Bruno De Conciliis in Vigna |
Di Giulia Cannada Bartoli
E’ uscita il 21 novembre
l’ultima opera del visionario e illuminato Vigneron cilentano Bruno de
Conciliis – incontrato lo scorso 30 Novembre a Napoli in occasione
dell’Anteprima di Vitigno Italia 2022 - dopo diversi anni dall’ultimo incontro
a Prignano Cilento e dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia. Abbiamo fatto
una lunga e articolata chiacchierata…
Bruno De Conciliis
Bruno mi ha raccontato della sua nuova e, come al solito, vulcanica e visionaria avventura. Da alcuni anni ha lasciato la cantina di famiglia, per buttarsi, anima e corpo, in un sogno “matto come lui”: costruire la prima cantina in paglia d'Europa ad Aquara, nel cuore della catena degli Alburni, nel salernitano; e ancora, di una vigna a Meru, in Kenya, a 2600 metri d'altezza, per sostenere l’Associazione Trame Africane attraverso la produzione del primo vino locale.Intanto, instancabile, il vignaiolo cilentano ha tirato fuori una produzione, per il momento dedicata solo ai mercati esteri: Dal lunedì al "soledì", le bottiglie vogliono raccontare la settimana di un viticoltore visionario, innamorato follemente del vino e del jazz, un uomo da sempre con i piedi ben piantati nel suo Cilento e con gli occhi e la mente aperti al mondo che da sempre cerca, attraverso il vino, di trasmettere i valori della Terra e dell’Etica, inseguendo la felicità. Questo progetto nasce in società con Jack Lewens, sommelier e patron del ristorante stellato Leroy a Londra. Il vigneto è una piccola superficie a Santa Maria di Castellabate, nel Parco del Cilento, dove si producono trentamila bottiglie “a basso impatto” con sole uve biologiche, a fermentazione spontanea, senza filtri, né aiuto di altre tecnologie.
Sei etichette, dal lunedì al
soledì:
La domenica è stata
eliminata e il sabato è ancora in corso d’opera.
Lunedì è un primitivo rosato
fermentato con bucce di Fiano.
Martedì, in onore del dio
della guerra, è un Aglianico giovane e lievemente tannico.
Mercoledì ispirato a
Mercurio è un leggero e garbato Fiano.
Giovedì, riservato a Giove è
un Aglianico impiantato a Torre Caleo, praticamete sul mare.
Venerdì è la fascinosa
Venerea base di di Trebbiano e Malvasia, il Soledì è un Fiano che mi dice Bruno
“assomiglia al sole all’ apice, quello che non si può non guardare senza
bruciarsi l'anima”.
Si tratta di una scelta
netta: fare vino come strumento sociale. Lo scopo non è produrre vino da
vendere sul mercato, anche perché il più delle volte si tratta di varietà
autoctone non autorizzate dalla Regione Campania, ma di trasportarlo alla sua
inclinazione sociale: uno strumento per unire le persone, “per rimettere,
seguendo Feuerbach, l'uomo sulle proprie gambe”.
L’ultimo step in ordine di
tempo – mi racconta Bruno - è la Fabrica del Vino, un progetto che vuole
parlare di gentilezza e di riqualificazione di antiche pratiche viticole, tra
tradizione e innovazione, insomma, nel suo piccolo, un manifesto di
sostenibilità.
Un paesino di appena 279 persone, a Cairano, nascono Lello Palla (Pallagrello), John Cassavecchias (Cassavecchia), Miroslav Vitous e Marranico haut couture (Aglianico), esperimenti – continua Bruno con occhi luccicanti - “buonissimi per dare nuova vita alle comunità a partire dalle capacità e dall'amore per la Terra”.
uno scorcio dei vigneti di Cairano
Sono queste le linee guida,
che hanno spinto Bruno de Conciliis ad Aquara, dove costruire la prima cantina
europea totalmente in paglia, avvistata oltre vent'anni fa in Australia.
Inizialmente – mi dice Bruno ridendo- i miei partners mi hanno dato del pazzo,
adesso, come me, si sono convinti che sia la scelta più giusta. Il mondo del
vino non deve avere più posto per plastica e per il cemento”.
Torniamo ad oggi, all’uscita
del volume Terre di Bacco,
I dieci vignaioli coinvolti
sono :
Casa di Baal
Villa Diamante
Contrade di Taurasi
Mustilli
De Conciliis
Mila Vuolo
Ciro Picariello
Capolino Perlingieri
Cantina di Enza
Case Bianche.
L’autore dà la precedenza al carattere dei vignaioli e vignaiole e ai loro racconti senza introdurre elementi personali di valutazione. Il lettore riesce a calarsi nella realtà delle singole cantine come se le stesse fisicamente visitando e parlando con gli stessi vignaioli. Le bellissime fotografie sono quasi tutte opera di Bruno ( da sempre esperto fotografo) e sono esse stesse racconto, dalle vigne ai volti espressivi dei vignaioli, narrando storie fatte di sacrificio e passione per la propria Terra e il proprio lavoro. Il volume è davvero una guida inusuale e autentica per chi voglia intraprendere un affascinante, lento e approfondito viaggio nella viticoltura campana. Ogni capitolo si conclude con una breve scheda che racchiude dati anagrafici e di produzione delle dieci cantine protagoniste.
Novembre 2021, Edizioni dell’Ippogrifo sas – Prefazione Saverio Petrilli – Testo e foto Bruno De Conciliis – Progetto Grafico e impaginazione Luciano Striani.
Per concludere il racconto del mio incontro con Bruno De Conciliis, voglio condividere con voi la sua ultima avventura in ordine di tempo: il vulcanico enologo e vignaiolo, si occupa da qualche anno, dell’azienda cilentana Tempa di Zoè con sede ad Agropoli. Un percorso che oggi è arrivato a produrre cinque etichette che ho avuto modo di degustare con Bruno ad Anteprima Vitigno Italia lo scorso 30 novembre, cercando di concentrarmi sul bicchiere, nonostante la presenza di un piacevolmente rumoroso pubblico, felice per la prima degustazione in presenza dopo un periodo così lungo di assenza.
Il primo assaggio è per
Asterìas Fiano Paestum Igp 2020.
Il nome – racconta Bruno con
lo sguardo lucido che ormai conosco da anni - s’ispira alla Stella Marina in
lingua greca ed anche al Monte Stella che si trova nel Parco Nazionale del
Cilento. Fiano in purezza maturato per il 75% in serbatoi di acciaio ed il
restante 25% in botti di rovere francese. Affina per due mesi in bottiglia.
Alcool circa 13% e prezzo a scaffale sui 20,00 euro. Il vino mi appare giallo
paglierino limpido, metto il naso nel bicchiere e avverto subito decisi effluvi
fruttati e floreali, corredati dalle note tipiche del fiano cilentano:
agrumate, di frutta bianca, nocciola tostata e un lieve sentore esotico. Il
naso si chiude con verdi rimembranze di macchia mediterranea. Al palato
Asterìas presenta un’immediata freschezza, corredata da un’ intrigante e tipica
sapidità; il vino si apre in bocca vellutato e di grande raffinatezza,
chiudendosi con note aromatiche e opulente. Siamo di fronte a un fiano
“bambino” che riesce comunque già a preannunciare un’entusiasmante crescita nel
tempo, fedele alla ormai nota longevità dei bianchi campani.
si tratta di un fiano in
purezza con fermentazione in botti grandi e affinamento in barriques di rovere
francese per ulteriori 12 mesi. Segue l’affinamento in bottiglia ancora per un
anno. Il grado alcolico è più basso di quanto mi aspettassi: 13%. Anche questa
bottiglia si posiziona a scaffale intorno ai 20,00 euro. Mi trovo davanti a un
vino decisamente più robusto e imponente: i passaggi in legno elargiscono un
grado superiore in termini di colore, struttura e complessità. Il giallo
paglierino è notevolmente più pieno. Il naso si riempie di note di frutta sia
mediterranea, sia esotica; seguono sensazioni verdi e di spezie di finissima
qualità. Naturali salgono al naso classici ed eleganti sentori di pietra focaia
di alsaziana memoria. In bocca il vino è coerente con grande equilibrio e quasi
prepotente sapidità. Il timore dell’eccessivo impatto del legno è
immediatamente annullato da una straordinaria e lunga freschezza. Anche in
questo caso si percepisce un lungo futuro in evoluzione.
Prevalentemente Aglianico,
con aggiunta di altri vitigni dell’areale cilentano. L’affinamento è di quelli
giusti per la tipologia; quattro mesi in acciaio e due mesi di affinamento in
boccia grande di vetro. Il costo a scaffale è strepitoso: si attesta su circa
12,00 euro. Il colore è un’originale e sfavillante rosa che si accosta al
salmone. Il naso è decisamente intenso quanto complesso, i sentori sono davvero
tanti e ci vuole tempo per individuarli distintamente: melograno, sentori di
sottobosco, bacche rosse, note agrumate e ancora fiori rosa, erbe aromatiche
con una leggera, quasi impercettibile, chiusura di zenzero. Anche qui il palato
si presenta coerente con le sensazioni olfattive: immediatamente fresco e molto
saporito, note di frutta carnosa con una sensazione generale di classe,
inebriante succulenza, finezza e garbo. “Vabbè conoscete la mia adorazione per
i vini rosati.:)”
Si tratta di Aglianico in
purezza maturato in barriques di rovere francese per dodici mesi, seguiti da
affinamento in vetro per altri tre mesi. Il grado alcolico è importante:14% ed
il prezzo a scaffale è di circa 15,00 euro. Alla vista si presenta di un
brillante rosso rubino con bagliori rosso vermiglio. All’esame olfattivo le
prime note sono nette e piacevoli: frutta rossa come marasca, susina nera,
fiori rossi e sottobosco. Immergendo ancora il naso nel bicchiere si avvertono
effluvi di vegetazione mediterranea e chiarissime note speziate. Al palato si
avvertono un’immediata energia e calore con un sorso ben strutturato, agile e
nervoso. Ben presente e di grande piacevolezza l’acidità. Naturalmente il
tannino è ancora in fasce, ciò nonostante si preavvertono future sensazioni
tattili importanti e lussuose. La presenza del legno è ben equilibrata e il
frutto esibisce una succosa croccantezza. Siamo comunque di fronte a un vino
che ha un lungo cammino da percorrere.
100% Aglianico, riposa a
lungo in botte grande, seguono naturalmente dodici mesi di affinamento in
vetro. Saliamo con il grado alcolico che si attesta a 15%, il prezzo a scaffale
è abbastanza importante, circa 50,00 euro. Il vino si presenta fitto di un
rosso rubino deciso. Il naso è straordinariamente complesso e graduale: si
parte da frutta rossa, bacche nere, note agrumate, mammola, nuances di rosa e
macchia mediterranea; seguono note speziate con punte di pepe nero, per
giungere ad una chiusura di sostanze terziarie di grande raffinatezza. Il sorso
esprime pienamente le sensazioni olfattive: l’esordio è solenne, di corpo e
grande struttura, ben equilibrato, seducente e rigoglioso. L’acidità è incisiva
di fronte a un tannino maturo, pieno e corredato di effluvi balsamici. La piena
evoluzione del tannino è avviata su un sentiero decisamente lungo. E’ un vino
che saprà farsi attendere con una chiusura che è già grandiosa e di lunghissima
eleganza.
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