pericolo di imbrattarsi di condimento che trattenuto nella ripiegatura, difficilmente deborda . Id est: obtorto collo,far di necessità virtú, sopportare, far buon viso a cattivo gioco.
Le vie del latte, Formaggiata campana a Borgo di Terravecchia, Giffoni Valle Piana, 16-18 dicembre 2009
mercoledì 9 dicembre 2009 PRESENTAZIONE DI CAMPANIA GOLD AL MASCHIO ANGIOINO
mercoledì 2 dicembre 2009
MENUU' A KM 0 PER TERRA MADRE DAY AD ABRAXAS OSTERIA
LE VIE DEL LATTE: FORMAGGIATA CAMPANA - BORGO DI TERRAVECCHIA , GIFFONI VALLEPIANA (SA) 16 - 18 DICEMBRE 2009

Fabbrica dei Sapori
Ais Campania
Comunicazione
Giulia Cannada Bartoli – Officine Gourmet
339 8789602officinegourmet@gmail.com
martedì 1 dicembre 2009
19 e 20 dicembre L'ASTA DEL CAPPONE DA BERARDINO LOMBARDO A TERRE DI CONCA (CE)

lunedì 30 novembre 2009
CENTO PASSI L'ANIMA DEL VINO IN TERRA DI SICILIA


Per la prima volta al Sud, da un’idea di Cantine Giardino di Antonio e Daniela Di Gruttola insieme a Pino Savoia, un evento completamente dedicato ai vini veri, naturali ed artigianali. 60 aziende da tutt’Italia unite dal fil rouge del rispetto per l’Agricoltura sana, libera e giusta. In un momento storico, dove la gestione politica, afferma Luciano Pignataro, (da poco Responsabile Slow Food del settore vino e della Guida vini 2011 per Campania, Calabria e Basilicata), pone ostacoli e paletti alle uniche vie di sviluppo del nostro paese: Ambiente e Agricoltura eco sostenibile, continuando incoscientemente sulla strada dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione, è necessario associarsi e riaffermare con forza e concretezza i valori della ruralità e della protezione dell’ambiente per la salvaguardia del futuro comune.
Non a caso il compito di aprire la manifestazione è andato ad una realtà simbolo di Agricoltura libera e giusta. Centopassi, fonde l'attività di due realtà, la Cooperativa Sociale Placido Rizzotto – LiberaTerra e la Cooperativa Sociale Pio La Torre – Libera Terra, impegnate sui beni confiscati aCosa Nostra ed affidati al Consorzio di Comuni Sviluppo e Legalità. I terreni, confiscati a boss del “calibro” di Brusca e Riina, erano stati lasciati fino al momento dell’assegnazione in totale stato di abbandono.
Oggi le terre coltivate superano i 400 ettari, di cui 42 a vigneto.Oltre alla vite, le coltivazioni, tutte biologiche, offrono squisiti prodotti a marchio Libera Terra quali la pasta ( è in corso un progetto di collaborazione per la produzione di pasta d’eccellenza con un noto pastificio gragnanese) , il miele e i legumi secchi e lessati; paesaggi di interesse storico e dibellezza straordinaria, da visitare e dove sostare in splendide strutture ricettive realizzate incasolari confiscati a Cosa Nostra: l'agriturismo Portella della Ginestra, che si trova a pochimetri dal luogo della strage del 1947, con l’annesso centro ippico Giuseppe Di Matteo, e ilnuovo agriturismo Terre di Corleone.
La degustazione, condotta da un’appassionato Giovanni Ascione con Luciano Pignataro e Antonio Castro in rappresentanza dell'organizzazione, ha visto protagonisti i tre cru della linea mono varietale, rigorosamente a conduzione biologica, provenienti da singole vigne che nel 2009 ha ricevuto importanti riconoscimenti dall’Almanacco Bere Bene Gambero Rosso e dalla Guida Vini dell’ Espresso.
I vini
Catarratto Terre Rosse di Giabbascio Sicilia igt 2008 Vinificato in purezza dal vitigno a bacca bianca tra i più coltivati in Sicilia, arriva da piante di circa 20 anni, a 400 mt. sul livello del mare. Il nome “Terre Rosse” si deve al fatto che le vigne, allevate a controspalliera, si trovano in una parte dell’appezzamento, Giabbascio, di circa 4 ettari con caratteristiche di suolo uniche per l’area, sabbie rossastre e fresche dell’Alto Belice corleonese. Vendemmia insolitamente tarda per la Sicilia, seconda metà di settembre in assenza di irrigazione assistita. Il vino è giallo paglierino con qualche riflesso dorato, intenso e abbastanza complesso al naso, grazie all’ecscursione termica giorno – notte. Avverto subito fiori di campo, frutta matura e poi erba e fiori essiccati, una nota mielata ben fusa di sottofondo. Al gusto è immediatamente fresco e sapido , di medio corpo, con una buona persistenza olfattiva. Preferisco non parlare degli abbinamenti ma, per tutti e tre i vini ricordare i personaggi che hanno lottato contro la mafia, ai quali sono stati dedicati.
Il Catarratto è dedicato a PIO LA TORRE e alla sua incessante lotta per la pace e la giustizia, a lui si deve la Legge Rognoni-La Torre del 1996 che prevede la confisca dei beni ai mafiosi, scopo poi raggiunto dall'associazione Libera. La mattina del 30 aprile 1982, insieme a Rosario Di Salvo, Pio La Torre stava raggiungendo in auto la sede del partito. Alla macchina si affiancarono due moto di grossa cilindrata: alcuni uomini mascherati con il casco e armati di pistole e mitragliette spararono decine di colpi contro i due uomini. Pio La Torre morì all'istante mentre Di Salvo ebbe il tempo per estrarre una pistola e sparare alcuni colpi, prima di soccombere. Nel 1992, un mafioso pentito, Leonardo Messina, rivelò che Pio La Torre fu ucciso su ordine di Totò Riina, capo dei corleonesi, a causa della sua proposta di legge riguardante i patrimoni dei mafiosi.
Grillo Rocce di Pietra Longa Sicilia IGT 2008
Arriva da vigneti di recente impianto nella zona di Monreale, a circa 500 mt. sul livello del mare, con subitanee escursioni termiche. Il terreno è pietroso, le rese sono molto basse ( 50 q/ha), la vendemmia cade di solito a inizio settembre. La mineralità quasi metallica è il marcatore di questo vino dal colore giallo paglierino carico, corpo importante (13,5%) da “blanc de noir”. Acidità e sapidità spiccate si fondono con eleganza in una lunga ed aromatica persistenza olfattiva. Un vino per me unico, di quelli da imprimere nella memoria per molte ragioni, quelle squisitamente tecniche di degustazione e quelle socio-politiche. Anche il Grillo è dedicato ad un personaggio importante nella lotta alla mafia: il sindacalista Nicolò Azoti uno dei primi della Cgil a cadere sotto il piombo mafioso nel secondo dopoguerra nel 1946. Da segretario della Camera del Lavoro, fondò l'ufficio di collocamento e progettò la costituzione di una cooperativa agricola. Inevitabile lo scontro con gli agrari e i mafiosi, specie dopo la proposta di legge sulla divisione dei prodotti agricoli a 60 e 40 (60% al contadino, 40% al padrone. Azoti fece i nomi dei suoi assassini , ma la giustizia non riuscì nemmeno a celebrare un normale processo. L'inchiesta per la sua morte fu archiviata in istruttoria, dopo che il mafioso indicato come mandante dell'omicidio, ebbe tutto il tempo di costruirsi un falso alibi.
Nero d' Avola Argille di Tagghia Via Sicilia igt 2004
Siamo intorno a Corleone, terreni di argille sciolte a circa 600 mt sul livello del mare, vigne a spalliera anche qui con rese basse (50q/ha). È un vino decisamente equilibrato, freschezza dai toni salmastri, mineralità ferrosa e potenza dei tannini se la giocano alla pari, sul fondo una decisa sapidità. Il colore, a dispetto degli anni, è straordinariamente vivace, rubino intenso con riflessi ancora violacei. L’ingresso al naso è dolce e complesso, floreale di rosa e fruttato di prugna; una sniffata salmastra ci ricorda, commentiamo con Manuela Russo di Cantine Astroni, l’apertura di un barattolo di capperi di Pantelleria, si chiude con note speziate di pepe nero. Questo vino è dedicato a Peppino Impastato, di famiglia mafiosa, ancora ragazzo rompe con il padre ed avvia un'attività politico-culturale antimafiosa. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo. Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978. L'uccisione, avvenuta in piena notte, riuscì a passare la mattina seguente quasi inosservata poiché proprio in quelle ore veniva "restituito" il corpo del presidente della DC Aldo Moro in via Caetani a Roma. Alla vita di Peppino è dedicato il film I cento passi quelli che separavano casa sua da quella del boss Tano Badalamenti che dà anche il nome alla cantina.
I prezzi di questi vini, considerate le difficoltà di produzione in regime biologico, la volontà di puntare all’eccellenza per riscattare una terra vocata alla mafia, sono decisamente equi: 4,50 € franco cantina e circa 10,00 € in enoteca, vini di una grande terra, frutto del lavoro di gente che con passione e orgoglio crede nell’Agricoltura come leva di riscatto e sviluppo dei propri territori, combattendo ogni giorno contro i mulini a vento di poteri occulti.
Libera Terra Mediterraneo s.c.a.r.l., S.S. 118, km 25,1 Corleone. Sede operativa : cantina Centopassi, via Porta Palermo 132, San Giuseppe Jato (Pa) tel. 39+ 091 8577655 – fax. 39+ 091. 8579541 www.cantinacentopassi.it, ettari 400 di cui 42 a vigneto. Vitigni: catarratto, grillo, nero d’Avola. Bottiglie prodotte circa 400.000 (per le due linee: Monovarietale Centopassi e Placido Rizzotto )
Una domenica nel cuore di Napoli : mercato rurale e pranzo da Antonio Tubelli, l’ultimo dei Monzù


Ho assaggiato il vino in maniera non proprio ortodossa, ma sufficiente per sentire mineralità, freschezza, sapidità e ottima persistenza aromatica, notevole il rapporto prezzo-qualità, la gente lo compra. Vincenzo mi racconta della prossima uscita, un cru di Piedirosso, “Magma Rosso” che mi offre in anteprima raccomandandosi di aspettare almeno due mesi.
PIAZZA DANTE
PIAZZA QUATTRO GIORNATE ( Ad. Stadio Collana )