mercoledì 8 settembre 2010

L'APPELLO DI ROBERTO BURDESE PRESIDENTE SLOW FOOD ITALIA DOPO I FUNERALI DI ANGELO VASSALLO IL SINDACO DI POLLICA AMMAZZATO DALLA CAMORRA

la fiaccolata di ieri 7 settembre . foto Luciano Pignataro wine blog

Care socie, cari soci,
dichiariamo, con la partecipazione ai funerali di Angelo Vassallo la nostra intenzione di portare avanti la sua opera.
La morte di Angelo Vassallo ci ha colpiti direttamente e profondamente perché è stato ucciso non solo un difensore della legalità, ma anche un simbolo del Sud più sano e vero, che traduceva nella quotidianità del suo lavoro di amministratore i principi fondanti della nostra Associazione.
 
Viveva la sua carica di vicepresidente di Cittaslow come un impegno preciso e denso di contenuti e non certo come mero incarico istituzionale, ed è per questo che è nostro dovere, e dovere degli amministratori della rete di Cittàslow, non lasciar cadere le sue istanze e far diventare, nel tempo, Pollica un presidio vero della legalità e della cultura del territorio.
 
Non dimenticare non basta: occorre che tutta la società civile, noi compresi, mandi segnali forti di reazione.
 
Per questa ragione la presenza, domani, ai funerali di tutti coloro che, tra voi, potranno intervenire, insieme a me e al Vicepresidente di Slow Food Italia, Silvio Barbero, diventa la manifestazione – da subito – della nostra partecipazione e del nostro impegno.
 

Roberto Burdese
Presidente di Slow Food Italia

lunedì 6 settembre 2010

Ammazzato nella notte il sindaco di Acciaroli Angelo Vassallo, riferimento Slow Food e Lega Ambiente


                                     Angelo Vassallo
Lo hanno aspettato sotto casa sino alle due di notte per ucciderlo.
Un agguato in piena regola in cui ha perso la vita Angelo Vassallo.
Impossibile in queste prime ore capire cosa ha spinto questi barbari a fare una simile infamità, una vigliaccata tipica di chi non sa affrontare in faccia le persone.
Ex pescatore, Angelo diventato un grande amministratore del proprio comune difendendo strenuamente l’ambiente del Cilento e facendo della piccola Acciaroli, comune di Pollica, un vero e proprio gioiello amministrativo.
Da sempre la sua spiaggia è ritenuta una delle più belle d’Italia.
Non è stato un sindaco delle licenze edilizie come tanti suoi compaesani, per lui il cemento non ha mai significato né mazzette e né modernità, ma solo una bara in cui seppellire la civiltà rurale.
Per questo è stato un uomo dalle mille battaglie ambientaliste in un territorio dove l’aggressione del partito del cemento con il suo codazzo di architetti e ingegneri è sempre stata respinta a caro prezzo.
Angelo aveva grande sensibilità su questi temi: il suo comune aveva anche vinto un progetto per Città Slow e più di una volta si sono svolte manifestazioni di rilievo nazionale.
Lo avevo visto l’ultima volta al congresso di Slow Food dove aveva partecipato come delegato.
Perdo un amico, ma soprattutto il Cilento perde un grande sindaco
Spero che gli infami vengano presi al più presto e che marciscano in galera per il resto dei loro miserabili giorni."
La lotta a questi miserabili deve essere compito di tutti, devono capire che non ci distruggeranno e che tutti combatteremo questo è il momento di stare uniti. Ciao Angelo grande Uomo e grande Sindaco. agli abitanti di Acciaroli dico: non vi arrendete portate avanti il suo operato non accettate infiltrazioni

domenica 5 settembre 2010

OTTAVIANO 10 - 12 SETTEMBRE 2010 TERZA EDIZIONE VESUVINUM, IL PROGRAMMA

Ecco i dettagli di Vesuvinum, la kermesse dedicata al Lacryma Christi e ai vini dei vulcani in programma a Ottaviano (Napoli) il 10 e l'11 settembre prossimi.
Le degustazioni d’autore, i convegni, la presentazione della nuova condotta Slow Food Vesuvio e la premiazione del concorso “Amodio Pesce”.

venerdì 10 settembre ore 18:00
I Rossi dell’Etna, come ormai consuetudine, selezionati dalla giornalista palermitana Alma Torretta, con Alberto Capasso del gruppo Slow Wine e Marina Alaimo Luciano Pignataro wine Blog
1) Feudo Cavaliere Millemetri rosato 2009 Etna Doc 12,5% solo mascalese
2) Feudo cavaliere Millemetri rosso 2008 Etna Doc 14% solo mascalese
3) Tenuta di Fessina Laeneo 2009 Sicilia Igt 13,5% solo cappuccio
4) Tenuta di Fessina Musmeci 2008 Doc Etna 14% mascalese e cappuccio
5) Cottanera Etna Rosso 2007 doc Etna 14% mascalese e cappuccio
6) Cottanera L’Ardenza 2008 Igt Sicilia 13,5 mondeuse

sabato 11 settembre ore 18:00
I Bianchi della Tuscia, selezionati dal giornalista Carlo Zucchetti dell’ Enoteca provinciale della Tuscia, con Alberto Capasso del gruppo Slow Wine e Marina Alaimo Luciano Pignataro Wine Blog
La Tuscia denominazione attribuita all'Etruria dopo la fine del dominio etrusco. Il nome indicava in origine un territorio assai vasto, che le diverse vicissitudini storiche hanno ripartito in tre macroaree: la "Tuscia romana”, la "Tuscia ducale" e la "Tuscia longobarda. I vini presentati provengono dalle colline dell’Umbria e del Lazio che presentano caratteristiche morfologiche di natura vulcanica, ricche di piroclastici, oltre a due laghi, Bolsena e Vico anch’essi di matrice vulcanica.
1) Alma Rei I.G.T. Lazio bianco '09 La Carcaia (Malvasia, Procanico)
2) Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Classico D.O.C. Foltone '09 Cantina Stefanoni (Malvasia, Roscetto, Trebbiano)
3) Ferentano I.G.T. Lazio bianco '08 Falesco (Roscetto)
4) Grechetto I.G.T. Civitella d'Agliano Poggio della Costa '09 Sergio Mottura
5) Grechetto I.G.T. Lazio bianco Poggio Triale '08 Tenuta La Pazzaglia
6) Greco di Vignanello D.O.C. '09 Viticoltori dei Colli Cimini
Sarà interessante comparare le caratteristiche di questi vini con il Lacryma Christi del Vesuvio, il vulcano più famoso del mondo.
LE DEGUSTAZIONI SONO GRATUITE, POSTI LIMITATI. INFO E PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ENTRO E NON OLTRE IL 9 SETTEMBRE 2010 A info@stradadelvinovesuvio.com OPPURE 335 578 65 87.

I convegni

Venerdi’ 10 settembre h. 18,00 Sala Conferenze (Scuderie)
Tavola rotonda
Il Parco, i Comuni, la Strada del vino e dei prodotti tipici:
quali prospettive per lo sviluppo del territorio vesuviano


Sabato 11 settembre ore 18.00
Sala Conferenze (Scuderie)
Convegno
Le tipicità enogastronomiche e turistiche delle Strade del Vino della Campania

Entrambi gli incontri saranno moderati dalla giornalista e componente del gruppo Slow Wine Monica Piscitelli

Venerdì 10 settembre ore 21.00
Sala Conferenze (Scuderie)
Presentazione della nuova condotta Slow Food Vesuvio
Nasce una nuova realtà a servizio del territorio

Domenica 12 settembre ore 11.00
Premiazione “Premio Amodio Pesce” Terza Edizione
La premiazione, con la partecipazione del Giornalista e Responsabile gruppo Slow Wine Luciano Pignataro, alla presenza delle Istituzioni, è aperta al pubblico, alla stampa
e alle aziende partecipanti alla manifestazione.

sabato 4 settembre 2010

Strongoli Marina, Ristorante Dattilo


3 settembre 2010
Frank Rizzuti Chef di Dattilo nonchè Chef e Patòn dell'Antica Osteria Marconi di Potenza

Strongoli Marina, Ristorante Dattilo

Contrada Dattilo Tel. E fax 0962.865613, fax 0962.865613
Sito: www.dattilo.it, info@dattilo.it
Aperto solo di sera su prenotazione, dal giovedì alla domenica e sempre in estate. A pranzo e cena il 15 agosto.  Ferie: variabili dal 10 gennaio al 10 febbraio. Costo medio escluso i vini € 45,00.  Menù degustazione da € 45,00 -  55,00 – 65,00.
L’agriturismo di Roberto Ceraudo è anche la sede del  Ristorante Dattilo gestito con la consulenza dello Chef Frank Rizzuti dell’Antica Osteria Marconi di Potenza che ha formato una bella brigata guidata dalla Sous Chef Margherita Amasino. Il ristorante chiude il cerchio di un  progetto di accoglienza che ha pochi eguali al Sud e dal quale molti dovrebbero trarre esempio.
da dx Roberto Ceraudo con i figli Giuseppe e Susy
la brava Sous Chef Margherita Amasino si è esibita nel Parmigiana di melanzane day di mezz'agosto
La sala interna, anch’essa, restaurata in conservativo, è in pietra viva e soppalchi in legno. Al centro troneggia un gigantesco camino avanti al quale spendere magnifiche serate d’autunno e d’inverno. D’estate funziona la sala esterna, una terrazza- giardino a due livelli per circa 45 coperti.  La mise en place estiva è semplice e un po’ romantica, fiori, candele., ferro battuto, bianco predominante.  In sala Roberto , i figli e un esperto maitre, sempre sorridenti ed attenti a mettere tutti a proprio agio. Siamo in un ristorante di alto livello, servizio ed hotellerie impeccabili,  tuttavia,  non si respira aria “imbalsamata”.  Il menù varia circa ogni 15 giorni. Frank Rizzuti ha saputo realizzare una geniale combinazione tra eccellenze territoriali e finissima interpretazione gastronomica, un’operazione difficile e ben riuscita.  Il benvenuto è molto particolare: crostini di pane cotto a legna con emulsione gelata dell’olio Ceraudo che si scioglie come il burro al contatto con il pane.  Piccole e fantasiose entrèe si alternano ogni sera: su tutte, l’ anguria su foglia di limone e baccalà mantecato. Stocco e baccalà sono da sempre una delle poche occasioni di  mangiare pesce. poiché si era troppo lontani dalle fonti costiere d’approvvigionamento, oggi è tutto più semplice, eppure, anche vicino al mare, lo chef non dimentica la Calabria appenninica e la sua Lucania.
Entrèe estiva: anguria su foglia di limone e mantecato di baccalà
Da non perdere il  cestino di pani fatti in casa: rosso alla “nduja”, nero alle olive e bianco all’olio. La scelta dei piatti è giustamente calibrata, varie possibilità per portata, oltre naturalmente eventuali richieste speciali. Il ristorante è attrezzato per la cucina per celiaci ,senza nulla togliere al gusto.  La carta è elegantemente improntata all’equilibrio dei sapori, alla ricerca delle combinazioni,  alla mescolanza di cotture e tecniche di cucina utilizzate con sapienza ed intelligente lungimiranza. Qui hanno capito come si gioca con le consistenze e la “famigerata” destrutturazione, senza esagerare, sacra fedeltà e rispetto per le materie prime selezionate in maniera quasi maniacale. I sapori sono nitidi, distinti e non ingentiliti.  Nessuna paura di cimentarsi con elementi spesso discussi come il Foie Gras. In cucina, in sala,  come in cantina e nell’agriturismo, al fianco di Don Roberto, lavora una squadra di giovani, in primis i figli Susy e Giuseppe, che si impegnano sempre con il sorriso sulle labbra con passione, grande umiltà e instancabile desiderio di rimanere attaccati alle proprie radici. Veniamo ai piatti: Don Roberto va a fare la spesa tutte le mattina all’alba,  ortaggi,   uova,  erbe aromatiche,  salumi e formaggi sono di propria produzione.
basilico, salvia, rosmarino, timo, erba cipollina...l'erbario della cucina
Fuori carta: bellissima quanto saporita insalata di pomdori di casa con cipolle rosse, basilico e peperoncino.Olio extravergine by Ceraudo
Gli antipasti sono divertenti, qualcuno un po’ scontato, ma tutti arrivano al tavolo perfettamente eseguiti senza sbavature o, imprecisioni riguardo a consistenze e temperature. Geniale il Gambero rosso dello Ionio marinato su crema di patate, gelato di peperoni rossi e bocconcini di foiegras, alternanza accattivante di sapori e temperatura, allegra creatività, egregia presentazione ed esaltazione cromatica@@@@+++
Gambero rosso dello Ionio marinato su crema di patate, gelato di peperoni rossi e bocconcini di fois gras
Altrettanto invitanti le variazioni di fiori di zucca: fiore in tempura ripieno di ricotta e acciughe; fiore ripieno di  gamberi su passata di cime di zucchine. Anche qui consistenze rispettate, temperature diverse, delizioso contrasto tra ricotta e acciughe, un po’ meno invitante l’ultima variazione, eccessivamente dolce e cremosa. @@
variazioni di fiori di zucca: fiore in tempura ripieno di ricotta e acciughe; fiore ripieno di gamberi su passata di cime di zucchine
Carpaccio di tonno rosso con dadolata di verdure e pistacchi di Bronte un classico della cucina mediterranea degli ultimi anni, perfetta esecuzione ed eccellente materia prima@@++
Carpaccio di tonno rosso con dadolata di verdure e pistacchi di Bronte
Baccalà in tempura su spuma di mela verde e gelato di foie gras altro guizzo valente e fantasioso dello chef . Sapori in perfetto abbinamento,  croccante la tempura,  giustamente umido il baccalà all’interno,  rinfrescante la mela in equilibrio con il gelato@@@@++
Baccalà in tempura su spuma di mela verde e gelato di fois gras
“Panzanella” con spigola, pomodoro cuore di bue, cipolla di “Tropea” e sedano. Interessante lo spunto, nell’esecuzione ho trovato sapori poco distinti, assente la spigola, troppo ammassati gli ingredienti, non me ne voglia lo Chef. @++
“Panzanella” con spigola, pomodoro cuore di bue, cipolla di “Tropea” e sedano.
Passatina di cicorie selvatiche su purea di fave con seppioline alla griglia Qui si torna a bomba sul territorio, bella combinazione di sapori, ben distinti senza prevalenza di un possibile amarognolo dell cicoria e del grigliato @@@
Passatina di cicoria selvatica su purea di fave con seppie alla griglia
Nei primi piatti agostani c’è invece un richiamo più forte alla terra e ai sapori di campagna:
Passata di zucchine, acciughe salate e caciocavallo “podolico” servita tiepida con crostini e olio a crudo in estate, è una fresca alternativa per chi non ha voglia di appesantirsi. Buon equilibrio di sapori, appena un po’ debole la passata di zucchine@@@ -
Riso della piana di Sibari con tartare di gamberi e salsa di agrumi qui l’idea è molto buona, peccato che in due assaggi diversi siano sempre mancate la nitidezza dei sapori e la giusta cottura del riso, perplessità che ho esposto anche a Don Roberto@
Riso della piana di Sibari con tartare di gamberi e salsa di agrumi
Pennoni “Cav. Cocco” con genovese di tonno rosso, piselli e sardella di “Crucoli” ci si rituffa nella tradizione, un piatto saporito,  ben amalgamato, di prima qualità la pasta abruzzese della zona di Fara San Martino. Fantastica e ben dosata la sardella@@@
Pennoni “Cav. Cocco” con genovese di tonno rosso, piselli e sardella di “Crucoli”
Strascinati o Paccheri con pachino infornati, caviale di melanzane, bufala e salsa di birra scura ispirazione terragna rivisitata, sapori forti  e persistenti, un bel piatto estivo serale@@@
Strascinati con pachino infornati, caviale di melanzane, bufala e salsa di birra scura
I secondi esprimono al meglio l’ispirazione che lo chef lucano ha tratto dall’incontro con la Calabria e con Roberto Ceraudo.
Tonno rosso mediterraneo con schiacciatina di patate della Sila, julienne di zucchine ed essenza di agrumi dell’azienda l’oscar della semplicità, esplosione di sapori di materie super selezionate. Cottura da maestro del tonno, il maiale del mare, fresco e soddisfacente l’abbinamento con le verdure e l’essenza di agrumi Ceraudo,  gli stessi della premuta del mattino. @@@@+
Tonno rosso mediterraneo con schiacciatina di patate della Sila, julienne di zucchine ed essenza di agrumi dell’azienda
fuori carta di Ferragosto: Magnum di tonno rosso mediterraneo con mandorle, pistacchi di Bronte e riduzione di aceto balsamico, ocon tortino di melanzane. Solo questo vale il viaggio.
Cosciotto di agnello in lenta cottura con salsa di pecorino crotonese stagionato e polvere di liquirizia “Amarelli” io non amo l’agnello, ma questa interpretazione dello chef, oltre la qualità della carne, mi ha incantato. Sapori equilibrati, agnello presente in tutto il suo essere animale, delicatamente accompagnato dal pecorino e dalla rinfrescante liquirizia. @@@@+
Cosciotto di agnello in lenta cottura con salsa di pecorino crotonese stagionato e polvere di liquirizia “Amarelli”
Kataifi di capocollo di maiale con salsa di “Petraro” e pecorino crotonese interessante contaminazione con la cucina  greca e turca, sapori netti, decisi, maiale locale e il vino blend di Ceraudo da gaglioppo e cabernet sauvignon, rigorosamente igt Calabria. @@@@
Kataifi di capocollo di maiale con salsa di “Petraro” e pecorino crotonese
Controfiletto di manzo grigliato con melanzana affumicata e pomodoro infornato ancora un classico arricchito dagli ortaggi di casa, di prima qualità la carne@@+++
Controfiletto di manzo grigliato con melanzana affumicata e pomodoro infornato
Pre dessert e dessert: grande originalità e freschezza sul lato dolce. Deliziosi cioccolatini fatti a mano: cioccolato bianco e grappa, fondente e peperoncino, fondente mandorle e fichi, tartufo al cioccolato e per chiudere rinfrescanti croccantini al limone. La carta dei dessert presenta ogni sera delle novità:  mousse di agrumi e mandorle, sfoglie di fondente alternate a crema di ricotta con agrumi canditi, gelato allo zenzero con millefoglie di cioccolato e menta, tutti da applauso @@@@++
i deliziosi pre dessert
Mousse di agrumi locali e mandorle un trionfo di freschezza e aromaticità
Uno sguardo ai vini: la carta, di respiro nazionale è abbastanza datata, tuttavia, onore al merito, la Calabria del vino è presente  in grande spolvero, vale a dire che il Patròn ha avuto l’ardire d’inserire tutte le grandi etichette della zona sue concorrenti e questo la dice lunga sulla filosofiia di Don Robè. ”Felice è colui che fa felici gli altri”. Decisamente uscirete molto felici da qui e avrete voglia di ritornarci, soprattutto se, prima di andare via, avrette assaggiato, ascoltando piacevolmento le tante storie di Calabria di Don Roberto,  un bicchierino del nettare chiamato giustappunto “Doro bè”, passito igt Val di Neto da magliocco 100%.

martedì 31 agosto 2010

Camigliatello Silano, Ristorante Edelweiss – Hotel Aquila

Camigliatello Silano, Ristorante Edelweiss – Hotel Aquila


i titolari dell'Edelweiss Hotel Aquila: Giuseppe D'Amico in sala, sua moglie Mariangela in cucina, il figlio Rodolfo in hotel
Via Stazione 11, Camigliatello  Silano
www.hotelaquilaedelweiss.com
Tel
. 0984 578044 – 0984 578765
Fax 0984 578753
Aperto pranzo e cena. Chiuso martedì
Ferie
variabili 2 settimane in novembre
Costo medio ristorante euro
40 esclusi vini
Costo medio hotel euro 90 – 120 per camera
Carte di credito tutte, Bancomat
Tradizione, capacità di adeguamento e dolci ricordi di un tempo perduto
Una giornata lontana dal mare, durante il mio soggiorno nella Calabria Jonica, è decisamente salutare, e allora via in direzione dell’altopiano della Sila a Camigliatello. 1270 metri slm, nel comune di Spezzano della Sila, una deliziosa aria fresca di mezz’agosto, preannuncia un romantico autunno e qualche spruzzata di neve in inverno, sempre meno, mi dicono.
Sorbo degli uccellatori
Nel cuore del Parco nazionale, in questo piccolo paese, ricchissimo di flora montana, come il “sorbo degli uccellatori” e con pochi abitanti, – se escludiamo l’affollamento turistico stagionale  e gli immigrati in vacanza- il tempo sembra scorrere lento, incutendo un ritmo più sopportabile al turbinio di cambiamenti dettati dalla vita di oggi. L’economia locale si regge sul turismo e sull’indotto artigianale ed enogastronomico, hotel e ristoranti proliferano. La mia scelta è caduta sul  locale più antico, nato nel 1948 subito dopo la guerra, quando Dolores Scoccia di origine abruzzese della provincia dell’Aquila sposa un D’Amico e si trasferisce in Sila. Già dai primi del ‘900, Camigliatello comincia ad affermarsi come meta turistica e luogo di relax.
La svolta arriva agli inizi degli anni ’30, quando un noto esponente del governo fascista, spesso in vacanza qui, decide di farvi transitare la ferrovia e far costruire un rifugio per turisti. Ecco l’opportunità del dopoguerra per la famiglia D’Amico, aprire un piccolo punto ristoro con alloggio nei pressi della stazione. Comincia così la storia dell’hotel Aquila, seguito negli anni ’60 dal ristorante Edelweiss. Un’appassionata avventura che dura da oltre 60 anni: in cucina ancora lei, Mariangela Valente, moglie di Giuseppe, figlio di Dolores, che oggi ad oltre 80 anni svolge egregiamente le funzioni di maitre e sommelier di sala con un’eleganza ed un aplomb che riportano indietro nel tempo. Dell’hotel, dell’area commerciale e della promozione si occupa il figlio Rodolfo. Effettivamente ancor prima di entrare si respira un’aria classica, appena demodé, ma molto ben curata. Del resto credo che qualsiasi ristrutturazione significativa cancellerebbe un pezzo di storia. Tutto quello che doveva essere adeguato ai tempi è stato fatto e tanto basti. Ad ora di pranzo, mi accoglie in sala, (visita non preannunciata), Giuseppe D’Amico, arriva in tavola una caraffa ghiacciata di acqua della Sila e qui perdo i primi punti: chiedo una minerale. La famiglia d’Amico utilizza appieno le risorse della propria terra .
Ormai è andata. Compaiono il menù e la carta dei vini. Quest’ultima, pur necessitando di un aggiornamento, è un vero capolavoro: rilegata in cuoio e scritta a mano con ortografia da amanuense certosino. Ogni pagina, decorata a mano con piccoli grappoli, offre tutte le informazioni che, di  solito andiamo a cercare in retro etichetta. Un raro esempio di come si promuove e si comunica il vino. Tra una pagina e l’altra s’intervallano citazioni famose sul vino da Orazio, a Catullo, Goethe, Hemingway per finire con la frase di Gino Veronelli che mi ha fatto innamorare di questo mestiere: ” il Vino è il canto della Terra verso il Cieloe che tutti noi dovremmo ricordare più spesso per riprendere le fila quando ci capita di uscire fuori dal seminato…
la copertina in cuoio arigianale
una delle pagine redatte a mano
Poiché, per tutta la vacanza, ho cercato di evitare danni irreparabili, salto primi piatti e punto su antipasti e secondi, ai quali abbino un rosé cirotano del 2008 con una bella struttura da tutto pasto. Naturalmente, prima di ogni cosa, vengono servite due coppette:’nduja e sardella e come potevano mancare? Scegliamo due antipasti e due secondi diversi per provare qualcosa in più, tutto rigorosamente legato alla cucina silana. Antipasto misto di affettati, salsiccia piccante, capocollo, tutti da suino nero di Calabria, “butirro, porcini sott’olio e poi la gelatina di maiale, un antico piatto calabrese detto “gnalatina, o, suzu, servita con confettura di arance e peperoncino.
l'antipasto silano
la gelatina di maiale con confettura d'arance e peperoncino
Il piatto è “simile alla nostra “liatìa flegrea”.  Sapori forti, riconoscibili, evocativi di antichi saperi. Degustiamo gli antipasti con calma, tra foto e appunti, nessuno ci da fretta, i secondi arrivano dieci minuti dopo aver deposto le posate nel piatto. Il tournedos con porcini alla griglia. Succulenta e saporita la carne, che avrei semplicemente chiamato “ medaglione di filetto”, quanto carnoso e saporito il fungo alla griglia. In Sila, specie nella zona di Camigliatello, la raccolta comincia a metà agosto fino a novembre, i principali, mangerecci, che si trovano nei boschi silani sono i gallinacci (Cantharellus cibarius), i porcini (Boletus edulis), i rositi (Lactarius deliciosus), l’ovulo (Amanita casearia), i Prataioli (Csalliota campcstris). La vera golosità arriva dopo il medaglione: cotoletta di caciocavallo silano, indorata e fritta con semi di sesamo e servita con confetture di pomodori, arance e peperoncino.
medaglione di filetto con cappella di porcini della Sila alla brace
golosità di formaggio:cotoletta di caciocavallo silano con semi di sesamo e confetture
In teoria l’antipasto completo avrebbe incluso ancora: le “alici ‘mpepate di Longobucco, le sarde ‘mpempate di Bocchigliero oltre ai crostini con spuma di olive, la mozzarella vaccina e la ricotta, ma non abbiamo retto, ci voleva troppo paneJ. Per dovere di completezza, ecco i primi fatti in casa: una minestra di verdure di casa, e poi tre “minestre asciutte” (qui minestra sta per primo piatto con pasta asciutta), le pennette del pastore, con ragù di manzo e ricotta di pecora, le tagliatelle all’uovo con fiori di zucca e funghi, e per i palati di mare, risotto con la cernia. Freschissimi anche i contorni, patate della Sila fritte al momento, “friarielli” (che qui sono i nostri peperoncini verdi) e germogli di zucca all’olio. Classica la scelta dei dessert, su tutti brillava il “cannolo silano di ricotta”, ma non c’era, a quello non avrei rinunciato:). La mia indole romantica è impazzita per l’hotellerie Ginori anni ‘60 – ‘70
romantica hotellerie Ginori d'altri tempi
Alla fine, dopo il conto, chiedo di conoscere i proprietari, arrivano Giuseppe D’Amico e sua moglie Mariangela ( ndr circa 80 anni lui, 77 lei), imbarazzati, increduli come se aspettassero qualche lamentela. Sciolto il ghiaccio, restiamo a chiacchierare per oltre un’ora, mi raccontano tutta la loro vita, i sacrifici, le stagioni che non sono più le stesse, la passione di Giuseppe per il vino, i lunghi viaggi e acquisti di bottiglie in Italia e all’estero, si spiegano così la carta redatta a mano e le vecchie annate, molte bottiglie sono ancora in cantina. Ci riforniamo solo di vini calabresi adesso mi spiega Giuseppe. Mariangela comanda in cucina, nonostante un grave incidente. Intanto la struttura alberghiera si è ampliata, è diventata 4 stelle, se ne occupa il figlio 40enne Rodolfo, attento a soddisfare le esigenze di tutti, quelle della nuova clientela e quelle di chi con l’Aquila Edelweiss ha festeggiato le nozze d’oro, sempre nello stesso luogo da cinquant’anni. come mai mi domando? mi rispondo da sola: Giuseppe, Mariangela e oggi Rodolfo, sanno comunicare, passione, amore per la propria terra, noncuranza per la fatica,e amicizia a chi si ferma da loro. Ascoltate…
1959 - 2009: cornice ricordo dei clienti più affezionati, tornano da 50 anni

Crotone. Ristorante Da Ercole


Ercole Villirillo "il Re del Mare"
Viale Gramsci 122
Tel. 0962 901425 348.8800175
www.daercole.com
Sempre aperto in estate a pranzo e cena
Chiuso
la domenica
Ferie
tra ottobre e novembre variabili
Costo medio ristorante
50 euro vini esclusi
B&B 120 euro a camera con prima colazione
Carte di credito tutte, Bancomat
Di Giulia Cannada Bartoli
Del coraggioso gigante del mare e del fare
Una   tappa d’obbligo del mio viaggio nella ristorazione di qualità della Calabria ionica: a Crotone, sul lungo mare, Ercole Villirillo,  chef, dagli occhi neri guizzanti, sovrano di tutto quanto è mare.
arte e mare in sala
Se avete voglia di assaggiare interpretazioni fresche, autentiche e coraggiose del pescato dello Ionio, questa è la vostra meta. In cucina da oltre trent’anni Ercole, che “marcava” stretta sua madre in cucina già da bambino, ha aperto il suo primo locale nel 1985, nel 1990, dopo alcune importanti esperienze lavorative al fianco di chef blasonati, apre un nuovo locale, inizialmente con il nome di “Sale e pepe” e poi, dopo una serie di migliorie, arriva nel 2000 a realizzare il “ Ristorante da Ercole” come lo aveva immaginato già ai suoi inizi. Il locale è ampio ed arioso con una piacevole sala – giardino esterna. Le sale interne sono più formali, all’insegna di un’eleganza adatta sia, alle visite di tantissimi nomi illustri nazionali e internazionali, sia, all’abituale clientela che arriva da tutta la Calabria per provare quella che Ercole definisce un’esperienza diversa dal mangiare in casa propria, assaggiando piatti semplici, magari antichi, ma difficilmente cucinati da sé, vuoi, per mancanza di tempo, vuoi per carenza delle eccezionali materie prime utilizzate dallo chef. Qui il menù non è mai lo stesso, dipende dal mare, da quello che i numerosi e fidati fornitori fanno arrivare ogni giorno in cucina. Ci sediamo in quattro e diciamo le fatidiche parole: “Fate voi”, chiedendo solo qualche dritta per la scelta del vino. Cominciamo con una festa di antipasti di mare tra crudo e cotto. Ultimamente Ercole si dedica molto alla preparazione di piatti di crudo essenziali, eleganti, dai sapori freschi e distinti. Ercole possiede anche il suo personale orto nella bellissima zona di Capo Colonna, caratterizzata da un fantastico clima e da terreni ricchi di argilla che producono meravigliosi ortaggi, tra cui i carciofini selvatici di cui dirò più avanti. Dall’orto arrivano anche le zucchine e i pomodori serviti a preparare il “Carpaccio di polipo con zucchine crude, aceto balsamico, pomodori e olio extravergine dop dell’Alto Crotonese”.
carpaccio di polpo:)
A seguire con i crudi, arriva una meravigliosa tartarre di tonno con gamberetti crudi e basilico, accompagnata da uno stracotto di cipolla di Tropea che non si può descrivere, va assaggiato, è la settima meraviglia. Tra i crudi, compare un poco convinto “Salmone ammudicatu con prosciutto di tonno”, il piatto è un po’ debole, lo stesso Ercole riconosce che non c’entra nulla con i piatti precedenti.
tartarre di tonno da sogno e io che non mangiavo il crudo...
stracotto di cipolle di Tropea, fregatevene di mogli, mariti etc
Tra i crudi, compare un poco convinto “Salmone ammudicatu con prosciutto di tonno”, il piatto è un po’ debole, lo stesso Ercole riconosce che non c’entra nulla con i piatti precedenti. Facciamo un balzo in avanti, arriva un purissimo crudo di scampi appena pescati, abbiamo abbinato come per i piatti precedenti un piacevolissimo greco calabrese frizzante, scorrevole con una buona sapidità e persistenza. Diamo uno sguardo alla carta dei vini per un eventuale cambio, rimaniamo un po’ delusi, vista la vivacità e curiosità in cucina ci aspettavamo qualcosa di simile anche per la carta dei vini che ci sembra un po’ scontata probabilmente per mancanza di tempo:)
Scampo che parla
Muoviamo verso gli antipasti caldi, continuano i fuochi d’artificio: un piatto dove Ercole ci fa assaggiare i suoi top: anemoni di mare fritti, cozze al gratin, una sorprendente salsiccia di tonno, calamaretti e gamberi in umido, e gli immancabili “surici” fritti, no, no, non sono topi, al secolo pesce pettine. dai colori bellissimi e dalla carne tenera e poco spinosa, il tutto accompagnato da introvabili, quanto saporiti carciofini selvatici, spesso serviti anche con il crudo di ricciola. Abbinamenti superbi. Il servizio è garbato e capace, Ercole, compatibilmente agli impegni ai fornelli, si dedica molto alla sala e al racconto dei prodotti e dei piatti serviti. E’ soprattutto un racconto di mare, di pesci: lucerna, tracina, scorfani e pesci cipolla per la zuppa, e poi ombrine, musdee di scoglio e merluzzi, per chiudere con tartufi e lumache di mare. Passiamo con Ercole al capitolo “Sardella”, lui serve quella di bianchetti con olio d’oliva e finocchietto. della disputa abbiamo già parlato nella “puntata” precedente.  La nostra cena, vista la carrellata di antipasti e secondi, ha saltato gli assaggi di primi, dove Ercole si esprime alla grande con “mezzi rigatoni con scorfano e cernia”, “linguine alla Pitagora con anemoni di mare”, “spaghetti con le ‘scrine’ (alghe di mare), “ il quadraro” un antico piatto dei pescatori calabresi che prevede la cottura e l’affumicatura dei paccheri in una casseruola di coccio con cernia, ricciola, pomodoro e spezie. E ancora un piatto che cura il raffreddore, ci dice Ercole, la zuppa bollente di tubettini con pescatrice, coccio, lucerna, tracina e peperoncino: il brodo entra nel sangue:).
gli antipasti caldi, buona e divertentente la salsiccia di tonno, il maiale del mare
il misto di secondi: "sorici" fritti, seppioline, tonno scottato e fantastici carciofini selvatici dell'orto di Capo Colonna
Non abbiamo resistito al sorbetto di cantalupo e ad una deliziosa interpretazione della cassata: morbide paline di semifreddo con ricotta, pistacchi e cioccolato. Il gigante del mare è instancabile, si divide tra fornitori cucina e sala, sempre con un sorriso ben disposto ad insegnare e apprendere, poiché l’umiltà è propria dei grandi. Recentemente Ercole ha chiuso il cerchio dell’accoglienza, realizzando due deliziose camere B&B complete di ogni lusso per il benessere dei propri ospiti, persino della bilancia per chi volesse – ma qui non si può – stare attenti alla linea. Dont’worry… be happy:)
la cassata di Ercole, fresca e delicata

lunedì 30 agosto 2010

la difesa del Cirò da Luciano Pignatar Wine Blog e Vino Igp

Il Cirò è patrimonio di tutti gli amanti del vino, non dei mercanti o degli enologi

30 agosto 2010
Grappoli di Gaglioppo
Questa settimana non ho voglia di proporre un vino. Sarà il rientro, sarà per quel che sarà, sono un po’ arrabbiato. Un po’? Un po’ tanto.
“Il cibo ed il vino secondo Carlo Macchi, Luciano Pignataro e Franco Ziliani.
Ogni lunedì, i tre blog di Vino Igp (I Giovani Promettenti) offrono ai loro lettori un post scritto a turno dai giornalisti
Carlo Macchi, Luciano Pignataro e Franco Ziliani”.

La doc Cirò è una delle più antiche d’Italia e le origini vitivinicole di questa stupenda area della Calabria si perdono nella notte dei tempi, tanto che qualcuno sostiene che proprio da qui venisse il vino offerto ai vincitori della Olimpiadi. Quelle dell’antica Grecia, intendo.
Ma a parte queste balle suggestive, il punto è un altro.
La maggioranza degli iscritti al consorzio ha proposto e ottenuto la modifica al disciplinare: d’ora in avanti il Cirò potrà essere fatto anche con uve internazionali, oppure con il sangiovese o qualsiasi uva a bacca rossa purché autorizzata. Se non ci saranno opposizioni alla bieca decisione del Comitato Nazionale Vini entro il 12 settembre

Vignetì a Cirò (Foto Franco Ziliani)
Sarebbe come dire che si può vendere come latte fresco anche quello con un’aggiunta di cioccolata o di caffè.
Nessuna legge vieta di lavorare a blend nei quali ci siano uve autoctone o internazionali, c’è il Calabria igt nel quale si può fare tutto in tranquillità.
Ma questo non basta agli enologi dalle troppe consulenze che non hanno il tempo di studiare bene come valorizzare il gaglioppo. Forse non lo sanno neanche fare.
E non basta a quelle aziende, a nostro giudizio folli, le quali inseguono modelli produttivi totalmente superati in Italia ormai da almeno cinque anni.
Vogliono, costoro, stravolgere il Cirò.

Con la motivazione che molti lo fanno già e non lo dichiarano. Oppure che il Gaglioppo è uva da quattro soldi
L’Italia dei condoni? L’Italia dell’illegalità: dovrebbe essere il Consorzio ad intervenire, se ha notizie precise con nomi e cognomi.
Noi sappiamo di vini straordinari ottenuti da solo Gaglioppo. Ci vuole tempo, passione, attenzione.
E poi, se davvero fosse così, perché quando fu scritta la doc gli stessi produttori vollero che l’unica uva usata fosse il Gaglioppo?
La nostra non è ripulsa ideologica conservatrice, ma vera e propria amarezza di fronte a tanta stupidità commerciale. In un mondo globale in cui è importante distinguersi, specializzarsi, ritagliarsi nicchie di pregio artigianale, la via di uscita alla crisi individuata consiste nel mettersi a fare concorrenza alle multinazionali del vino capaci di arrivare sul mercato a prezzi ben più concorrenziali.
Chiunque è libero di suicidarsi, ma non può costringere gli altri a farlo.
Ritengo che il Cirò appartenga a tutta l’Italia vitivinicola. Il Cirò è anche mio, deve essere dei giovani e delle future generazioni. Non abbiamo bisogno di altri vini-mostri, ma di vini espressione di territori ricchi di tradizioni non inventate dagli uffici marketing.
E non mi interessa se con il Gaglioppo non si può fare il vino più buono del mondo.
A me basta che sia unico.

Luciano Pignataro
Questo articolo viene pubblicato contemporaneamente su
www.winesurf.it/
www.lucianopignataro.it/
vinoalvino.org/

domenica 29 agosto 2010

Castelvenere 2010. I risultati del concorso Sannio da scoprire: Coda di Volpe, Piedirosso, Barbera del Sannio

29 agosto 2010
Il presidente della commissione Alberto Capasso, gruppo Vino Slow Food Campania (foto di karen Phillips)
 PRIMO PREMIO EX AEQUO
Piedirosso Taburno, D.O.C. 2009 La Rivolta
“Kerres” Piedirosso, Beneventano I.G.T. 2008, I Pentri
PIEDIROSSO
Piedirosso Sannio, D.O.C. 2008 Fontana delle Selve
Piedirosso Campania IGT 2009 Vigne Sannite
Piedirosso Sannio, D.O.C. 2008, Iannella
Cantone Piedirosso Sannio, D.O.C. 2008, La Guardiense

BARBERA del SANNIO
Barbera, Sannio D.O.C 2009, Grillo Mariamichela
Barbera, Sannio D.O.P. 2009, Cantina Sociale di Solopaca
Barbera, Sannio D.O.C. 2007, Fontana delle Selve
“Rapha’el” Barbera, Sannio D.O.C. 2008, Ciabrelli
Barbera, Sannio D.O.C. 2008, Vigne Sannite
Barbera, Sannio D.O.C. 2009, Vitivinicola Pacelli

CODA DI VOLPE

Jenn’è Mois, Coda di Volpe Sannio D.O.C. 2009 Fattoria Ciabrelli
Lapillusia, Coda di Volpe, Taburno D.O.C. 2009, Cantina Francesca
Coda di Volpe, Taburno D.O.C. 2009 La Rivolta
Coda di Volpe Taburno D.O.C. 2009, Cantine Iannella
“Amineo” Coda di Volpe, Beneventano I.G.T. 2009, Cantina del Taburno
Coda di Volpe Sannio D.O.C. 2009, La Vinicola del Titerno
Coda di Volpe, Taburno D.O.C. 2009, Torre Varano
Coda di Volpe, Taburno D.O.C. 2009, Serra degli Ilici

venerdì 27 agosto 2010

Slow Food Italia: difendere l’identità del vino Cirò, no alle modifiche del disciplinare


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 AUTENTICO GAGLIOPPO, E' DIFFICILE DA VINIFICARE
MA IL DISCIPLINARE NON SI CAMBIA

Giovedì 26 agosto si è riunito a Vibo Marina il coordinamento Slow Food Calabria alla presenza del presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, Piero Sardo, per discutere tra le altre cose della notizia di modifica del disciplinare di produzione del vino Cirò.
La modifica del disciplinare che consentirebbe l’introduzione di vitigni diversi dal Gaglioppo, il vitigno storico di Cirò, è stato approvato sia dalla maggioranza dei produttori del consorzio che dalle istituzioni. Per fortuna un gruppo di produttori che come noi credono che la viticoltura italiana debba assolutamente privilegiare le varietà locali e tradizionali ha intenzione di presentare ricorso contro questa modifica. Slow Food appoggia e appoggerà in toto questo ricorso: crediamo che la biodiversità vitivinicola sia un grandissimo valore soprattutto in Italia e che affidare le proprie strategie commerciali ad una maggiore omologazione dei vini in una concorrenza globale, che si fa sempre più agguerrita e al ribasso, sia profondamente sbagliato.
Fare Cirò in modo tradizionale, rispettando le specificità dell’uva e le sue caratteristiche organolettiche sia possibile, anzi necessario. Un vino Cirò che preveda i soliti Cabernet e Merlot non può che prima o poi andare in contro ad un disastro commerciale e chiediamo a tutti coloro che credono in una viticoltura naturale, rispettosa delle tradizioni e delle caratteristiche dei territori di appoggiare questo ricorso e di fare pressioni presso le istituzioni affinché non si dia seguito a questo errore.
Slow Food Calabria
Slow Food Italia
Fondazione Slow Food per la Biodiversità
Vinocalabrese.it
Luciano Pignataro Wine Blog
       

martedì 24 agosto 2010

27- 29 agosto 2010, 33ma edizione Festa del vino a Castelvenere

             
XXXIII edizione
27-28-29 AGOSTO 2010

24 agosto 2010
 

 
 
CASTELVENERE (BN): DA VENERDI' PROSSIMO LA XXXIII EDIZIONE
 DELLA FESTA DEL VINO
I pareri del presidente della Pro Loco Pasquale Carlo e del sindaco Mario Scetta
 
   Parte venerdì prossimo, 27 agosto, la trentatreesima edizione della Festa del Vino di Castelvenere, in provincia di Benevento.  La rassegna, che si chiuderà domenica 29, è la terza in ordine cronologico del progetto "Tra Cantine e Borghi d'Arte" (direttore artistico Puccio Corona), un protocollo d'intesa tra la Provincia di Benevento, l'Ente Provinciale per il Turismo di Benevento ed i comuni di Castelvenere, Guardia Sanframondi, Sant'Agata de' Goti, Solopaca e Torrecuso, che intende promuovere e valorizzare il territorio sannita proprio attraverso la sua ragguardevole tradizione vitivinicola.
  Quest'edizione 2010 dell'appuntamento castelvenerese è organizzata dalla Pro Loco con il contributo di: Comune di Castelvenere, Regione Campania, Provincia Benevento, Camera di Commercio, Ept Benevento, ed in collaborazione con Unpli Benevento, Ipssar "Giovanni Salvatore", Luciano Pignataro wineblog, Arga Campania e gruppo Slow Wine Campania.
 
 "Ancora una volta  - ha dichiarato Pasquale Carlo, presidente della Pro Loco - la festa vuole puntare l'attenzione su temi importanti come la biodiversità e la sostenibilità. Nel cartellone insieme alle degustazioni delle cantine locali con produzioni incentrate su vitigni autoctoni, spicca il banco d'assaggio dei vini da uve Piedirosso, Barbera del Sannio e Coda di Volpe e Piccole Vigne, evento con il paese, per una serata, punto di riferimento delle produzioni di nicchia regionali ed extraregionali".

 Dopo il successo dello scorso anno, infatti, nel primo giorno della Festa del Vino, si ridarà l'opportunità di conoscere alcuni dei protagonisti della nuova rivoluzione vitivinicola in corso nelle campagne d'Italia. E' in programma, infatti, il II Festival delle Piccole Vigne, momento allestito con tante storie da ascoltare e da bere, fuori da ogni omologazione.
  Queste le Piccole Vigne ospiti della manifestazione di quest'anno: Azienda Agricola Ciro Picariello - Capriglia Irpina (Avellino); Cantina Contrada Salandra - Pozzuoli (Napoli); Azienda Agricola La Sibilla - Bacoli (Napoli); Cantina Bambinuto - Santa Paolina (Avellino); Cantine Luigi Tecce - Paternopoli (Avellino); Azienda Agricola Salvatore Magnoni - Rutino (Salerno); Nanni Copè - Vitulazio (Caserta); 'A Vita di Vigna De Franco - Cirò Marina (Krotone); Azienda Agricola Bonavita - Faro Superiore (Messina); Azienda Agricola Gennaro Papa - Falciano del Massico (Caserta); Cantina dei Monaci - Santa Paolina (Avellino); Cantina del Barone - Cesinali (Avellino); Azienda Agricola Pasquale Petrera - Fatalone - Gioia del Colle (Bari) e Tenute del Fasanella - Sant'Angelo a Fasanella (Salerno). 
  "Bisogna dare atto alla Pro Loco di Castelvenere -- ha rilevato Mario Scetta, sindaco di Castelvenere - della professionalità con la quale ha impostato negli ultimi anni questa manifestazione che, non a caso, è stata chiamata festa e non sagra del vino. Infatti, a costo di ridurre il popolo delle sagre, si è puntato molto sulla qualificazione e sulla divulgazione di un prodotto che merita attenzione e studio. E la presenza di personalità del settore ne sono la riprova".
 "Probabilmente - ha aggiunto il primo cittadino -, se altri avessero scelto la strada della qualificazione e non degli stand gastronomici, avremmo avuto in questo momento di crisi del settore, più forza per sostenere un prodotto che, non sarà il migliore del mondo, ma di certo dalle peculiarità interessanti".
 
  Per info e prenotazioni chiamare Pasquale Carlo al numero: 329 7333423.
 
Sandro Tacinelli
ufficio stampa: XXXIII Festa del Vino
mob. 339 2073143 - e-mail:
sandrotacinelli@tin.it