Camigliatello Silano, Ristorante Edelweiss – Hotel Aquila
Via Stazione 11, Camigliatello Silano
www.hotelaquilaedelweiss.com
Tel. 0984 578044 – 0984 578765
Fax 0984 578753
Aperto pranzo e cena. Chiuso martedì
Ferie variabili 2 settimane in novembre
Costo medio ristorante euro 40 esclusi vini
Costo medio hotel euro 90 – 120 per camera
Carte di credito tutte, Bancomat
Tel. 0984 578044 – 0984 578765
Fax 0984 578753
Aperto pranzo e cena. Chiuso martedì
Ferie variabili 2 settimane in novembre
Costo medio ristorante euro 40 esclusi vini
Costo medio hotel euro 90 – 120 per camera
Carte di credito tutte, Bancomat
Tradizione, capacità di adeguamento e dolci ricordi di un tempo perduto
Una giornata lontana dal mare, durante il mio soggiorno nella Calabria Jonica, è decisamente salutare, e allora via in direzione dell’altopiano della Sila a Camigliatello. 1270 metri slm, nel comune di Spezzano della Sila, una deliziosa aria fresca di mezz’agosto, preannuncia un romantico autunno e qualche spruzzata di neve in inverno, sempre meno, mi dicono.
Nel cuore del Parco nazionale, in questo piccolo paese, ricchissimo di flora montana, come il “sorbo degli uccellatori” e con pochi abitanti, – se escludiamo l’affollamento turistico stagionale e gli immigrati in vacanza- il tempo sembra scorrere lento, incutendo un ritmo più sopportabile al turbinio di cambiamenti dettati dalla vita di oggi. L’economia locale si regge sul turismo e sull’indotto artigianale ed enogastronomico, hotel e ristoranti proliferano. La mia scelta è caduta sul locale più antico, nato nel 1948 subito dopo la guerra, quando Dolores Scoccia di origine abruzzese della provincia dell’Aquila sposa un D’Amico e si trasferisce in Sila. Già dai primi del ‘900, Camigliatello comincia ad affermarsi come meta turistica e luogo di relax.
La svolta arriva agli inizi degli anni ’30, quando un noto esponente del governo fascista, spesso in vacanza qui, decide di farvi transitare la ferrovia e far costruire un rifugio per turisti. Ecco l’opportunità del dopoguerra per la famiglia D’Amico, aprire un piccolo punto ristoro con alloggio nei pressi della stazione. Comincia così la storia dell’hotel Aquila, seguito negli anni ’60 dal ristorante Edelweiss. Un’appassionata avventura che dura da oltre 60 anni: in cucina ancora lei, Mariangela Valente, moglie di Giuseppe, figlio di Dolores, che oggi ad oltre 80 anni svolge egregiamente le funzioni di maitre e sommelier di sala con un’eleganza ed un aplomb che riportano indietro nel tempo. Dell’hotel, dell’area commerciale e della promozione si occupa il figlio Rodolfo. Effettivamente ancor prima di entrare si respira un’aria classica, appena demodé, ma molto ben curata. Del resto credo che qualsiasi ristrutturazione significativa cancellerebbe un pezzo di storia. Tutto quello che doveva essere adeguato ai tempi è stato fatto e tanto basti. Ad ora di pranzo, mi accoglie in sala, (visita non preannunciata), Giuseppe D’Amico, arriva in tavola una caraffa ghiacciata di acqua della Sila e qui perdo i primi punti: chiedo una minerale. La famiglia d’Amico utilizza appieno le risorse della propria terra .
Ormai è andata. Compaiono il menù e la carta dei vini. Quest’ultima, pur necessitando di un aggiornamento, è un vero capolavoro: rilegata in cuoio e scritta a mano con ortografia da amanuense certosino. Ogni pagina, decorata a mano con piccoli grappoli, offre tutte le informazioni che, di solito andiamo a cercare in retro etichetta. Un raro esempio di come si promuove e si comunica il vino. Tra una pagina e l’altra s’intervallano citazioni famose sul vino da Orazio, a Catullo, Goethe, Hemingway per finire con la frase di Gino Veronelli che mi ha fatto innamorare di questo mestiere: ” il Vino è il canto della Terra verso il Cielo” e che tutti noi dovremmo ricordare più spesso per riprendere le fila quando ci capita di uscire fuori dal seminato…
Poiché, per tutta la vacanza, ho cercato di evitare danni irreparabili, salto primi piatti e punto su antipasti e secondi, ai quali abbino un rosé cirotano del 2008 con una bella struttura da tutto pasto. Naturalmente, prima di ogni cosa, vengono servite due coppette:’nduja e sardella e come potevano mancare? Scegliamo due antipasti e due secondi diversi per provare qualcosa in più, tutto rigorosamente legato alla cucina silana. Antipasto misto di affettati, salsiccia piccante, capocollo, tutti da suino nero di Calabria, “butirro, porcini sott’olio e poi la gelatina di maiale, un antico piatto calabrese detto “gnalatina, o, suzu, servita con confettura di arance e peperoncino.
Il piatto è “simile alla nostra “liatìa flegrea”. Sapori forti, riconoscibili, evocativi di antichi saperi. Degustiamo gli antipasti con calma, tra foto e appunti, nessuno ci da fretta, i secondi arrivano dieci minuti dopo aver deposto le posate nel piatto. Il tournedos con porcini alla griglia. Succulenta e saporita la carne, che avrei semplicemente chiamato “ medaglione di filetto”, quanto carnoso e saporito il fungo alla griglia. In Sila, specie nella zona di Camigliatello, la raccolta comincia a metà agosto fino a novembre, i principali, mangerecci, che si trovano nei boschi silani sono i gallinacci (Cantharellus cibarius), i porcini (Boletus edulis), i rositi (Lactarius deliciosus), l’ovulo (Amanita casearia), i Prataioli (Csalliota campcstris). La vera golosità arriva dopo il medaglione: cotoletta di caciocavallo silano, indorata e fritta con semi di sesamo e servita con confetture di pomodori, arance e peperoncino.
In teoria l’antipasto completo avrebbe incluso ancora: le “alici ‘mpepate di Longobucco, le sarde ‘mpempate di Bocchigliero oltre ai crostini con spuma di olive, la mozzarella vaccina e la ricotta, ma non abbiamo retto, ci voleva troppo paneJ. Per dovere di completezza, ecco i primi fatti in casa: una minestra di verdure di casa, e poi tre “minestre asciutte” (qui minestra sta per primo piatto con pasta asciutta), le pennette del pastore, con ragù di manzo e ricotta di pecora, le tagliatelle all’uovo con fiori di zucca e funghi, e per i palati di mare, risotto con la cernia. Freschissimi anche i contorni, patate della Sila fritte al momento, “friarielli” (che qui sono i nostri peperoncini verdi) e germogli di zucca all’olio. Classica la scelta dei dessert, su tutti brillava il “cannolo silano di ricotta”, ma non c’era, a quello non avrei rinunciato:). La mia indole romantica è impazzita per l’hotellerie Ginori anni ‘60 – ‘70
Alla fine, dopo il conto, chiedo di conoscere i proprietari, arrivano Giuseppe D’Amico e sua moglie Mariangela ( ndr circa 80 anni lui, 77 lei), imbarazzati, increduli come se aspettassero qualche lamentela. Sciolto il ghiaccio, restiamo a chiacchierare per oltre un’ora, mi raccontano tutta la loro vita, i sacrifici, le stagioni che non sono più le stesse, la passione di Giuseppe per il vino, i lunghi viaggi e acquisti di bottiglie in Italia e all’estero, si spiegano così la carta redatta a mano e le vecchie annate, molte bottiglie sono ancora in cantina. Ci riforniamo solo di vini calabresi adesso mi spiega Giuseppe. Mariangela comanda in cucina, nonostante un grave incidente. Intanto la struttura alberghiera si è ampliata, è diventata 4 stelle, se ne occupa il figlio 40enne Rodolfo, attento a soddisfare le esigenze di tutti, quelle della nuova clientela e quelle di chi con l’Aquila Edelweiss ha festeggiato le nozze d’oro, sempre nello stesso luogo da cinquant’anni. come mai mi domando? mi rispondo da sola: Giuseppe, Mariangela e oggi Rodolfo, sanno comunicare, passione, amore per la propria terra, noncuranza per la fatica,e amicizia a chi si ferma da loro. Ascoltate…
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