cavolfiori appena colti
la vetrina golosa di Timpani e Tempura
la vetrina golosa di Timpani e Tempura
Il fenomeno dei mercati rurali non è certo una novità, per Napoli, tuttavia, è una cosa relativamente nuova e, soprattutto, è da poco che la gente comune ha cominciato ad accorgersi dell’esistenza di un altro modo di fare la spesa. Meglio aggirarsi con calma tra gente autentica che vive la terra ogni giorno, piuttosto che affastellare in fretta un carrello di prodotti industriali, magari da discount di qualità incerta e dal prezzo apparentemente conveniente. Certo il logorio della vita moderna come avrebbe detto Calindri, ci induce a far presto e attribuire poca importanza all’alimentazione e alla provenienza di quello che mangiamo. Ieri mi sono concessa, dopo tanto tempo, una giornata nel cuore di Napoli.
L’occasione il mercato rurale e dell’artigianato in Piazza Dante. Lascio a casa l’auto, metropolitana fino alla Pignasecca, il cuore pulsante della Napoli verace, prima sosta da Scaturchio, pasticceria di tradizione ultra centenaria:sfogliatella mignon freschissima e croccante e un delizioso caffé rigorosamente amaro per sentirne il sapore.
Procedo verso Piazza Dante, insolitamente tranquilla per lo stop alle auto. Il mercato è iniziato da un po’, vivacità tutta campana nel vocìo delle contrattazioni, stand ordinati con mille meraviglie in esposizione. Verdure e frutta fresche da orti, spesso biologici, tutto di stagione, zucca gialla, cavolfiori, peperoncini piccanti, pomodorini del “piennolo”dal Vesuvio, mele annurche, clementine, loti, in dialetto “ ‘e legnasante”, castagne, nocciole, olio extravergine da cultivar ortice da Irpinia e Sannio e rotondella e frantoio dal Cilento. Dalla vastissima provincia di Salerno, due piccoli paesi Cicerale e Roccadaspide, rispettivamente famosi per i ceci e i marroni. Ancora dal Cilento deliziose ricottine e formaggelle di capra fresche o stagionate da grattugiare. E poi miele, conserve di ogni tipo e vino.
Qui una sorpresa: incontro Vincenzo Oliviero titolare dell’Azienda Agricola Fuocomorto, e titolare di una cantina che risale al 1780, scavata sotto una grande lastra di roccia vulcanica. Oliviero produce Lacrima Christi del Vesuvio e una piccola quantità di “caprettone”, vitigno che alligna sul Vesuvio e che si assimila erroneamente alla Coda di Volpe per alcuni tratti comuni.
Ho assaggiato il vino in maniera non proprio ortodossa, ma sufficiente per sentire mineralità, freschezza, sapidità e ottima persistenza aromatica, notevole il rapporto prezzo-qualità, la gente lo compra. Vincenzo mi racconta della prossima uscita, un cru di Piedirosso, “Magma Rosso” che mi offre in anteprima raccomandandosi di aspettare almeno due mesi.
Ho assaggiato il vino in maniera non proprio ortodossa, ma sufficiente per sentire mineralità, freschezza, sapidità e ottima persistenza aromatica, notevole il rapporto prezzo-qualità, la gente lo compra. Vincenzo mi racconta della prossima uscita, un cru di Piedirosso, “Magma Rosso” che mi offre in anteprima raccomandandosi di aspettare almeno due mesi.
Incontro anche Casa Scola di Gragnano (Na), con una piccola produzione di vino e conserve dell’orto che serve il ristorante dell’agriturismo. Miele e prodotti derivati dall’apicoltura un po’ da tutte le province.
Formaggi da mucca pezzata rossa italiana da Roccabascerana in Irpinia.
La gente, tanta e di ogni tipo, ragazzi e non, si aggira curiosa, assaggia, fa molte domande, compara i prezzi con quelli dei supermercati o del verdumaio sotto casa, poi, convinta, compra, conserva gli indirizzi per andare direttamente nelle aziende.
Rifletto sull’utilità commerciale e sociale di iniziative di questo tipo: senz’altro andrebbero messe in atto azioni più sistematiche e continuate per creare un filo diretto tra la città di Napoli e la campagna, come una volta, quando Napoli era il centro commerciale di tutto quello che arrivava dalla campagna e dal mare.
Oggi non è facile trovare in città i nostri prodotti, mangiamo arance spagnole, uva cilena e così via.
Al meeting di Terra Madre a Napoli lo scorso anno , si parlò tanto della promozione dei GAS ( Gruppi d’acquisto solidale) per accorciare la filiera, bene, andrebbero incentivati, promossi, organizzati tour in queste aziende virtuose.
Per risanare l’economia e superare la crisi non servono industria e terziario: la via dello sviluppo passa per l’Agricoltura sostenibile e per l’indotto turistico che la stessa deve generare.
Concluso il mio tour agricolo, è ora di pranzo, decido di andare a trovare un grande amico, l’ultimo Monzù, Antonio Tubelli diTimpani e Tempura, nel cuore del centro antico in Vico della Quercia. Il locale di Antonio è il tempio della biodiversità campana e della custodia delle tradizioni. Anima di Slow Food, Antonio si dedica con instancabile passione, girando l’Italia e il mondo, a divulgare i nostri sapori antichi. Il quartier generale però è qui, in Vico della Quercia, quasi nascosto, dodici quattordici posti per consumazioni ai tavoli con sgabelli, grandi vini, tutte le eccellenze gastronomiche della Campania:
Pasta di Gragnano, formaggi, salumi, pomodorini del piennolo, olio extra vergine d’oliva e poi la cucina di Antonio, quella dei napoletani “mangiafoglie e mangiamaccheroni” : i “timpani” di maccheroni in varie versioni, il mitico “sartù” di riso, le verdure, verze, tornelle, scarole, “friarielli”, le vere polpette fritte con farcia di aglio passi e pinoli e poi ripassate nel sugo con pomodorini del piennolo. In bellavista una sfilza di veri Provoloni del Monaco di varie stagionature. Praticamente impossibile resistere.
Decido per un tris di assaggi di primi : Timpano di ragu’ di ortaggi in bianco, Sartù di riso e Timpano classico con ragù, fiordilatte e polpettine.
Per secondo dividiamo una polpetta napoletana e un fantastico involtino di verza stufato e farcito di carote, zucchine, e formaggio pecorino.
Da bere un calice di Donnaluna Aglianico di Bruno De Conciliis, il vignaiolo pensatore. Affascinata dai sapori chiedo qualche ricetta da utilizzare magari per le prossime festività natalizie.
Torno a casa dibattuta tra due sentimenti : la gioia per l’esistenza di persone come Antonio Tubelli e di fantastici prodotti della nostra Terra e la rabbia verso quella parte di città che non sa proteggerli.
Il calendario del mercato del contadino di Napoli
PIAZZA DANTE
PIAZZA DANTE
6 e 20 dicembre
3, 17 e 31 gennaio
14 e 28 febbraio
14 e 28 marzo
PIAZZA QUATTRO GIORNATE ( Ad. Stadio Collana )
PIAZZA QUATTRO GIORNATE ( Ad. Stadio Collana )
29 novembre
13 e 27 dicembre
10 e 24 gennaio
7 e 21 febbraio
7 e 21 marzo
4 aprile
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